Cinque mosse contro il cancro

Alessandra Margreth

Una ricerca che avanza a grandi passi, ma che comunque intende rimanere sempre più vicino al letto del malato. È quello che si propone di realizzare il programma di oncologia clinica molecolare, in linea con i progressi della scienza che si avviano verso diagnosi e terapie delle malattie sempre più precise e personalizzate.
160 milioni di finanziamenti provenienti dal 5 permille all’Airc si sono concentrati su cinque progetti d’avanguardia in grado di produrre risultati concreti, che, appunto, dalla ricerca arrivino in breve al paziente. Il programma risponde dunque alla richiesta della gente di vedere rimedi efficaci per il cancro in tempi rapidi. L’ attività si svolgerà in due fasi: un primo triennio durante il quale 18 revisori stranieri verificheranno che l’obiettivo sia stato raggiunto. Solo se il controllo sarà stato positivo, il programma completerà il quinquennio previsto. Pierpaolo Di Fiore, docente di patologia generale all’università degli studi di Milano, è ricercatore group leader presso l’Istituto di oncologia molecolare di Milano. Ha fatto parte del comitato internazionale, composto da leader scientifici in campo oncologico, costituito da Airc per disegnare il piano pluriennale del programma.
“Il programma di oncologia clinica molecolare nasce nell’ambito delle continue novità che arrivano in questo campo” spiega Di Fiore, “Si sa sempre di più sulle alterazioni molecolari responsabili della nascita dei tumori. Questo apre nuove prospettive per una prevenzione e una terapia della malattia sempre più mirate e meno generiche. Si sta andando ad agire sempre di più sui meccanismi a livello delle molecole”. Lo sviluppo della genomica ha dato un’accelerazione incredibile alla scienza: ha infatti permesso nuovi e sempre più rapidi progressi anche nel campo dell’oncologia. La conoscenza del genoma umano consente di studiare tutti i geni di una cellula tumorale contemporaneamente, mentre prima si esaminava un gene alla volta. Oggi siamo in grado di avere una “fotografia” completa di una cellula maligna. Maggior conoscenza significa anche una maggiore potenzialità di tradurre la ricerca in qualcosa di utile per il paziente. Si può dire che il “motore” della ricerca sia diventato più potente, ma ora questa novità deve tradursi in una velocità reale per l’ “automobile”, cioè la cura del malato.
Ecco perché è importante avere una nuova figura che sappia muoversi bene sia nell’ambito della ricerca che in quello della pratica clinica. Ricerca e medicina finora sono stati due mondi che parlavano ognuno un suo linguaggio. Ora è indispensabile che imparino a comunicare sempre di più e sempre meglio. “Questo programma è molto innovativo” conclude Di Fiore, “partiamo davvero insieme al resto della ricerca internazionale dell’oncologia molecolare applicata alla clinica. In tutto il mondo ci si sta preparando a queste nuove sfide. Ci auguriamo che l’iniziativa contribuisca a formare altre figure di ricercatori al livello di quelli scelti per portare avanti queste indagini. Queste donazioni non sono pura e semplice beneficienza: qui si possono creare moltissimi posti di lavoro per i ricercatori, nascere nuovi prodotti per la cura. La crescita della ricerca è la crescita di una nazione”.
Dei cinque progetti, ricordiamo qui quello di Robin Foà, direttore del centro di Ematologia della Sapienza di Roma, che ha presentato un progetto che vuole portare ai pazienti affetti da neoplasie linfoidi acute e croniche i progressi delle conoscenze ottenute in laboratorio per permettere una gestione delle caratteristiche genetiche delle cellule tumorali. Questo progetto si basa sull’uso delle più avanzate tecnologie per la caratterizzazione genetica delle neoplasie linfoidi, le terze neoplasie in ordine di frequenza. Coinvolte nel progetto oltre 75 persone in sei gruppi di lavoro. Alessandro Massimo Gianni si propone di verificare l’attività antitumorale delle cellule staminali umane, geneticamente modificate. Il suo progetto ha già avuto una lunga fase preparatoria e ora mancano solo brevi passaggi preclinici per arrivare al paziente. Partecipano al lavoro 16 gruppi di ricerca per un totale di 89 ricercatori. Alessandro Vannucchi guida un progetto che vuole identificare nuovi bersagli terapeutici nei tumori mieloidi, analizzando i meccanismi responsabili della proliferazione e maturazione delle cellule cancerose. In questo progetto sono coinvolte 7 unità e 68 ricercatori.

 

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