Embrioni crioconservati. Verso un decreto ministeriale.

crioconservazioneIn tempi di crisi come quelli in cui sono gli Stati a ritrovarsi col portafoglio a secco, una banca dalle casse vuote non fa notizia. Ma, pur avendo in comune con i normali istituti di credito il fatto di essere un luogo deputato a conservare oggetti dal valore inestimabile, quella allestita nel Padiglione Marangoni del Policlinico di Milano non è una banca come le altre. Istituita nel 2004 per volontà dell’allora ministro della Salute Girolamo Sirchia, la banca del Padiglione Marangoni è dotata di speciali cassette di sicurezza in cui dovrebbero essere crioconservati gli embrioni orfani prodotti in sovrannumero prima della legge 40 sulla Procreazione medicalmente assistita (appunto entrata in vigore nel 2004).

Il condizionale è d’obbligo, poiché, nonostante uno stanziamento iniziale di 400mila euro, in quelle cassette, in questi sei anni, non un solo embrione "avanzato" dalle operazioni di fecondazione assistita è mai entrato. Stiamo parlando di 2527 embrioni che da allora sono crioconservati presso i centri di fecondazione italiani in attesa che qualcuno a livello istituzionale decida finalmente il loro destino. A cominciare dal loro trasferimento nei 6 contenitori di acciaio della superbanca creati appositamente per congelare in azoto liquido gli embrioni abbandonati a suo tempo (anche 20 anni fa) dai legittimi proprietari con dichiarazione scritta. Della questione se ne è occupato un gruppo di esperti appositamente nominato a giugno 2009 dal ministero del Welfare e guidato dal presidente dell’Unione giuristi cattolici Francesco D’Agostino, la Commissione di studio sugli embrioni crioconservati nei centri di Pma.

A gennaio scorso, dopo 7 mesi di lavoro, la Commissione ha presentato al ministro Maurizio Sacconi la relazione conclusiva, ma la notizia ha iniziato a circolare solo in questi giorni e dell’intero documento non v’è alcuna traccia sul sito del Welfare. Ecco in sintesi alcuni passaggi chiave del testo, nel quale si mette subito in chiaro che «è necessario modificare le attuali disposizioni normative relative all’istituzione della banca degli embrioni cosiddetti "abbandonati"» e che «rimane il divieto di distruzione degli embrioni stessi». La Commissione auspica quindi «un investimento nella ricerca scientifica al fine di individuare criteri certi, attualmente non definiti, per stabilire la morte o la perdita di vitalità degli embrioni, ed evitarne quindi una possibile conservazione a tempi indefiniti».

Il documento è attualmente allo studio del ministro Sacconi per la valutazione di eventuali provvedimenti. In base al testo, l’unico elemento di novità rispetto ai 6 anni appena trascorsi potrebbe essere la chiusura della superbanca di Milano, senza che questa abbia mai assolto il compito per cui fu creata. Una misura che darebbe ragione a chi come l’associazione Luca Coscioni denunciava la volontà del ministro e della sua sottosegretaria Eugenia Roccella (che questa settimana si è vista rinnovare dal Sacconi la delega alla Bioetica) di creare la Commissione per «bloccare» ogni decisione in merito agli embrioni crioconservati. Il trasferimento a Milano comporterebbe infatti l’obbligo di una decisione definitiva sul loro destino e questa non può che prendere due vie: o utilizzarli per fini scientifici o impiegarli per tecniche eterologhe.

Quel che è certo, osserva Filomena Gallo, vice segretaria dell’associazione Coscioni, «è che per definire il destino degli embrioni c’è bisogno di un decreto ministeriale che dica di preciso cosa farne». Sin dal 2005 sia le associazioni di pazienti infertili sia l’associazione Coscioni propone un documento in cui si chiede che gli embrioni idonei per una gravidanza siano usati per la fecondazione l’eterologa, e che quelli non idonei siano destinati alla ricerca scientifica. «Invece abbiamo avuto per un anno una commissione che è arrivata a conclusioni che non portano da nessuna parte. E questo vuol dire spreco di tempo e denaro dei contribuenti».

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