Salvo che non mi sia sfuggito qualche articolo, direi che la stampa italiana – per usare una espressione corrente nelle redazioni – ha “bucato” per molti giorni una notizia: quella del candidato socialista alla presidenziali francesi, Francois Hollande, che nel suo programma politico ha inserito senza ambiguità la legalizzazione della eutanasia: “Propongo che ogni adulto nella fase avanzata o terminale di una malattia incurabile che causi dolori fisici o psichici insopportabili possa chiedere, a precise e severe condizioni, di ottenere assistenza medica per porre fine alla propria vita con dignità”. Hollande è certamente stato incoraggiato da un recente sondaggio secondo il quale il 94% dei francesi è favorevole alla eutanasia: il 49% ha risposto “sì, assolutamente, il 45%, “sì, in certi casi”.
Eppure, è una notizia importante perché smentisce la vulgata dei cattolici integralisti (d’ora in avanti, “zuavi”) secondo cui l’eutanasia è limitata a Olanda e Belgio e non passerà mai nei paesi europei maggiormente comparabili con l’Italia: Francia, Spagna, Germania e Gran Bretagna (che comunque hanno da tempo, come quasi tutti gli altri paesi europei, leggi avanzate sul testamento biologico, mentre in Italia si è arrivati quasi ad approvare una legge disumana e incostituzionale, che imporrebbe a tutti il “sondino di stato”).
Sul primo punto è necessaria una precisazione: benché non legalizzata, l’eutanasia, come noto, è tollerata e largamente praticata in Svizzera, mentre è stata introdotta per legge nel Lussemburgo e in due delle comunità autonome spagnole, Andalusia e Aragona, che contano 10 milioni di abitanti, poco meno del Belgio (a proposito, i nostri zuavi dovrebbero chiedersi come mai non solo l’Olanda, paese “libertino”, ma anche il Belgio, supercattolico, ha legalizzato l’eutanasia).
Quanto al futuro, la possibilità di introdurre l’eutanasia nei maggiori paesi europei non è affatto così remota. Vediamo il perché.
Francia. Una legge socialista sulla eutanasia era già stata approvata, nel 2010, da un ramo del Parlamento, e poi bocciata nell’altro, dopo un dibattito civile in cui nessuno ha accusato i proponenti di essere degli assassini, come usano fare i nostri zuavi. Dunque, se Hollande vincerà, l’eutanasia sarà legalizzata nel più grande paese cattolico d’Europa. Peraltro, in Francia vige già, dal 2005, una legge sul fine vita (la “loi Leonetti”) che autorizza il “laisser mourir”, vale a dire l’eutanasia passiva. Lo stesso Leonetti, un deputato moderato, nel presentare la legge, aveva fatto qualche apertura sulla possibilità di non considerare reato il suicidio assistito.
Spagna. Se la legislatura non fosse cessata prematuramente per la crisi finanziaria, Zapatero – dopo aver introdotto matrimonio e adozioni per i gay – avrebbe certamente fatto approvare la sua legge sulla eutanasia, già in vigore per un quarto dei suoi abitanti. Dunque, bisognerà aspettare che l’alternanza dei governi riporti i socialisti al potere, ed anche la Spagna avrà l’eutanasia.
Gran Bretagna. Il Parlamento ha bocciato due volte le proposte di legge del laburista Lordf Joffe, ma le linee guida dei procuratori del Re considerano che l’aiuto al suicidio non sia reato se attuato “per motivi compassionevoli”. E il pragmatismo inglese ha fatto sì che negli ultimi anni decine di persone incriminate per aver accompagnato un proprio congiunto a cercare in Svizzera una morte dignitosa siano state denunciate ma poi regolarmente assolte (e in molti casi nemmeno processate). Dunque, di fatto la common law inglese consente il suicidio assistito. Inoltre, nel gennaio scorso è stato presentato il rapporto conclusivo della Commission on Assisted Dying, fondata da Sir Terry Pratchett (il famoso scrittore che ha pubblicamente dichiarato di essere malato di Alzheimer) e presieduta da Lord Falconer, avvocato ed ex ministro della Giustizia. Entro il mese di marzo il Parlamento inglese discuterà le proposte della Commissione, che chiede la legalizzazione del suicidio assistito
Germania. Il cammino della eutanasia è più lento, ma nel dibattito sul tema – reso civilissimo dall’atteggiamento aperto delle due Chiese prevalenti, quella cattolica e quella luterana – si è inserita di recente una sentenza della Corte Federale di Giustizia secondo cui se c’è il consenso del malato “staccare la spina” non è reato.
Dunque, è bene che i nostri “progressisti”, a partire dal PD e dal suo segretario Bersani, la smettano di considerare impossibile una cosa che il 70% degli italiani vuole e che ormai è o si accinge a divenire realtà in gran parte dei paesi europei da cui non dovremmo continuare ad allontanarci. E che si chiedano se la loro eccessiva prudenza, a lungo andare, paghi davvero in termini elettorali.