Eutanasia, liberi di scegliere. Spot per una proposta di legge

Gli Altri Online
Valentina Ascione

“Voglio morire vivo”, spiega Gilberto, 53 anni e davanti soltanto poche settimane di vita. È lui il primo testimonial della campagna per la legalizzazione dell’eutanasia promossa dalle associazioni Luca Coscioni ed Exit con uno spot nel quale l’uomo, consumato da un cancro al fegato, racconta le ragioni della propria scelta.

Dieci anni fa la diagnosi, poi il trapianto con cui sperava di aver sconfitto il male, che qualche tempo dopo, però, si è manifestato nuovamente e in una forma incurabile. Così quando poche settimane fa l’associazione Coscioni ha lanciato l’appello “A.A.A. Malati terminali cercasi” – scatenando accese polemiche tra i prolife – Gilberto si è subito fatto avanti. “Amo la vita”, ma “voglio decidere di smettere quando non potrò più fare le semplici cose che faccio adesso, come chiacchierare con gli amici…”. Una scelta di libertà, impugnata con coscienza prima di perdere del tutto la propria autonomia: “la mia preoccupazione è che questo tumore cominci a prendere il cervello e che non sarò più nelle condizioni di intendere e volere”.

Il video di 3 minuti, ora disponibile sul sito www.eutanasialegale.it, diventerà un messaggio più breve che sarà diffuso sui social-network e youtube, e offerto a tutte le testate televisive, per promuovere la raccolta di 50mila firme necessarie a presentare una proposta di legge di iniziativa popolare sul “rifiuto dei trattamenti sanitari e la liceità dell’eutanasia”. Un testo di 4 articoli che propone la depenalizzazione per i medici che pratichino la “dolce morte” a determinate condizioni, scritto con l’aiuto di magistrati, avvocati e medici come Mario Riccio, l’anestesista che accolse l’appello di Piergiorgio Welby. “Abbiamo dalla nostra parte la Carta costituzionale sul rifiuto delle terapie”, spiega Filomena Gallo, segretaria dell’associazione Coscioni. Ma anche del 71 per cento degli italiani che, secondo un recente sondaggio di Isopublic, si schiera a favore dell’eutanasia.

Quello del diritto a decidere liberamente anche della propria morte è dunque un tema molto sentito nel nostro Paese, dove non c’è una legge sul testamento biologico e chi voglia accedere legalmente all’eutanasia è costretto a chiedere asilo alla Svizzera – con costi che si aggirano intorno agli 8500 euro, come fa sapere il presidente di Exit Emilio Coveri. Oppure a immergersi nella zona grigia dell’eutanasia clandestina: un fenomeno particolarmente diffuso in Italia, davanti al quale gran parte della politica preferisce voltarsi dall’altra parte. Su questo, come altri temi eticamente sensibili, non esiste infatti un vero confronto pubblico. Ma solo un dibattito ideologico e di convenienza, che vede alcuni sbraitare in difesa della vita ad ogni costo e altri tacere per non turbare delicati equilibri elettorali (e i sonni Oltretevere).

Una partita che taglia fuori i veri protagonisti, come Gilberto. Far sentire la sua voce, e di altri cittadini nelle sue stesse condizioni, potrà forse aiutare a sottrarre il confronto all’ideologia e restituirlo alle persone. Visto che in gioco c’è la libertà di scelta di ciascuno.