Lettera a Ferruccio Fazio
Potranno i farmacisti fare obiezione di coscienza e rifiutarsi di vendere le cosiddette pillole per la contraccezione di emergenza? Questo è il disegno di legge presentato dalla senatrice del Pdl Ada Spadoni Urbani. «I farmacisti, anche se semplicemente dispensatori di farmaci, non possono essere costretti ad agire contro coscienza, quali semplici esecutori di scelte altrui… È proprio di una società giusta che non ci siano costrizioni di tal genere», ha detto la Urbani.
Non ho trovato il testo del disegno di legge né nel sito del Senato, né in quello personale della senatrice, dove tuttavia compare quello della proposta per istituire »cimiteri per animali d`affezione». Il tema, invece, è importante (e riguarda anche l`obiezione di coscienza già riconosciuta al personale sanitario). Possono i farmacisti titolari di licenze di pubblico esercizio rifiutarsi di vendere alcuni farmaci? Possono i ginecologi accettare la possibilità di lavorare in ospedali pubblici sapendo in anticipo che là si praticano aborti e a posteriori appellarsi alla coscienza?
Fino a quando le licenze per le farmacie non saranno liberalizzate ma resteranno contingentate, e fino a quando l`aborto potrà essere praticato solo in ospedali pubblici, si scontreranno due diritti. Da un lato quello della donna che intende interrompere volontariamente la gravidanza secondo le forme consentite dalla legge 194 (cioè allo scopo di tutelare la propria salute). Dall`altro quello di chi ha scelto un certo lavoro, che oggi pone un problema alla propria coscienza. Lo Stato che interviene nel decidere il numero di farmacie, ospedali e corsie è lo stesso che deve anche garantire l`applicazione della legge 194 in tutto il territorio nazionale. Se l`appello alla libertà di coscienza diventasse fenomeno di massa potrebbe portare ad avere zone in Italia in cui sarebbe di fatto impossibile abortire (e questo infatti succede). Forse l`unico modo per garantire sia la libertà di coscienza sia l`uniforme applicabilità della legge 194 è liberalizzare le farmacie e consentire le Ivg anche nelle cliniche private.
La "libertà di coscienza" è in cima a tutti i diritti umani. Perciò, "se l`appello alla libertà di coscienza diventasse fenomeno di massa… " sarebbe solo una buona notizia. La legge 194, inoltre, non menziona il "diritto all`aborto" ma si limita a normarlo e, dunque, a depenalizzarlo. E ancora: che in Italia resista questa anomalia del monopolio pubblico dell`Ivg (fenomeno che anche la 194 presuppone essere un male, non un bene) è riguardato da noi come un vantaggio di civiltà e di progresso, non come un sintomo di reazionaria arretratezza. Questa è la linea editoriale di Tempi.
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