"Oggi è stata uccisa un’altra libertà: quella di morire in pace, senza che qualcuno, per egoismo o tecnicismo spinto (accanimento terapeutico) ci obblighi a fingere di partecipare a una vita che tale non è più. Contro le regole della natura, del rispetto della dignità umana, della Provvidenza divina. Non siamo più uomini nè cristiani. Ma noi faremo obiezione di coscienza". Queste le riflessioni, postate a caldo, qualche giorno fa, su Facebook, di Alfredo Saggioro, direttore del Dipartimento di Gastroenterologia dell’Asl 12, a poche ore dal via libera (per ora solo alla Camera) della legge sul "testamento biologico".
A pochi giorni da quel post, il professor Saggioro riconferma, più convinto che mai, la propria posizione. "Per trent’anni – spiega Saggioro – si è cercato di uscire dal paternalismo di una certa medicina che metteva tutto nelle mani del medico, per andare verso un rispetto dell’autodeterminazione del paziente. Ora mi si spieghi perchè dobbiamo tornare indietro. Perchè io, in certe circostanze, a una persona che mi ha detto o scritto di non volerlo, dovrei introdurre un sondino che la farà vivere forse 6 mesi in più e non, invece, lasciar seguire il corso della natura o il volere di Dio, se uno è credente?".
Nel mirino del nuovo testo il fatto che le Dat (dichiarazioni anticipate di trattamento) non siano vincolanti per il medico curante e, soprattutto, il fatto che alimentazione e idratazione artificiale non possono fare parte delle Dat e quindi non rientrano nelle libertà di non cura garantite dalla Costituzione. Nutrizione e idratazione forzate, invece, vengono considerate dagli Ordini dei medici e dalle maggiori società scientifiche italiane "atti medici" e il medico "nell’ambito dell’alleanza terapeutica con il paziente ha il dovere di rispettare le sue volontà".
"In ambiti delicatissimi come questo – osserva il presidente provinciale e regionale dell’Ordine dei medici Maurizio Scassola – la legge dev’essere leggerissima, non si può vincolare alla virgola il comportamento e le decisioni di un medico". Questa legge conterrebbe, invece, parole pesanti come macigni. Una legge che l’associazione Coscioni di Venezia ha definito "dogmatica e confessionale, non degna di uno Stato laico", contro la quale si sono espressi anche i rianimatori, definendola, attraverso il presidente dell’Arooi Vincenzo Carpino, "inapplicabile dal punto di vista pratico".
Una legge, inoltre, non rispettosa del codice di deontologia medica che all’art.53 dispone che "quando una persona rifiuta volontariamente di nutrirsi… se è consapevole delle possibili conseguenze della propria decisione il medico non deve assumere iniziative costrittive nè collaborare a manovre coattive di nutrizione artificiale nei confronti della medesima, pur continuando ad assisterla".
La Fnomceo, la federazione degli Ordini dei medici, convocherà a breve la Consulta nazionale di deontologia medica per individuare un percorso condiviso di fronte a una situazione che rischia di creare notevoli contrasti, innescare dibattiti etici a non finire e avviare una sfilza di ricorsi alla magistratura nei confronti di una legge che, sulla scia di insigni giuristi, già molti considerano incostituzionale.
E proprio per evitare gli "inevitabili" ricorsi alla magistratura o, in ultima battuta, la promozione di un referendum abrogativo già annunciato dal senatore Ignazio Marino (Pd), l’associazione Luca Coscioni e i Radicali italiani sollecitano i parlamentari del Partito Democratico e dell’Italia dei valori (la gran parte dei quali si erano espressi contro la legge), ma soprattutto i cittadini, a mobilitarsi con una grande manifestazione nazionale dda organizzare prima della definitiva approvazione della legge in Senato.
Testamento biologico, legge inumana pronto a fare obiezione di coscienza
La Nuova Venezia
Massimo Scattolin
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