Mantovani: guarita dalla sclerosi multipla col metodo Zamboni

Corriere della Sera

La vedova di Luciano Pavarotti

Mantovani: guarita dalla sclerosi multipla col metodo Zamboni «Sono rinata» Sei mesi dopo l’operazione con la discussa tecnica: «Mi sento rinata»

Soltanto sei mesi fa era una donna che chiedeva prestiti alla vita, tempo e forza per fronteggiare la sclerosi multipla. Adesso «a sei mesi dall’operazione mi ritengo guarita» annuncia a Gente una raggiante Nicoletta Mantovani, 43 anni, vedova di Luciano Pavarotti, il grande tenore modenese scomparso il 6 settembre del 2007. «Non accuso più alcun sintomo, mi è stata data una seconda vita» dice. E a darle quella seconda chance è stato il discusso metodo Zamboni, trattamento per la sclerosi multipla ideata dal medico ferrarese Paolo Zamboni e bocciato un mese fa dallo studio Cosmo dell’Associazione italiana sclerosi multipla. Dopo due anni di analisi e 1767 casi esaminati, lo studio ha negato la validità del metodo che consiste, in pratica, in un intervento su alcune vene del collo a partire dal presupposto che esiste un collegamento tra sclerosi multipla e insufficienza venosa cronica cerebrospinale. L’insufficienza venosa in questione è in sostanza il restringimento di alcune vene che portano il sangue al cervello e che, secondo Zamboni, drenano il sangue in modo troppo lento e sono causa di accumuli anormali di ferro, gli stessi rilevati nei malati di sclerosi multipla. Quindi il metodo: riportare i vasi sanguigni alle dimensioni originarie. E questo è stato il tipo di intervento al quale Nicoletta si è sottoposta ottenendo, sembra, il massimo risultato possibile: la guarigione. «Ora ho anche debuttato nella produzione cinematografica con il film E la chiamano estate che mi rende molto orgogliosa» racconta lei con l’entusiasmo di chi vive la vita a doppia velocità dopo aver provato il senso della resa. La sua felicità, oggi, è la stessa del quarantaduenne Adam Gottschalk, americano che come lei ha affidato il suo futuro al metodo del medico ferrarese e che dopo l’operazione ha migliorato le sue condizioni come mai avrebbe sperato. Quindici giorni fa il New York Times ha dedicato un reportage di dieci pagine alla storia di Adam, e quindi agli studi e alla sperimentazione di Zamboni che negli Stati Uniti è molto conosciuto e può contare sull’interesse crescente della comunità scientifica e sullo stanziamento di fondi per la ricerca. Nel suo dossier il quotidiano di New York ricorda che non c’è prova di una guarigione né di un miglioramento sistematico nei pazienti trattati con il metodo Zamboni. Ma questo per Nicoletta ed Adams conta poco. Anzi, niente.