Fecondazione, Radicali/Ass.Coscioni: Corte interamericana cancella divieto fecondazione in vitro. Italia prima al mondo per i divieti della legge 40.

La Corte Interamericana dei diritti umani ha cancellato con sentenza il divieto di fecondazione in vitro del Costa Rica. Accettate anche le motivazioni dell’amicus curiae presentato dal Partito radicale e  dall’associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica.

 Filomena Gallo, Segretario dell’Associazione Luca Coscioni, ha dichiarato [LEGGI IL COMMENTO IN INGLESE SUL SITO DEL CONGRESSO MONDIALE]:

La legge del Costa Rica fino ad oggi vietava  la fecondazione in vitro e l’Italia nel contesto mondiale ora è al primo posto per numeri di divieti  con la legge 40/2004. Negli ultimi mesi le due più grandi Corti a tutela dei diritti umani, la Corte Europea dei Diritti Umani prima e la Corte interamericana oggi, hanno confermato, grazie anche contributi dell’Ass. Coscioni e del Partito radicale, il valore della nostra battaglia per la cancellazione dei divieti concernenti la fecondazione assistita”.

Lo scorso agosto abbiamo presentato con gli avv.ti Nicolò Paoletti, Claudia Sartori, Filomena Gallo, nel procedimento giudiziario in corso un amicus curiae per il Partito Radicale e l’Associazione Luca Coscioni a sostegno delle vittime del divieto di fecondazione in vitro che chiedevano la cancellazione della legge del Costa Rica perché vietava le tecniche di fecondazione in vitro.

Affermati, nella sentenza, nodi centrali: l’embrione non è persona; l’infertilità è una malattia; i diritti riproduttivi sono tra i diritti umani meritevoli di tutela.

I diritti umani sono stati riaffermati per milioni di coppie in Costa Rica; ci auguriamo che anche in Italia a breve la legge 40 venga cancellata perché 20 decisioni l’hanno smantellato e oggi organi internazionali ci danno ragione.

Nel dettaglio, la Corte Inter Americana dei diritti umani, con decisione del 28 novembre, ha dichiarato che sono stati lesi i diritti alla vita familiare, riproduttivi, e all’integrità fisica e i diritti della persone  dei cittadini del Costa Rica,  affermando che il diritto alla vita privata è strettamente collegato a :

1.       Il diritto alla famiglia, che include l’obbligo di favorire nel modo più ampio lo sviluppo e il rafforzamento del nucleo familiare;

2.       L’ autonomia riproduttiva;

3.       L’accesso ai servizi di salute riproduttiva che comprendono il diritto ad accedere alla tecnologia medica necessaria.

Ha concluso che:

– la decisione sull’essere o meno madre o padre fa parte del diritto alla vita privata e include, nel caso in esame, la decisione di essere madre o padre nel senso genetico o biologico.

–  il fatto che le vittime avessero dovuto interrompere i trattamenti medici o espatriare verso altri Paesi per poter accedere alla fecondazione in vitro ha costituito un’interferenza nella loro vita privata e familiare, poiché hanno dovuto modificare le proprie possibilità di accesso alla stessa.

 Inoltre, la Corte ha considerato che le vittime che hanno dovuto viaggiare verso altri Paesi si sono in tal modo esposte a un onere sproporzionato che non si manifesta quando si può accedere alla fecondazione in vitro nel proprio Paese.

La Corte ha quindi deciso che non si può accogliere la conclusione sostenuta dalla Sala Constitutional del Costa Rica in base alla quale l’embrione può o deve essere trattato giuridicamente allo stesso modo di una persone sulla base dell’Art. 4.1. della Convenzione Interamericana dei Diritti Umani.

Il “concepimento”, conformemente alle prove scientifiche allegate, ha luogo dal momento in cui l’embrione si impianta nell’utero. Per quanto riguarda la distruzione di embrioni nel corso dell’applicazione della tecnica di fecondazione assistita, la Corte segnala che tanto nella gravidanza naturale quanto in quella da fecondazione assistita esiste distruzione di embrioni.

La Corte ha riconosciuto che l’infertilità è una limitazione funzionale riconosciuta come malattia dall’Organizzazione Mondiale della Salute e che le persone infertili in Costa Rica avrebbero dovuto essere titolari del diritto di accedere alle tecniche necessarie per risolvere i problemi di salute riproduttiva.

La Corte ha ordinato al Costa Rica [link alla sentenza in originale]:

1.       Adottare le azioni appropriate perché con la maggiore celerità possibile sia rimossa la proibizione di praticare la fecondazione in vitro

2.       Regolare gli aspetti necessari alla implementazione della fecondazione in vitro, stabilendo sistemi di monitoraggio e controllo di qualità

3.       Includere gradualmente la fecondazione assistita nei programmi del Servizio Sanitario Nazionale (Caja Costarricense de Seguro Social)su base non discriminatoria;

4.       Concedere gratuitamente il trattamento psicologico alle vittime che ne facciano richiesta;

5.       Pubblicare su un periodico di ampia tiratura nazionale e tenere disponibile sul web la sentenza;

6.       Implementare programmi e corsi di formazione permanente sui diritti umani, diritti riproduttivi e non discriminazione rivolti ai funzionari di giustizia;

7.       Risarcire i danni materiali e immateriali alle vittime.

[IN ALLEGATO COMUNICATO STAMPA DELLA CORTE INTERAMERICANA E IL TESTO DELLA SENTENZA]

TRADUZIONE DELLA SENTENZA

APPROFONDIMENTI: IL CASO COSTA RICA