Cellule staminali per proteggere i nervi: così si ferma la sclerosi multipla

Il Secolo XIX
Federico Mereta

Dalle cellule staminali arriva la speranza di frenare la sclerosi multipla. Come? Creando, grazie a queste cellule, uno scudo protettivo per la mielina, la guaina che "isola" come un nastro i nervi, proteggendoli, e che viene distrutta quando una persona soffre di sclerosi multipla. Potrebbe essere questo l’approdo di una ricerca genovese, finanziata dalla Fondazione Italiana sclerosi multipla, Fism, e coordinata da Antonio Uccelli del dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Genova in collaborazione con Elisabetta Traggiai dell’Istituto Gaslini, che per la prima volta ha descritto un nuovo meccanismo attraverso il quale le cellule staminali mesenchimali, particolari staminali adulte isolate dal midollo osseo, possono modificare la risposta immunitaria alla base delle riaccensioni della malattia. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle Scienze americana Pnas e dimostra come queste particolari staminali possono bloccare l’azione delle cellule dendritiche, un particolare tipo di globuli bianchi che "istruiscono" il sistema immunitario.

Negli esperimenti condotti al Centro di biotecnologie avanzate di Genova da Sabrina Chiesa, si è visto che, iniettando in vena le staminali mesenchimali, è possibile "paralizzare" le cellule dendritiche impedendo loro di interagire con i linfociti T, particolari globuli bianchi che attivano la risposta contro la proteina bersaglio.

Cosa si spera di ottenere, in futuro, grazie a questa osservazione "made in Genoa"? L’obiettivo, secondo Uccelli, è arrivare a far sì che queste staminali, pur non potendo riparare quanto già la malattia ha deteriorato, riescano a frenare le cellule del sistema immunitario che aggrediscono le proteine della mielina, e quindi proteggere le cellule nervose. Ciò che conta è che Genova si rivela sempre più punto di riferimento per la ricerca su questa malattia, che interessa circa 60.000 persone in Italia: lo stesso Uccelli coordinerà uno studio internazionale, supportato dalla Fism, mirato proprio a valutare l’efficacia delle staminali mesenchimali in caso di mancata risposta alle attuali terapie. Magari per ripetere sull’uomo quanto osservato negli animali, in cui queste staminali avevano curato una forma indotta di sclerosi multipla.

 

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