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Milioni di italiani hanno risposto "SignorNo" ai preventivi ukase lanciati contro la trasmissione di Fazio e Saviano, e si sono incollati al televisore, premiando così un raro esempio di quella "buona" televisione che il servizio pubblico dovrebbe assicurare e che proprio per la sua "normalità" finisce con l`essere qualcosa di straordinario.
Così può fare "scandalo" la "lezione" di Saviano sulla `ndrangheta e la criminalità organizzata, nel corso della quale si ha cura di spiegare nei suoi termini "elementari" quale sia l`origine del "mito", su cosa si fonda e alimenta; e poi sveli la concreta forza di queste organizzazioni, ne indichi le complicità e gli interessi; semmai è anormale che queste "lezioni", questi servizi siano così rari, unici si potrebbe dire; e certo, si corre il rischio di raccontare cose spiacevoli per quel che riguarda il "Nord padano"; ma è bene che certe cose siano dette, si conoscano, escano dai dossier e dalle inchieste di investigatori e magistrati. La vecchia regola, del "conoscere per deliberare". Fa "scandalo" che il servizio pubblico affronti questioni certamente laceranti e che possono dilaniare le coscienze, ma che fanno parte del nostro vivere quotidiano; e dunque si "descrive" la vicenda di Eluana Englaro e di Piergiorgio Welby: si ricordano le crudeli sciocchezze dette e fatte dal sedicente "partito della vita"; si parla di situazioni "limite" che però sono questioni sociali, che riguardano, coinvolgono migliaia, milioni di persone tra pazienti, famiglie… la vecchia regola, del "conoscere per deliberare". E poi lo "scandalo" più scandaloso: quando Saviano con grande semplicità ed efficacia "racconta" il calvario di Welby, e cita cosa accomuna la sua battaglia con quella di Luca Coscioni e del padre di Eluana Englaro: avrebbero potuto risolvere tutto come fan tanti, ci ha ricordato Saviano: pagando un infermiere, o raccomandandosi a un medico pietoso; andando all`estero, un`iniezione, una pillola… bastava voltarsi dall`altra parte, fingere di non vedere, di non sapere. Invece no: Coscioni, Englaro, Welby hanno voluto combattere una lotta per il diritto: il loro diritto, e il diritto di tutti. E hanno voluto che questo loro diritto fosse riconosciuto, tutelato, garantito: il diritto a una vita degna, fatta di dignità, perché, come ha detto Rita Levi Montalcini, non bisogna tanto garantire giorni alla vita, quanto assicurare vita ai giorni. E questo che ha urlato Welby con la voce resa metallica dal computer, con la sua lettera al presidente della Repubblica. E questo l`imperdonabile di cui si sono macchiati, l`indicibile che non doveva essere detto, che non si doveva "raccontare". Per questo, grazie Fabio, grazie Roberto