Venerdì 19 febbraio 2010, ore 16:30
Sala degli Specchi di Palazzo Serra di Cassano
Via Monte di Dio 14, Napoli
Presentazione del libro "Ocean Terminal" di Piergiorgio Welby
Intervengono Salvatore Aloj, Pasquale Giustiniani, Maurizio Mottola, Salvatore Prisco, Pierantonio Toma
Modera Eleonora Puntillo
Conclude Mina Welby
Letture di Agnese Palumbo
Presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli – nel corso della "Giornata per la libertà di ricerca scientifica" promossa dalla Cellula Coscioni di Napoli – si terrà la presentazione del libro postumo di Piergiorgio Welby. Il libro, pubblicato a fine novembre per i tipi di Castelvecchi, ha carattere diaristico e si snoda fra le varie vicende vissute da Welby fra il 1997 ed il 2006, con ampi richiami alla sua infanzia, all’adolescenza ed alla giovinezza. Del libro si è occupato Adriano Sofri, che ha affermato di riconoscere apertamente il valore di un’opera senza precedenti, mettendo l’accento sulle istanze artistiche e civili che rivelano «una dirompente forza di cose, pensiero e linguaggio».
Domenico Spena, 339.8298947 – domenicospena@hotmail.com
Dalla II di copertina:
In una sala di rianimazione, nel luglio 1997, Piergiorgio Welby inizia a concepire “Ocean terminal”:un abbandono progressivo di tutte le speranze, un inno alla vita nonostante tutto. Interrotto nel gennaio 2006 – dieci mesi prima della morte – il romanzo viene oggi per la prima volta pubblicato nella curatela di Francesco Lioce. “Ocean terminal” è un insieme di prose spezzate che si riannodano a distanza o si interrompono proprio quando sembrano preannunciare altri sviluppi: dall’infanzia cattolica alla scoperta della malattia, fino all’immaginario hippy e alla tossicodipendenza, passando attraverso gli squarci di una Roma vissuta nelle piazze o nel chiuso di una stanza. In un continuo susseguirsi di toni lucidi e febbrili, poetici e volgari, Welby riavvolge il nastro della sua vita, adottando un linguaggio babelico che colpisce per originalità e potenza. Postuma, per volontà dello stesso autore, l’opera avrebbe dovuto ripercorrere l’intera esistenza dell’uomo Welby: rimasta purtroppo incompiuta, ci viene restituita come il frutto letterario di un eccezionale scrittore.
Un estratto dal libro:
«Chi sono? Un superstite? Dovrei recuperare il lessico infantile e restituire un senso compiuto anche a questi balbettii. Dovrei accartocciarmi, come una foglia di magnolia, e attendere che il maestrale, rotolando sulla brina della notte, mi spazzi via trascinandomi sulla ghiaia, fino all’angolo buio del cancello in ferro battuto che separa il mio guscio d’avorio dalla strada. Dovrei riappropiarmi del mio corpo, delle passioni, come la vergogna e l’ira, per poter piangere e ridere, cercar il limite del dolore smarrito tra il sambuco e le acacie. Dovrei rispondere al fischio che sveglia il pomeriggio di pulviscoli galleggianti sulle scie luminose che tagliano l’incubo della stanza. Dovrei prendere gli scarpini e la Bianchi e pedalare, senza prendere fiato fino al campetto della stazione, sudare, urlare, spingere, bestemmiare e colpire il pallone con il collo del piede… come dicevi tu, papà».