Soldi e immobili, l’ente Sordi dissanguato

Il Fatto Quotidiano
Paolo Tessadri

Si sono mangiati tutti i soldi  dello Stato e dei sordi  italiani. Ora vorrebbero vendere  il loro patrimonio immobiliare.  Un buco nel bilancio  dell`Ente nazionale sordi  (Ens) da 12,5 milioni di euro.  Con il presidente dell`Ens che  si accredita quasi 10 mila euro  netti al mese sul suo conto  personale. Intanto lo Stato paga:  516 mila euro l`anno come  contributo annuo all`Ente nazionale  sordi.  UN ANNO FA, all`assemblea  dell`Ens, la presidente Ida  Collu, in carica dal `95, è accusata  di dissesto finanziario,  ma lei nega. Viene defenestrata  dalla maggioranza con alla  testa il giovane agrigentino  Giuseppe Petrucci, benché  anche lui avesse approvato i  bilanci degli ultimi anni. Petrucci  fa i conti in tasca alla  gestione Collu e presenta la  somma: il buco nel bilancio,  scrive, è “di 12.403.891,94 milioni  di euro” e quindi “l`Ente  è impossibilitato ad erogare  puntualmente il tesseramento  alle sedi territoriali”. Possibile  che la Corte dei Conti non abbia  visto nulla? “L`ultima relazione  della Corte dei conti al  Parlamento risale per l`Ens al    2005”, rivelano i deputati radicali  Maurizio Turco e Maria  Antonietta Coscioni.  Petrucci, appena insediatosi,  oltre a uno “stipendio” di circa  3.025 euro netti al mese e si fa  pagare dall`Ens un affitto a  Roma di 1.350 euro. Visto che  l`appartamento è da ammobiliare,  si fa pure comperare i  mobili. Manca però la carta di  credito, allora arriva pure  quella: la TopCard della Bnl  per spese di rappresentanza  del presidente. Cinquemila  euro al mese. Il presidente  predilige i negozi degli aeroporti  ma non disdegna gli abiti  firmati della boutique Old  England di Roma, dove, in un  solo giorno, il 30 marzo scorso,  spende 1.350 euro, sempre  con la carta di credito dell`Ens.  Pure una capatina da 400 euro  la fa al negozio di abbigliamento  Tagliacozzo. Nemmeno  a tavola si tratta male: conti  sempre salati. Tre pasti in tre  giorni in Abruzzo per 640 euro.  Ma i viaggi all`estero sono i  suoi preferiti, soprattutto a  Dublino, dove si reca più volte.  A Vienna salda la pensione  Schoenbrunn con 448,60 euro.  Al Vada hotel di Monaco  dorme per 369,80 euro. Sono  pochissimi i giorni in cui non  ci sono prelievi o spese. Nella    sua città, ad Agrigento, striscia  la carta per 988 euro in  una sola volta, mentre in una  società agricola è più morigerato:  453 euro. Al supermercato  Pam riempie il carrello  con 249 euro di prodotti,  mentre alla Rinascente arriva  a 194.  Alla fine di marzo chiede, però,  chela carta di credito della  Bnl sia annullata e ordina all`ufficio  ragioneria dell`Ens  “di voler predispone mensilmente  per le spese di rappresentanza  il versamento dell`importo  della somma, ovvero  euro 5.000 mensili, direttamente  sul mio conto corrente”.  Fra stipendio, spese di  rappresentanza e affitto il presidente  Giuseppe Petrucci si  porta a casa quasi 10 mila euro  netti al mese. Benché le casse  siano esangui, i sette componenti  del direttivo dell`Ens si  assegnano 18.627 mila euro al  mese fra gettoni di presenza,  indennità di carica e rimborso  spese. E qualche benefit ulteriore.  Come la ristrutturazione  di un vecchio immobile in  via Casal Lumbroso alla periferia  ovest di Roma per  375mila euro, “da destinare ad  alloggio per i consiglieri”.    LA SEDE DELL`ENS è un palazzo  a due passi da S.Pietro,    in un edificio di cinque piani.  In gran parte occupato dal tribunale  del giudice di pace penale.  Perché non trasformarlo  in un hotel 4 stelle? Il direttivo  Ens approva così il project financing  messo a punto dalla  società Risparmio e Sviluppo  di Roma, che prevede un finanziamento  di 20 milioni di  euro da restituire in 30 anni.  L`esposizione bancaria complessiva  arriverebbe dunque a  32 milioni di euro, più interessi.  “Il pagamento della rata  deve essere coperta con i ricavi  dell`hotel”, spiegano gli  autori del project financing.  Tuttavia l`immobile è occupato  dal tribunale penale: solo  un piccolo dettaglio per l`Ente.  Tuttavia si spaccia l`edificio  “come attualmente vuoto in  attesa di nuova destinazione  d`uso”.  Subito dopo l`approvazione  della delibera, due consiglieri  si dissociano, uno dei due scrive  che non si può deliberare  un operazione “così rischiosa  per la sopravvivenza stessa  dell`Ens. Andiamo incontro a  responsabilità, anche penali,  enormi”. In caso di insolvenza,  l`intero patrimonio dell`Ens  e, probabilmente lo stesso  Ente, sparirebbe nel giro di  poco tempo. L`Ens, un tempo,  aveva circa 60 mila iscritti, ora  ne conta appena 15 mila.