«Mamma lasciami morire». La scelta di un bimbo malato

il Giornale

 «Mamma, adesso basta». Lei, con gli occhi pieni di lacrime ha guardato il suo bambino e ha capito che era stanco. Ryan aveva appena finito di piangere, buttarsi a terra e urlare. Ha solo nove anni e combatte contro il cancro da quando ne aveva quattro. Praticamente da sempre. Una vita da malato. E forse non si ricorda nemmeno più quando è stato l’ultimo giorno che non ci ha dovuto pensare. Chemioterapie, interventi, medicine, dolore, paura. A febbraio l’ultima, orrenda delusione: la tac mostrava che il tumore al cervello aveva raddoppiato le sue dimensioni. Non erano servite le sette operazioni chirurgiche, i due cicli di radioterapia, i quattro diversi tipi di chemioterapia. Da novembre a febbraio; in pochissimi mesi il cancro non solo non era sparito, ma era aumentato. Maligno e tenace era cresciuto ancora. E ancora. «Senza una nuova operazione, probabilmente non ci sarà più un altro compleanno», gli hanno dovuto spiegare i genitori. Ryan li ha guardati e si è messo a piangere. Disperato ha iniziato a gridare. Arrabbiato e furioso.«Quando gli ho detto che il tumore era cresciuto si è messo a urlare ripetendo: te l’ho detto, mamma, non voglio più fare niente. Ho finito, finito con queste cose. Mi fanno solo male». Ryan ha così chiesto che le sue cure venissero interrotte per sempre. Perché non ne può più di questo tormento. Preferisce giocare, e dimenticarsi l’odore degli ospedali. È la sua scelta, coraggio o disperazione che sia. Sua mamma, Kimberly Morris-Karp, oggi sembra più serena. Sono passati un paio di mesi dalla decisione del bambino e lei sembra come anestetizzata davanti a questa scelta disumana. Snaturata per una mamma. Ryan e il suo volto paffutello e gli occhi dolci, pensi che cosa non vale perchè è impossibile essere bambini con un peso simile addosso. È giusto lasciare che un bambino di solo nove anni decida della sua vita e interrompa le cure?Vuole godersi gli ultimi mesi della vita, assieme alla famiglia. «Mio figlio mi ha spiegato che vuole finire i suoi giorni facendo le cose che ama fare. Ne abbiamo discusso in famiglia e ci ha informato che non voleva più assumere medicinali né subire altre operazioni perché era tutto troppo doloroso», ha spiegato Kimberly. «Ryan vuole finire i suoi giorni divertendosi. Gli abbiamo organizzato una vacanza al mare, dove ha nuotato come desiderava da tempo. E ora stiamo cercando di realizzare tutti i suoi sogni», ha aggiunto la madre. La vicenda di Ryan ha colpito migliaia di persone e mobilitato un gruppo di studenti di Clarkston (nel nord del Michigan) dove vive il ragazzo. Questi ultimi hanno diffuso su Twitter la sua storia, suscitando un’ondata «mondiale di simpatia», come ha riferito la madre. «Mai mi sarei aspettata di ricevere tanto appoggio».

Il giudizio della gente, a questo punto, sarebbe stato insopportabile. Il senso di colpa, la paura di non fare la scelta giusta, quel pensiero al buio, che resta sospeso giù, in fondo al cuore,che forse un altro, ennesimo intervento avrebbe risolto, sparigliato le carte irragionevoli e sfortunate del suo destino. Kimberly è una mamma con coraggio. Che difficile deve essere stato lasciare che un figlio ancora bambino scelga da uomo, che alla fine, dopo le urla e i pianti dica: no. Ora basta. Adesso decido io e scelgo di vivere. A modo mio, con i miei giocattoli, insieme agli amici, facendo finta di essere un bambino come tutti gli altri: sani, che quando si buttano a terra e piangono non lo fanno perché hanno capito che dovranno morire, ma magari lo fanno solo per un capriccio, la televisione spenta prima che finiscano i cartoni animati, un gelato negato prima di cena. Il 24 maggio compirà 10 anni. Auguri Ryan.