Fecondazione, di nuovo in Consulta

il manifesto
Eleonora Martini

Per la ventesima volta un tribunale (italiano o europeo) giudica inapplicabile la legge 40 sulla Procreazione medicalmente assistita (Pma). Contraria alla Costituzione, ai diritti dell`uomo, e prima ancora al semplice buon senso. E ancora una volta sono i giudici di Firenze a rinviare la pessima legge – partorita nel 2004 a scopo punitivo dal governo Berlusconi 2 – davanti alla Corte costituzionale (è il secondo ricorso alla Consulta e la quarta sentenza di revisione della legge proveniente dal tribunale fiorentino). 
Questa volta a passare il vaglio della costituzionalità saranno le norme che impediscono alla donna di cambiare idea durante l`iter della fecondazione artificiale (contrariamente a quanto accade per qualsiasi altro trattamento medico) e vietano l`utilizzo degli embrioni scartati o abbandonati a scopo di ricerca scientifica. 
A sollevare il caso davanti al tribunale di Firenze è stata una coppia milanese che, dopo aver tentato invano la fecondazione con due embrioni sani, si era rifiutata di impiantare gli altri nove prodotti ma risultati affetti da «esostosi», una patologia genetica con rischio di trasmissione intorno al 50% che provoca la crescita deformata di ossa e articolazioni. Ma il centro clinico dove erano in cura ha spiegato alla donna che non aveva, secondo la legge, diritto a ritirare il consenso informato già firmato, e men che meno aveva diritto a richiedere, come stavano facendo i coniugi, che quei nove embrioni non impiantabili fossero destinati alla ricerca scientifica «per favorire il bene collettivo». È l`articolo 6 della legge 40/2004, infatti, che impone a chi voglia accedere alle tecniche di Pma di richiederlo per iscritto e attendere, prima di cominciare l`iter di fecondazione, un «periodo non inferiore a sette giorni». La coppia però può revocare la volontà precedentemente espressa solo «fino al momento della fecondazione dell`ovulo», non oltre. Di fatto si equipara la Pma a un trattamento sanitario obbligatorio per imporre il quale, però, nei casi estremi di pericolo per il paziente stesso, si ha bisogno anche dell`autorizzazione del sindaco. In più, il centro. clinico ha fatto presente ai coniugi milanesi che l`articolo 13 della legge vieta la ricerca medica sugli embrioni (sovrannumerari, malati o abbandonati) e impone, anzi, che «qualsiasi embrione che non sia trasferito in utero verrà congelato con onere a carico del centro di procreazione medicalmente assistita in attesa del futuro impianto» (articolo 14). Il tribunale di Firenze ha dunque sollevato eccezione di costituzionalità rispetto a questi articoli perché considera, come spiega l`avvocato della coppia milanese, Gianni Baldini, docente di Biodiritto nell`università di Firenze, «il bilanciamento operato tra valori e diritti costituzionalmente rilevanti, irrazionale, illogico e irragionevole». In particolare, secondo i giudici, il divieto di revoca del consenso informato è «contrario ai principi di cui agli articoli 2 (diritti dell`uomo, ndr), 13 (libertà personale, ndr), 32 (libertà di cura, ndr) della Carta». Mentre gli articoli costituzionali 2, 9 (promozione della ricerca scientifica) e 32 vengono traditi dal divieto di donare alla scienza gli embrioni scartati o abbandonati. 
Infine, spiega ancora l`avvocato Baldini, «il giudice rileva nella legge 40 la contraddittoria definizione del concetto di embrione che in contrasto con la definizione offerta dallà scienza medica di “organismo pluricellulare autonomo dai progenitori” (quindi entità umana oltre il 3° giorno dal concepimento) viene qualificato talvolta come ovocita fecondato, talaltra come concepito o nascituro con ogni effetto consequenziale circa l`incertezza sull`applicazione dei divieti». 
«È una giornata storica – commenta Filomena Gallo, segretario nazionale dell`Associazione Luca Coscioni che da sempre si batte contro la legge 40 – questi due nuovi aspetti al vaglio ora dei giudici della Consulta erano stati già oggetto dei referendum del 2005. Sarebbe stato opportuno e necessario non boicottare quel referendum, risparmiando a tante coppie inutili sofferenze». 
Come ricorda l`avvocata Gallo, «quello che non fa il Parlamento, ovvero cancellare la legge 40, lo stanno facendo i tribunali. Siamo ancora lontani, però, dalla Francia il cui Senato ha approvato, nella notte fra il 4 e il 5 dicembre, una proposta di legge che autorizza la ricerca sulle cellule staminali embrionali».