Finevita: l’indagine conoscitiva non c’è, ce la facciamo da noi

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Fine vita mai’: questo il titolo dell’inchiesta realizzata da Fainotizia, format di inchieste distribuite da Radio Radicale. L’indagine ha lo scopo di colmare, per quanto possibile, la carenza di dati sul fenomeno dell’eutanasia, delle terapie del dolore e del testamento biologico nel nostro Paese. Dalla vicenda Englaro alla morte del cardinal Martini: una panoramica storica, politica, sociale della dolce morte, soprattutto sul drammatico fenomeno dell’eutanasia clandestina. Nel 2006 fece scalpore una dichiarazione di Umberto Veronesi che in un’intervista dichiarò “L’eutanasia clandestina c’è anche in Italia”. Ma l’ex Ministro della Salute non è l’unico a pensarla così: secondo una rilevazione dell’Eurispes del 2011 circa il 48 % degli italiani è convinto che negli ospedali del Bel Paese venga praticata l’eutanasia e il 50% degli italiani è favorevole all’eutanasia, dato che si riferisce al 2012. Ma tutto ciò rimane, insomma, al livello di “percezione”, anche se uno studio condotto su 5 mila medici nel 2012 ha fatto emergere che il 23% di loro ha ricevuto richieste di somministrazione di farmaci letali – ovvero di eutanasia attiva- da parte dei pazienti o dei familiari nel corso della propria carriera e solo una percentuale ristretta, tra l’ 1,2 e il 2%, ha dichiarato di aver accettato.

Un dato interessante: secondo lo studio A national survey of Italian physicians’ attitudes towards end-of-life decisions following the death of Eluana Englaro,  il 66% dei circa 23000 medici che hanno risposto ad un questionario ritiene lecito sospendere la nutrizione e idratazione artificiale in accordo con la richiesta dei pazienti.

Nel 2006 l’Associazione Luca Coscioni lanciò un appello al Governo al Parlamento e all’Ordine dei medici per sollecitare un’indagine parlamentare conoscitiva sulla consistenza del fenomeno in Italia. L’appello, sottoscritto da più di ventimila cittadini, tra cui molti medici, rimase inascoltato.