Se l’intenzione dell’Associazione Luca Coscioni e dal Partito Radicale era quella di riaccendere il dibattito sul tema della dolce morte, con lo spot pro-eutanasia diffuso in Rete hanno colto nel segno. A distanza di due giorni dalla conferenza stampa di presentazione della pubblicità tenuta dal segretario dell’associazione, Marco Cappato, e da Mina Welby, le reazioni variano dal plauso di Umberto Veronesi alla condanna dei vescovi. Marco Cappato, invitato da Tiscali Notizie a commentare la pioggia di reazioni, è però convinto che la maggior parte dei cittadini sia favorevole all’iniziativa mentre siano i politici del Palazzo a pronunciarsi contro: “Non lo dico io ma un sondaggio dell’Eurispes secondo il quale il 67% degli italiani è favorevole alla legalizzazione dell’eutanasia. E non è solo l’Eurispes, tutti i sondaggi in circolazione sull’argomento testimoniano immancabilmente che oltre il 50% degli intervistati sia favorevole. Alcuni sostengono che addirittura la maggior parte dei cattolici lo sia”.
Lei come se lo spiega?
“Stare a fianco a una persona malata nelle fase terminale della propria vita e assistere alla sua sofferenza fa parte del vissuto della gente. Sono soltanto i politici a rifiutarsi anche semplicemente di pronunciare la parola. È il ceto politico che non riesce ad affrontare il tema. Nessuno dei partiti, al di fuori dei radicali, lo fa. Né a destra né a sinistra.”
Qual è la finalità del video che avete messo in Rete?
“Sicuramente quella di alimentare il dibatto sul tema. Telelombardia, Antenna 3 e Telemilano, che fanno capo allo stesso editore, ci hanno già manifestato la loro volontà di diffondere lo spot gratuitamente ma la nostra intenzione, quando avremo a disposizione le somme necessarie, è di diffondere il video su tutto il territorio nazionale. Cerchiamo quindi altre tv disposte a mettere in onda lo spot e i soldi per pagare gli spazi pubblicitari.”
Qualche parlamentare Pdl sta facendo appello all’Agcom perché blocchi la diffusione dello spot.
“Questa è la tipica reazione di parte di una casta politica che ha paura della libertà d’espressione e dell’opinione pubblica, visto che oltre la metà degli italiani è a favore di una riforma pro-eutanasia. In ogni caso mi risulta che l’ authority per le Comunicazioni non esprima pareri preventivi. E se non ci sarà possibile diffondere il video in altro modo lo faremo attraverso la Rete.”
Lei come si spiega questa contrarietà politica a dispetto di un esplicito favore popolare?
“Perché c’è da raccattare qualche voto fra le clientele vaticane, neanche più fra l’opinione dell’elettorato cattolico. Ed è vero che il Vaticano, con la Conferenza Episcopale, con i meccanismi dell’otto per mille e del 5 per mille, col parastato che ha attivato è ormai una delle poche realtà di potere radicato sul territorio. E una classe dirigente che non ha fiducia nei propri elettori e si spaventa per la propria ombra, fa prima ad andare a raccattare qualche voto in Vaticano piuttosto che dibattere e confrontarsi pubblicamente con l’opinione pubblica su un tema del genere.”
In effetti neanche la sinistra ha il coraggio di aprire un serio dibattito sull’eutanasia e Ignazio Marino, senatore Pd, ha tuonato contro la vostra iniziativa.
“Pensiamo, tra l’altro, che se i sondaggi sono questi su un pubblico indifferenziato, immaginiamoci quali possano essere i risultati sul solo elettorato del Pd. Sotto questo profilo siamo certamente più in sintonia noi con gli elettori democratici di quanto non lo sia Marino e i vertici di quel partito.”
A parte la sua contrarietà personale e come medico, l’obiezione di Marino è che aprire il dibattito sull’eutanasia proprio ora possa compromettere l’approvazione della legge sul testamento biologico che è già irta di ostacoli.
“Lui ha ragione se si limita al punto di vista dei rapporti di Palazzo, ma noi vogliamo fare un altro discorso. Noi diciamo che la forza per realizzare il testamento biologico, una legge sull’eutanasia, una norma decente sulla procreazione assistita e sulla ricerca scientifica in generale risiede nel rivolgersi all’opinione pubblica. Se si rinuncia a fare questo è ovvio che si resti ostaggio delle reazioni negative del Palazzo. Ci vuole un po’ più di coraggio.”
La vostra finalità è quindi quella di chiedere il sostegno popolare necessario a presentare una proposta di legge?
“Ma le proposte di legge già ci sono, le abbiamo già presentate. Fare proposte di legge nel Parlamento della partitocrazia italiana non serve a nulla perché uno le presenta e poi vanno per gli archivi. Ciò che vogliamo fare è aprire il confronto nel Paese e lo spot ha proprio questa funzione. Poi, se ci si riesce, la classe politica può arrivare solo in ritardo e ci auguriamo che prima o poi ci arrivi.”
La legge alla quale pensate è orientata a una legalizzazione dell’eutanasia o vi accontentate di una depenalizzazione (l’eutanasia non sarebbe consentita ma non sarebbe punito chi la effettua), opzione un po’ ipocrita ma scelta da molti Stati?
“Siamo per la legalizzazione. Legalizzazione significa regole sicure anche, per esempio, per eliminare l’eutanasia clandestina, che in Italia esiste. Siamo per l’eliminazione dei suicidi per disperazione e degli omicidi compassionevoli che a volte sconfinano nell’abuso sulle persone più deboli, un fenomeno che anche Veronesi ha denunciato e che esiste negli ospedali italiani. Noi vogliamo delle regole, vogliamo che, come in Olanda, ci sia una commissione di medici, una procedura che accerti le condizioni di salute della persona, si accerti che non siamo di fronte a una depressione passeggera e superabile. Legalizzare l’eutanasia non è una scelta per la morte, è una scelta per la vita, per il rispetto di una vita in cui conta la responsabilità per le scelte.”
Quindi voi chiedere l’istituzione di una sorta di protocollo per accedere alla dolce morte?
“Certo, regole significa proprio questo sennò, come per l’aborto, l’alternativa è la clandestinità, che c’è, non la inventiamo noi.”Avete ricevuto critiche anche dalla Società europea di cure palliative che ritiene la vostra iniziativa "fuorviante" e con "un forte rischio di strumentalizzazione politica".
Insomma l’opzione dell’eutanasia potrebbe rendere superfluo l’obbligo per lo Stato di mettere a disposizione dell’ammalato in fine vita tutte le cure necessarie per non soffrire.
“È come mettere in contrapposizione la contraccezione e l’aborto. Sono due cose diverse. Io credo che sicuramente ci si debba occupare della vergogna assoluta dell’assenza di terapie del dolore in Italia, e io personalmente al Parlamento europeo ho fatto passare una proposta per utilizzare l’oppio afgano come farmaco anti-dolore per quell’80% della popolazione mondiale che non ha accesso alle terapia antidolore. Ma questo è un altro discorso anzi, l’esempio olandese dimostra che laddove la persona che soffre e vuole morire non è trattata come un potenziale criminale, insieme al suo medico, ma come un cittadino; anche le terapie palliative sono più accessibili. Olanda, Svizzera e Belgio, paesi che non considerano l’eutanasia un tabù, sono avanti a noi sia per l’accessibilità alle cure palliative sia sul rispetto delle scelte di fine vita.”
Quindi nella vostra proposta di legge c’è anche una parte relativa all’accesso alle cure palliative?
“Ma noi per le cure palliative, per la morfina eccetera ci battiamo da sempre, non oggi. Gli atti parlamentari sono zeppi di nostre richieste, se c’è un’associazione e un partito che si sono battuti per questo, siamo noi. Non c’è alcuna contrapposizione fra i due temi.”
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