Int. a M. Welby – «In discussione c’è una brutta legge»

Susanna Marietti

 

A giorni verrà discusso alla Camera il disegno di legge sul biotestamento. Secondo lei, per la sua esperienza diretta che tutti conosciamo, è necessario regolamentare tutto per forza?
Bisogna dare la possibilità ai cittadini di compiere le scelte in piena autonomia, in previsione di un eventuale momento in cui non dovessero più essere capaci di intendere e di volere, e di consentire ai medici di eseguire in tranquillità quello che il malato ha messo per iscritto. È evidente che fin quando le persone sono coscienti, non serve una legge. Serve però regolamentare la fase in cui, da vivi, non si sia più capaci di intendere e di volere. È così in tanti Stati europei, come Germania, Austria, Francia, Spagna. Si tratta di disposizioni anticipate sui trattamenti sanitari, io preferisco chiamarle così, piuttosto che parlare di testamento biologico, che allude a una morte non ancora pervenuta.


Entriamo nel merito del disegno di legge che sta per approdare nelle Aule parlamentari. Lei come lo valuta?
Si tratta di un progetto di legge nato dopo che la Cassazione aveva emesso la sentenza su Eluana Englaro, quando bisognava decidere se il suo stato vegetativo era permanente o reversibile, e se Eluana avesse chiaramente manifestato la volontà di non voler essere costretta a ‘vivere’ in stato vegetativo. Cose che sono state appurate dai giudici di Milano nel luglio 2008. Dopo quella sentenza, il Governo attualmente in carica ha elaborato, sull’onda emotiva, questa proposta di legge, la cosiddetta legge Calabrò, un ddl che riguarda esclusivamente gli stati vegetativi. Questa legge, in sostanza, serviva per ‘salvare’ la vita di Eluana; poi però Eluana è morta, il 9 febbraio 2009, ma il ddl è andato avanti in Senato. In pratica, il ddl afferma che la nutrizione e l’idratazione forzata sono trattamenti dovuti. Non terapie bensì sostegno vitale e, in quanto tale, necessario a lenire le sofferenze. Ma non è affatto così, e i medici lo sanno bene, e lo doveva sapere anche il senatore Calabrò, che è un medico. Quando un malato sta così male che non ha più neanche voglia di mangiare, la nutrizione forzata è di fatto una terapia, indotta infatti attraverso una pompa. Non è mangiare il pane e bere l’acqua. È una cosa artificiale e basta.

Ci vuole una sapienza medica per somministrare tali terapie?
Assolutamente sì, infatti deve essere prescritta dal medico. Se non è una terapia questa…
 
L’argomento è controverso, tanto che qualcuno dice meglio nessuna legge. Che ne pensa?
Se questa legge così brutta andasse in porto senza emendamenti e correzioni allora meglio nessuna legge, sì. Perché il medico alla fine può decidere in scienza e coscienza, e non deve essere, come pensano alcuni politici, un mero esecutore burocratico. Il medico deve essere accompagnatore, ma deve conoscere fin dal principio la volontà del malato, e comportarsi di conseguenza. Non parlo di eutanasia, ma neanche si può parlare, come fa questo ddl, citando il codice penale (artt. 575, 576 e 580), di omicidio, omicidio del consenziente, oppure istigazione al suicidio. È una cosa molto pericolosa.
E se la legge dovesse passare così com’è?
I cittadini potrebbero raccogliere le firme per un referendum abrogativo, sarebbero 500mila quelle eventualmente necessarie. Sono certa che riusciremmo facilmente a raccoglierle. L’alternativa è la via giudiziaria. Nessuna sentenza potrebbe andare contro l’articolo 32, secondo comma della Costituzione: nessuno è obbligato a trattamenti sanitari che non desidera.

 

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