Grazie per essere presenti a questo IX Congresso dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica. Il tema-slogan che è stato scelto, “Per fermare gli azzeccagarbugli della ‘Vita’ e i don Rodrigo dei proibizionismi”, credo che accanto a questo slogan ci sono tutti i temi caratterizzanti il lavoro e l’impegno non solo politico dei radicali e dell’associazione stessa. Per rimanere in tema manzoniano, certo ci sono i don Rodrigo e i relativi bravi e azzeccagarbugli, ma anche ci sono tanti Don Abbondio che non fanno altro che proibire, e tanti Don Ferrante e pochi frati Cristoforo. Sono tanti i don Rodrigo, dunque, delle proibizioni. I loro nomi sono stati già citati nella prima parte del nostro congresso, li conosciamo, in Parlamento e in particolare in Senato si stanno dando molto da fare in queste ore, e sono i nomi dei Sacconi, dei Roccella, dei Quagliariello, dei Gasparri, che vogliono a tutti i costi imporre al nostro paese una legge in materia di alleanza terapeutica, in materia di consenso informato, in materia di dichiarazione anticipata di trattamento. Una legge che ci espropria del diritto costituzionalmente garantito di decidere noi quando rifiutare le cure, e ci vorrebbe condannati a vivere una vita la cui dignità non è dalla persona e della persona valutata e sentita, quindi non sarà rispettata perché non vincolante, insomma altri decideranno per noi. E alla Camera non si scherza, è stato citato il dibattito in Commissione Affari Sociali dal professor D’Avack, che cerca di fare del destino degli embrioni soprannumerari crioconservati, un destino appunto che è legato all’adozione di questi embrioni e non alla donazione, e credo che la differenza terminologica e del significato giuridico ed in termini anche giuridici di questa terminologia non è roba da poco. Oppure l’assistenza ai disabili e ai malati gravi che è sempre meno, perché scompare, anzi viene completamente azzerato il fondo per le non autosufficienze. Avevo anche pensato di fare una sorta di rendiconto parlamentare, magari prima o poi avrò il coraggio di farlo perché tante sono le cose che accadono e spesso non si conoscono. Però ne vorrei citare una per tutti. Aver deciso di chiudere l’orrore degli ospedali psichiatrici giudiziari è una cosa decisamente giusta, però il disagio, la malattia mentale, non si cancellano con un tratto di penna, non si cancellano con un articolo di legge. Per non parlare della pericolosità sociale, che c’è e non va dimenticata. Mi auguro vivamente che non sia così, mi auguro che i radicali alla Camera dei Deputati si siano sbagliati nel loro voto, ma il rischio c’è, e il rischio è quello che si ripeta quanto è accaduto per quanto riguarda la frettolosa riforma Basaglia, che lo stesso Basaglia non riconobbe come sua per evitare un referendum radicale, per evitare quel referendum si abolirono i manicomi tout court. Non si era predisposta un’adeguata rete di assistenza e di aiuto e non erano neppure stati individuati fondi per farlo. Voglio dire che abolire gli ospedali psichiatrici giudiziari è giusto e sacrosanto, ma se si arriva alla loro abolizione completamente impreparati, credo che questo vada rivendicato e denunciato. E il tempo che ci separa dal 31 marzo 2013, data di chiusura definitiva degli ospedali psichiatrici giudiziari, è davvero troppo stretto se lo confrontiamo con l’inadeguatezza degli interventi istituzionali. Da mesi cerco di dirlo, abbiamo cercato di dirlo, abbiamo cercato di mettere in guardia da questa che rischia di essere assai più che un’eventualità. Anzi l’abbiamo detto in aula, in Parlamento, quando abbiamo votato l’articolo 3 ter del cosiddetto “Svuotacarceri”. I nodi verranno al pettine e voglio dire che troppo spesso il bel gesto è accompagnato dal troppo poco. Ho citato quello che accade in queste ore al Senato per quanto riguarda la legge sul testamento biologico, la ripresa del dibattito sul testamento biologico, ma mi preme dire che esiste un don Rodrigo delle proibizioni ed è senza dubbio l’attuale governatore della Lombardia Roberto Formigoni, perché tra le tante cose che giustamente gli vengono imputate e alle quali ancora non risponde, è anche lo stesso personaggio arrogante e senza misericordia che ha scritto una pagina vergognosa della penosa vicenda di Eluana Englaro. E lo voglio qui ricordare e anzi, sicuramente molti di voi la conoscono, però lo ricordo per quelli che ci stanno seguendo da Radio Radicale. Quattro anni fa, quando Eluana Englaro era nella clinica di Lecco, il padre Beppino Englaro mi consentì di vedere la figlia, erano tempi non sospetti. Perché i radicali come voi sapete si muovono soprattutto quando non ci sono telecamere al seguito e non c’è pubblicità da fare, e giorni fa il governatore della regione Friuli Venezia Giulia Renzo Tondo al Corriere della Sera parlando di Eluana ha detto: “Posso usare una metafora? Sembrava un gomitolo di lana, raggomitolata su se stessa, nessun collegamento con il mondo, nulla, fu una forte emozione, la scena che mi si palesò davanti era tremenda. Ebbi anche la certezza che quella ragazza ormai stava vivendo in modo dignitoso. Pensai ‘stare così da tutti questi anni non ha senso’. Non era certo l’Eluana Englaro delle foto. Se fosse stata mia figlia mi sarei comportato allo stesso modo di Beppino Englaro.” Invece Formigoni il celeste non ha figli e non si è neppure mai preoccupato di andarla a vedere. Formigoni è il don Rodrigo che se ne infischia delle sentenze della magistratura e impone i suoi diktat ideologici a tutte le cliniche della Lombardia, perché il suo intervento, il suo ricatto è stato fatto forte del fatto che queste cliniche in Lombardia beneficiano dei finanziamenti che la Regione garantisce loro, e tutti i direttori di cliniche lombarde al pari di don Abbondio soggiaciono al ricatto. Ed è lo stesso Formigoni che ha per primo allestito spazi nei cimiteri per i feti abortiti, e fin qui non c’è nulla di male, esiste una legge nazionale che lo consente, però c’è stata una speculazione dietro, una speculazione che poi si è allargata ad altre regioni, ed è stata la convenzione che ha stipulato con l’associazione Difendere la vita con Maria per l’affidamento di prodotti abortivi. Dunque Formigoni è stato l’apripista di questa sorta di convenzione che poi si è estesa. Ma di don Rodrigo in questo paese ce ne sono tanti, e sono spesso insospettabili. Sapete per esempio chi è un don Rodrigo qui a Milano? Qui a Milano qualcuno ne avrà ancora il ricordo di quando guidava cortei che esibivano cartelli con il volto di Stalin, cortei del movimento studentesco guidati da Mario Capanna. Ora Capanna si è trasferito in Umbria, ha scoperto l’ambientalismo ed è un ambientalismo autoritario, permettetemi di dire, all’insegna del proibizionismo antiscientifico. È presidente di un’associazione di diritti genetici, ha chiesto e ottenuto la dismissione dei campi sperimentali ogm dell’Università della Tuscia di Viterbo, e quello che irresponsabilmente Capanna definisce un vero e proprio successo, è puramente e semplicemente una decisione scellerata, perché il progetto dell’università pubblica della Tuscia era uno dei fiori all’occhiello della sperimentazione sugli organismi geneticamente modificati in Italia, l’ultimo rimasto attivo. Una richiesta sciagurata quella di Capanna, a cui hanno non meno aderito altri due don Abbondio: il ministro dell’ambiente Clini e il ministro dell’agricoltura Catania, che non hanno minimamente preso in considerazione la possibilità di una proroga su questa ricerca, consentita, finanziata con soldi pubblici, una proroga che avrebbe consentito di poter dare a tutti noi un significato, dei risultati, e invece è stata apposta la loro firma a un provvedimento che è quanto di più antiscientifico e retrogrado che si possa concepire. Si vieta e si impedisce perfino la sperimentazione e si costringe il nostro paese a rimanere al palo, isolato dal resto del mondo, dove esistono centri sperimentali in cui vengono studiate piante che rappresentano il futuro dell’agricoltura, dell’agroindustria e della medicina, fondamentali quindi anche per la qualità dell’ambiente e dell’alimentazione. Colgo l’occasione per denunciare che Giorgio Fidenato, un altro presidente dell’associazione Agricoltori federati, “colpevole” di aver utilizzato sementi transgeniche, è stato oggetto di “azioni dimostrative”. Così sono state definite da chi le ha attuate e che in realtà sono state vere e proprie azioni di teppismo e di violenza, perché aderenti ai centri sociali si sono introdotti in quelle proprietà e hanno distrutto le colture, e c’è chi ha esultato dicendo che finalmente si riportava la legalità. Episodio inquietante, ma più inquietante ancora che nessuno o quasi abbia condannato questi episodi di violenza e di teppismo. E quindi c’è tutto un paradosso in Italia. In Italia possono essere importati tranquillamente dall’estero ogm ma non studiati e valutati, né tantomeno coltivati dagli agricoltori italiani nel rispetto delle normative europee. La stessa cosa mi sento di dirla per quanto riguarda l’allevamento tanto discusso di Green Hill. È in corso un’inchiesta della magistratura per stabilire se i cani che vi venivano allevati erano trattati in violazione delle norme previste. Se risulteranno illegalità è giusto che i colpevoli siano puniti, però una cosa bisogna pur dirla. Gli attivisti si sono introdotti nell’allevamento e hanno liberato alcuni cuccioli. Per quella liberazione, la proprietà è stata danneggiata e pur senza conseguenze gravi ci si è esibiti in comportamenti violenti. Occorrerà pur dire che gesti di violenza e di danneggiamento di proprietà vanno condannati. È sbagliato osservarli con compiaciuta approvazione perché i mezzi non giustificano il fine, piuttosto lo qualificano. Troverete nel banchetto qui fuori un volumetto dove racconto di altri don Rodrigo, di altri divieti, come quello alla ricerca facendo uso del modello animale. Ora, qui con noi ci sono amici ed amiche che meglio di me e con maggiore competenza potranno sviluppare questo tema. Io mi limito a osservare che al momento, purtroppo, i test sul modello animale sono indispensabili, e gli oppositori o sono dei don Ferranti o sono anche loro dei don Rodrigo. Mentono sapendo di mentire quando equiparano la pratica, la ricerca scientifica sugli animali alla vivisezione. Io credo che l’Associazione Coscioni che è nata esattamente dieci anni fa, nel suo statuto si dichiara come obiettivo la promozione della libertà di cura e di ricerca scientifica, l’assistenza personale autogestita e la formazione di diritti umani, civili e politici delle persone malate e disabili. Ho detto prima che spuntano don Rodrigo proibizionisti insospettabili. Più o meno un anno fa, ne voglio ricordare altri di episodi, era metà ottobre, la Corte di giustizia europea, con una sua sentenza ha stabilito il divieto di brevettare medicinali ricavati da cellule staminali embrionali. Una sentenza che pone dei paletti insensati e assurdi alla libertà di ricerca scientifica, perché non potendo più brevettare i risultati delle ricerche, evidentemente non vi sarà più interesse a iniziare le ricerche stesse, che certamente continueranno nei laboratori di quei paesi dove questi paletti e questi ostacoli non ci sono. Di conseguenza accadrà che i risultati positivi di queste ricerche per essere fruibili da un cittadino europeo da oggi costeranno molto di più. Dunque a pagare saranno ancora una volta pazienti bisognosi e cittadini, ed altri paesi come Brasile, Corea del Sud, India, Singapore e Stati Uniti diventeranno leader di questa ricerca e l’Europa ancora una volta starà ai margini a guardare. Una sentenza che dobbiamo a un don Rodrigo che si chiama GreenPeace, o meglio con la sua generazione rampante di dirigenti. Allora, per aver sostenuto e difeso delle posizioni a favore della libertà di ricerca scientifica in questi mesi mi sono trovata al centro di una letterale campagna violenta, animata da una quantità di don Ferrante con più o meno buona fede. Una campagna fatta di insulti, offese e denigrazioni. Mi si è perfino rinfacciato di chiamarmi come mi chiamo e di portare il cognome che porto. Non vi nascondo che in un primo momento quegli insulti, quelle offese mi hanno ferito, poi mi sono detta che non dovevo dare a quelle offese e quegli insulti più peso di quanto non ne meritano. Però dal momento che sono venute anche dall’ambiente radicale, credo convenga interrogarsi. Forse abbiamo dato per scontate troppe cose. Forse sarebbe necessario creare dei momenti di riflessione e di dibattito per chiarire bene quali sono i nostri scopi, le nostre finalità, in modo che non ci siano equivoci e fraintendimenti. Perché io non sono disposta ad accettare che nostri amici e compagni come Corbellini, come Cossu, come Piergiorgio Strata, Cesare Galli, Elena Cattaneo siano trattati come degli incompetenti che non sanno quello che dicono o, peggio, come dei sadici dottor Mengele che si divertono a squartare cani, topi e cavie. Per me vale quello che disse una volta il filosofo spagnolo Fernando Savater: i veri barbari sono coloro che non distinguono uomini e animali. Caligola fece senatore un cavallo e uccise centinaia di persone che non apprezzava. Quello era un barbaro, trattava gli uomini come gli animali e gli animali comi uomini. Quindi c’è un problema di conoscenza negata, un problema di informazione probabilmente anche manipolata che dobbiamo conquistare. L’ha detto Elena Cattaneo: Vincere la battaglia della conoscenza? Vincere la battaglia della conoscenza. E i dati elaborati dal Centro d’ascolto radicale diretto da Gianni Betto sono quantomai eloquenti e significativi. Lo stato dei fatti riguarda tutti i nostri temi, sia che si tratti di libertà di ricerca scientifica, sia se parliamo di organismi geneticamente modificati, sia se parliamo di testamento biologico, sia se parliamo di vivisezione o di sperimentazione animale. E dall’analisi dell’informazione, questa analisi, emerge che questi temi sono stati trattati sull’onda dell’emotività, senza alcun approfondimento, anzi con una sola eccezione, la trasmissione Cominciamo bene che ha visto la mia presenza e altri, senza fornire la possibilità di chiarire perché si ritiene ancora, purtroppo, ripeto, indispensabile la ricerca sul modello animale. Lo stato dei fatti dunque è chiaro. Quindi credo che davanti a un’informazione distorta uno degli obiettivi che ci dobbiamo dare per il futuro sia proprio questo: il risarcimento per la conoscenza e l’informazione confiscata. Vado verso la conclusione. Io qui voglio ricordare un ennesimo appello, del 22 ottobre del 2008 nel quale si affermava che la ricerca scientifica, oltre a essere portatrice di un’etica di libertà, responsabilità e conoscenza, e ad essere responsabile del triplicarsi di aspettative di vita media, ci aiuta oggi a capire meglio perché siamo persone morali. Cioè quali ragioni e fenomeni siano alla base, ad esempio, dell’altruismo o dell’empatia, oppure in quali condizioni siamo più disponibili a fornire solidarietà al prossimo. Quel manifesto-appello di Gilberto Corbellini, Piergiorgio Strata, Giulio Cossu, è stato sottoscritto da decine di scienziati e di ricercatori, ripeto: Elena Cattaneo, Roberto Defez, Demetrio Neri e tantissimi altri che spesso noi chiamiamo a raccolta, e loro rispondono, ci aiutano, comprendono le cause che portiamo avanti. Be’, questa comunità di scienziati e ricercatori va a sua volta ancora una volta aiutata e difesa dagli innumerevoli attacchi che subisce. È quello che ho cercato di fare come militante radicale, come dirigente dell’Associazione Coscioni, come parlamentare. È un impegno che rinnovo e che cercherò di assicurare anche nel futuro. A questa comunità di ricercatori e di scienziati io dico grazie per quello che fanno, di coloro che troveranno in me una sponda, un sostegno, un aiuto, e credo che anche l’associazione debba assicurare sponde, sostegno e aiuto, e che questi temi debbano far parte della mozione che voteremo a fine congresso, e che nei nostri organismi dirigenti si debba far posto ad amiche, amici, compagne e compagni che esplicitamente si impegnino su questi temi. Ho cominciato con don Rodrigo, finisco con Manzoni: ne I promessi sposi Renzo e Lucia alla fine si sposano e vivono la loro vita, ma per poterlo fare devono abbandonare il loro paese, rifugiarsi nella Repubblica veneta, insomma emigrare. Nel paese resta solo il pusillanime don Abbondio. Ecco, io voglio e spero che tutti noi vogliamo che accada esattamente il contrario: che scienziati e ricercatori non debbano come spesso accade rifugiarsi all’estero per poter fare il loro lavoro e che in Italia finiscano per restare solo i don Abbondio, i don Rodrigo, gli azzeccagarbugli. Grazie.