Vi devo portare il mio saluto di augurio e di proficui lavori congressuali “da remoto”, in quanto a seguito di un banale intervento, sono convalescente e,  per noi persone con disabilità, anche le conseguenze di un’operazione routinaria vengono amplificate dalle nostre disabilità. Tale enfatizzazione, per altri versi, è avvertita dal mondo della disabilità quotidianamente, come conseguenza non di un atto, pur sempre invasivo quale quello chirurgico, ma bensì di un’ordinaria e diffusa illegalità che ci nega sacrosanti diritti. Mi rendo conto che la illegalità genera per tutti effetti negativi, ma vi invito, per un istante, a fare mente locale sugli effetti per noi disabili,  per esempio dell’abusiva e generalizzata persistenza di barriere architettoniche/sensoriali, o l’impossibilità di avvalersi di ausili adeguati ai progressi della tecnica perché il Nomenclatore vigente risale a 13 anni fa nonostante la legge preveda il suo aggiornamento triennale. Le conseguenze di questi due esempi, incidono drammatiche sui  nostri corpi impedendoci la mobilità nel primo caso, mentre nel secondo ci pregiudicano una qualche autonomia o addirittura la nostra stessa salute. Gli argomenti che toccherò dimostrano, come anche nel campo della disabilità, il nodo centrale di tutti i problemi sia la pluriennale latitanza da noi dello Stato di Diritto.

Contrassegno Unico Disabili Europeo

Dal 15 settembre scorso i Comuni sono obbligati per legge, in ottemperanza a quanto sancito ben 15 anni fa  dall’Unione Europea, a rilasciare, i Permessi di circolazione e parcheggio in base al modello del Contrassegno Unico Disabili Europeo, il CUDE. Questo macroscopico ritardo  delle nostre istituzioni nell’adottare il CUDE è passato sotto silenzio e, quindi la questione CUDE è caduta nel dimenticatoio generale, quasi per una sorta di assuefazione alla peste dell’illegalità imperante, fino al 2007, quando il VII congresso della Coscioni ha posto l’adozione del CUDE nella mozione generale, come uno degli obiettivi da raggiungere. Da quel momento, grazie sopratutto alle molteplici e caparbie iniziative dell’Associazione Luca Coscioni  coadiuvate da i parlamentari radicali la questione scandalosa del mancato  recepimento del CUDE, è stata posta finalmente, dopo un decennio di totale oblio,  alla dovuta attenzione del Governo e dell’opinione pubblica. Tale vicenda sta  a dimostrare che l’Associazione è anche in grado di sconfiggere l’illegalità anche a livello politico e, non solo di aule di giustizia! 

 

Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità

Sempre a settembre si è tenuta la riunione del Comitato sui diritti delle persone con disabilità per controllare lo stato di attuazione della Convenzione Onu sulla disabilità del 2006 nei Paesi che l’hanno sottoscritta, tra i quali l’Italia che l’ha resa esecutiva con una legge del marzo 2009. Tale controllo viene effettuato sulla base di  rapporti dettagliati inviati da ciascun Paese al Comitato sulle misura adottate per adempiere agli obblighi assunti dai vari Stati con l’adesione alla Convenzione, anche in termini di obbligo di rivisitare la propria legislazione pregressa in tema di disabilità per adeguarla ai principi della Convenzione medesima. Ebbene questo documento di pianificazione  strategica delle politiche sulla disabilità non è stato dal nostro Paese né formalizzato e, quindi, inviato all’ONU, nonostante avesse l’obbligo di inviarlo nel marzo 2011. Ancora una volta siamo al cospetto di un comportamento illegale di rilevanza anche internazionale perché in contrasto con un trattato tra Stati, quale èla Convenzione Onusulla disabilità. Ma l’inadempienza del nostro Paese non è solo formale ma è anche sostanziale perchéla Convenzioneobbliga gli stati ad aggiornare le loro leggi sulla disabilità alla luce di quanto previsto dalla medesima, che, rispetto alla legislazione italiana, ha dei contenuti totalmente innovativi, come, ad esempio, lo stesso concetto di disabilità, non più focalizzato esclusivamente sulla specifiche menomazioni – come invece attualmente intesa da noi basti pensare all’attuale sistema di certazione medico-sanitario   dell’invalidità civile – ma definita dalla Convenzione non  solo  da imputarsi alle più svariate menomazioni che possono colpire le persone, ma come relazione tra la persona con disabilità ed i contesti sociali dove vive, quindi si può affermare che la disabilità è un concetto relativo in quanto lo svantaggio che implica non è assoluto ma è correlato ai diversi contesti sociali dove la persona con disabilità opera. Per esempio una persona con disabilità motoria che vive negli Stati Uniti avrà meno limitazione alla propria mobilità di una persona con analoga disabilità che vive in Italia. Quindi riterrei un obiettivo strategico per la nostra associazione informare sulla questione, sollecitando pressantemente al rispetto degli obblighi assunti conla Convezione, primo tra tutti la formalizzazione del documento programmatico citato che deve essere predisposto dallo Osservatorio sulla disabilità, organismo creato ad hoc, ma la cui struttura pletorica e corporativa lo rende niente altro che l’ennesimo centro burocratico dove l’autoreferenzialità dei membri è a scapito di quella competenza tecnica che dovrebbe avere e genera solo inefficienza.

 

No Escort – Disabili sui bus senza accompagnatori

Dall’iniziativa “No Escort”, sfociata nella condanna per atti discriminatori in base ad una legge del 2006 del Comune di Roma ad abbattere le barriere architettoniche, mettendo a norma 5 fermate dei bus si possono trarre degli utili spunti affinché la vicenda possa costituire un vero è proprio servizio civile “contro le discriminazioni” messo a disposizione delle persone con disabilità Anzitutto oggetto del servizio è la discriminazione subita dal disabile a prescindere dalla causa della medesima, infatti la normativa del 2006 tutela le persone disabili in relazione  ai molteplici diritti loro negati che poi generano discriminazione. Dunque si può ricorrere a questa legge in riferimento, non solo alle discriminazioni subite a causa della presenza di barriere architettoniche, come nella recente causa vinta dall’Associazione Luca Coscioni, ma in relazione a tutte le tematiche fondamentali per la disabilità, quali ad esempio, l’assistenza, la protesica, lo studio,  le provvidenze economiche, l’accesso all’IT o tecnologie informative ed  a tutti i tipi di trasporto ecc., infatti la tutela scatta per il solo fatto che la persona con disabilità subisca una qualunque discriminazione. E’ importante sottolineare inoltre che questa legge restringe di molto la discrezionalità degli enti pubblici in rapporto alla disabilità, in quanto è sufficiente che il risultato del loro operato determini una discriminazione per attivare la tutela dei diritti soggettivi delle persone con disabilità. A ciò si aggiunga chela Coscioni può agire in giudizio in nome del disabile discriminato.

 

Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche

Il tema delle barriere architettoniche/sensoriali, o meglio della loro illegale persistente presenza, nonostante norme che da oltre 40 anni ne prevedrebbero il loro abbattimento, è il riverbero nel campo della disabilità della peste italiana. Infatti il maggior responsabile di questa illegalità è l’amministrazione pubblica a tutti i livelli non tanto indirettamente per carenza di controlli, ma in modo diretto perché non ha eliminato le barriere architettoniche dai luoghi pubblici, edifici e spazzi, di propria competenza. Con l’ulteriore illegalità che queste varie amministrazioni, vale a dire lo Stato, le Regioni, le Provincie ed Comuni, sono obbligate da un legge, fin dal1987, aprogrammare l’abbattimento delle barriere architettoniche/sensoriali presenti nei luoghi pubblici di rispettiva competenza, mediante la redazione e l’annuale aggiornamento di specifici Piani di Eliminazione delle Barriere Architettoniche, i PEBA che sono, per la stragrande dei soggetti obbligati, solo un oscuro acronimo. Mentre gli stessi PEBA sarebbero strumenti basilari ricognitivi e atti a dare certezza prospettica al diritto alla mobilità delle persone con disabilità, in quando da detti Piani deve risultare anche la tempistica degli interventi per eliminare le barriere. In merito dei PEBA, oltre alla presentazione di interrogazioni alla Regione Lazio, tramite i consiglieri Rocco Berardo e Giuseppe Rossodivita, ed alla Regione Marche grazie all’attivismo della locale cellula Coscioni, ed in particolare, del suo tesoriere, Renato Biondini che ha coinvolto per la presentazione il gruppo dei Verdi, la relativa recente risposta della Regione Marche ha evidenziato la totale latitanza regionale in tema di adozione e controllo dei PEBA. Mentre l’interrogazione alla Regione Lazio attende ancora risposta da circa 3 mesi. Da evidenziare che le Regioni hanno anche una funzione di controllo ed eventualmente di sostituzione sulle Provincie e sui Comuni in relazione ai rispettivi PEBA Dunque oltre a quanto sopra, l’iniziativa più incisiva è stata quella condotta da Marco Gentili – Consigliere del PD del Comune di Tarquinia (VT), nonché Responsabile nucleo promotore di Viterbo dell’Associazione Luca Coscioni – che con capacità/volontà ha posto all’attenzione del Comune la questione dei PEBA, facendo rientrare i PEBA medesimi come un’integrazione del nuovo Piano Urbanistico Comunale Generale di Tarquinia. Ci attendiamo che anche qualcuno tra i centosentamila circa Consiglieri dei più di ottomila Comuni italiani abbia la stessa determinazione dimostrata da Marco Gentili, che, “coscionianamente”, dimostra, ancora una volta, che dal corpo dei malati si può arrivare al cuore della politica, anche se viepiù indurito da decenni di illegalità pestilenziale.

 

Nomenclatore protesico

Da ultimo, in merito allo scandaloso ritardo di oltre dieci anni del nuovo Nomenclatore, per cui quello vigente del 1999 non ricomprende tutta un vasta gamma di ausili aggiornati in funzione all’enorme sviluppo tecnologico di questi ultimi 13 anni, come nel settore informatica, che con la domotica rende possibile e agevole il telecomando a distanza degli oggetti di uso domestico, oltre a tutti quei apparati che permettono la fonazione. Ma  il vigente Nomenclatore prevede anche una serie di ausili che, alla luce del progresso delle conoscenze scientifico dal 1999 intercorse, sono addirittura dannosi, come ad esempio gli ausili anti piaghe da decubito o quelli posturali per contenere gli effetti negativi delle distonie, creando, tra l’altro, diseconomie nella spesa. Pertanto, oltre ad un Nomenclatore aggiornato, sarebbe necessario renderlo aperto ai progressi della scienza, prevedendo procedure agili che vi introducano schede di aggiornamento relative a singoli ausili innovati non appena disponibili sul mercato, sul modello della procedura per l’inserimento di nuovi farmaci nel Prontuario farmaceutico.