Renata Polverini presenta le regole regionali sull’assunzione della Ru486 intorno alle 15.40, prima di correre al vertice con Fitto e Tremonti sui tagli per le Regioni previsti dalla finanziaria. Ma nemmeno un’ora prima, a Ostia, la prima donna del Lazio a sottoporsi all’aborto chimico ha rifiutato di ricoverarsi in ospedale. Beffando, grazie a un diritto tutelato dalla Costituzione, l’intento delle linee guida nazionali e del nuovo protocollo operativo adottato dalla Regione Lazio. Che già dal titolo parla per la pillola abortiva di «somministrazione solo in regime di ricovero» . E che è «molto più vincolante di semplici linee guida, perché ha un valore medico-legale», spiega il subcommissario alla sanità Mario Morlacco.
Agli ospedali che somministreranno il farmaco viene prescritto in dettaglio l’iter da seguire, dal colloquio psicologico preventivo ai controlli da farsi 14 giorni dopo le dimissioni. Malgrado questo, ogni donna potrà scegliere di andarsene, come già accaduto ad Ostia. «Lasciare l’ospedale è un diritto», sorride la governatrice. Ma ha parole meno morbide versoi dirigenti della struttura del litorale che hanno anticipato la Regione: «Al loro posto non l’avrei fatto. Spero non succeda nulla, ma se accadrà dovranno assumersi le loro responsabilità». «Ce ne assumiamo tutti i giorni, è il nostro lavoro», replica il direttore sanitario Lindo Zarelli, che si dice amareggiato del «polverone» sulla vicenda e aggiunge: «Abbiamo agito in coscienza e nell’esclusivo interesse della paziente, che non poteva essere sottoposta a un aborto tradizionale». Polverini ringrazia «gli altri dirigenti interpellati, che hanno mostrato senso di responsabilità». Ora, spiega, sarà l’Agenzia di sanità pubblica a stimare il fabbisogno di posti letto da dedicare alla Ru486; poi la direzione Programmazione sanitaria dovrà indicare gli ospedali idonei. Quanto ci vorrà? La governatrice non si pronuncia: «Useremo la procedura d’urgenza, ma prenderemo il tempo necessario per individuare le strutture migliori» .
L’annuncio fa infuriare l’Idv Giulia Rodano, che parla di «motivazioni risibili»: «È ovvio che ogni struttura già accreditata per l’interruzione di gravidanza può essere idonea. La verità è che la Polverini sta boicottando laRu486, umiliando sia le donne che gli operatori sanitari». Elogi al protocollo arrivano invece dal consigliere Udc Raffaele D’Ambrosio, che parla di «segnale di equilibrio». «L’obbligo di ricovero non può esistere», ribattono Rossodivita e Berardo, della lista Bonino-Pannella. E non solo prevederlo è «inappropriato» e antieconomico. Ma considerando che la paziente, protocollo o meno, può comunque scegliere di lasciare l’ospedale, la linea della Regione «sembra più cercare un supplemento di pena per chi sceglie un’interruzione di gravidanza che guardare alla buona pratica clinica». Quanto alla giunta, che ieri ha approvato il taglio del 10% per gli stipendi delle tre prime cariche regionali («da non confondersi spiega Polverini – con quello previsto in finanziaria, che arriverà nel 2011 e sarà a scaglioni») si prepara a una nuova fase movimentata. Visto che la presidente, interpellata sui tempi per l’ingresso dell’Udc, annuncia: «Ormai ci siamo». Poi con un sorriso tenta di rassicurare i suoi assessori: «Non ci saranno sacrifici».
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