Fecondazione, sì alla diagnosi preimpianto

Giorno/Resto/Nazione
Silvia Mastrantonio

La diagnosi preimpianto è un diritto sancito dalla legge. Per la prima volta, dall`entrata in vigore della Legge 40 sulla fecondazione assistita, un`ordinanza del Tribunale di Cagliari stabilisce che le strutture pubbliche che si occupano di interventi di procreazione medicalmente assistita si dotino degli strumenti adatti a svolgere la diagnosi preimpianto per le coppie affette da malattie genetiche. Dei 76 centri pubblici di Procreazione medicalmente assistita (Pma) esistenti, ad oggi nessuno fornisce diagnosi preimpianto, originariamente vietate dalla Legge 40 ma poi autorizzate dalle linee guida del ministro Turco nel 2008 e da molte sentenze. 
Secondo l`ordinanza i centri devono munirsi delle apparecchiature necessarie o stipulare convenzioni con privati. La decisione del Tribunale arriva dopo il ricorso di una coppia sarda, lei affetta da talassemia, lui portatore sano della stessa malattia. La coppia, in base alla Legge 40, può accedere alla Pma perché infertile e ha diritto alla diagnostica preimpianto per verificare che l`embrione non sia affetto dalla stessa patologia. Ma quando i due si sono rivolti all`ospedale Microcitemico di Cagliari, si sono sentiti rispondere di no. La coppia avrebbe dovuto utilizzare una struttura privata con un costo di circa 9mila euro. Grazie all`Associazione Luca Coscioni, i due hanno avviato la battaglia legale. 

Per il giudice «Considerata l`evoluzione giurisprudenziale non vi è dubbio che la diagnosi preimpianto debba considerarsi pienamente ammissibile, al fine di assicurare la compatibilità della Legge 4.0 con i principi del nostro ordinamento giuridico». Per i Radicali, l`Idv e il Pd ora esiste la necessità di rivedere la Legge 40. Emma Bonino ha ricordato che ci sono già state 19 sentenze avverse alla normativa. Filomena Gallo ha aggiunto che se ne attendono altre 10. Di parere contrario l`Associazione Scienza e Vita di cui è presidente Lucio Romano: «La diagnosi preimpianto non è mai una cura ma la deliberata eliminazione di un essere umano». 
La decisione del Tribunale è stata accolta con gioia da Teresa, la giovane talassemica che, insieme con il marito, aveva fatto ricorso. «La mia è una malattia difficile – ha spiegato – con cui si deve convivere tutti i giorni. Voglio diventare mamma e voglio solo che mio figlio non sia malato, che non soffra. So di che cosa parlo». 

LA LEGGE 40 bocciata dal tribunale di Cagliari era già finita diverse volte nelle sentenze dei tribunali. Cinque volte è funta sui banchi della Corte Costituzionale (nel 2005, due volte nel 2009 e una nel 2010 e infine nel maggio del 2012). Se si considerano i ricorsi per altre parti della legge come quelli per ottenere la possibilità di congelamento degli embrioni, la diagnosi preimpianto e il limite di utilizzo di tre embrioni per ciclo di fecondazione sono complessivamente 17 le volte che i giudici hanno ordinato l`esecuzione delle tecniche di fecondazione affermando i diritti delle coppie. E con la bocciatura di Strasburgo nell`agosto 2012 gli stop alla legge salgono a 18.