Intervista a Ignazio Marino: “Sto con il segretario. E’ più autorevole”

la Stampa

Professor Marino, lei ha deciso di sostenere Bersani che alle scorse primarie è stato un suo avversario. Perché? 
«La situazione è diversa da quella del 2009: qui si sceglie il miglior candidato riformista per la premiership in un momento storico in cui attraversiamo la più grave crisi economica dal 1930. Quindi una posizione di grande responsabilità e chi si sente di assumerla deve avere un`autorevolezza tale da garantire agli italiani una fase di crescita, di orgoglio e di sicurezza. E sostengo Bersani anche per spingerlo più avanti sulla cultura del merito: chi lavora e ha dei risultati va confermato, chi sta in Parlamento anche solo da tre anni senza aver fatto nulla torni a fare il suo lavoro».

E cosa non la convince di Renzi? 
«Innanzitutto bisogna restituire agli italiani un interesse per qualcosa, la politica, che la corruzione ha reso disgustosa. Viviamo un ritardo non solo sui temi economici: l`Italia, che io vedo dentro l`Europa del terzo millennio, deve tener conto che i diritti civili e sociali non sono una concessione. Il Pd del 2009, rispetto a parole chiave come laicità, unioni civili, cultura del merito, balbettava. Sul testamento biologico, dopo infinite riunioni, si disse che il Pd aveva una posizione “prevalente”, non ce lo dimentichiamo. Io chiedevo dei sì e dei no: due persone dello stesso sesso che si amano hanno gli stessi diritti? Una bimba che nasce in Italia è italiana, oppure no? Possiamo essere liberi di scegliere come curarci in ogni fase della vita? Ho soppesato le risposte di Bersani e credo che il Pd ora su questi temi sta dando dei sì e dei no netti. Dicendo addirittura che saranno quelli sui quali farà le prime leggi una volta al governo. Renzi ha derubricato questi nodi a polemiche laiciste…» 

Insomma, è troppo vago sui diritti. 
«Beh, mi ha sorpreso sentirgli dire che sul testamento biologico basta un registro. Vuol dire che non comprende che in un paese come il nostro servono delle leggi. Riscrivere la legge 40 perché chi ha meno soldi possa avere un bambino anche in Italia e non debba essere discriminati rispetto a una coppia più ricca, non è una polemica laicista. Aprire alla ricerca sulle cellule staminali embrionali, sugli embrioni abbandonati nelle cliniche per l`infertilità, non è una polemica laicista: in Inghilterra ci sono persone che con quei trapianti stanno guarendo da una maculopatia della retina che li aveva resi ciechi. Chi si proietta a Palazzo Chigi non può dimenticare questi diritti sociali e civili delle persone».

E sulla sanità, come si distinguono i programmi di Bersani e di Renzi? 
«Basta leggere le poche righe on line molto generiche di Renzi sulla salute, rispetto al nostro lavoro che Bersani ha riconosciuto come punto cardine… La salute costituisce l`80% dei bilanci regionali e comporta delle scelte. Non si può dire genericamente “la salute per tutti”. Tagliare miliardi di euro sulla sanità pubblica significa che alle Molinette di Torino non c`è più acqua da bere per i malati la notte, se la devono comprare. Sanità non significa dire “voglio che tutti stiano bene” ma “cosa fare, con quali risorse e con quali tempi”. Nei documenti preparati nel Pd ci sono percorsi precisi in cui sono indicate risorse e spese non affermazioni di principio».