Fine vita, anche a Bologna un registro dei testamenti biologici

Stefano Andrini

Semaforo verde a Bologna per l`istituzione di un registro dei testamenti biologici. Il consiglio comunale ha infatti votato ieri a maggioranza (l`opposizione è uscita dall`aula per protesta) un ordine del giorno del Pd che impegna la giunta ad adottare i provvedimenti attuativi necessari all`organizzazione del registro e a definirne le modalità operative. Fortemente critica la Chiesa di Bologna che ha affidato ad un doppio editoriale del settimanale diocesano il proprio dissenso.

Gravi perplessità manifesta il giurista Paolo Cavana. «Oltre ai profili di illegittimità derivanti dalla normativa sulla privacy, che impone grandi cautele nel trattamento dei dati sensibili, ossia idonei a rivelare le convinzioni religiose, filosofiche o di altro genere e lo stato di salute della persona e la previa autorizzazione del Garante, sono stati confermati» sostiene il docente «gli altri dubbi, formulati dai medici, derivanti dalla controversa natura giuridica di simili dichiarazioni in assenza di una legge nazionale in materia». Altri aspetti problematici emergono da una più attenta lettura dell`ordine del giorno proposto. «Prima fra tutti – ricorda Cavana – la complessità burocratica del meccanismo previsto, che prevedrebbe il deposito della dichiarazione presso un notaio e la contestuale segnalazione del suo nominativo in Comune, ovvero direttamente la sua consegna in busta chiusa presso il Comune: nel primo caso con un doppio passaggio, che renderebbe la sua eventuale modifica inutilmente gravosa, e nel secondo caso con la possibilità che il Comune divenga depositario di volontà di provenienza controversa, non avendone potuto accertare la sua formazione ma solo il suo deposito». Altre pesanti riserve sono state espresse da Giorgio Carbone, docente di bioetica. La proposta di istituire un registro, affermalo studioso «equipara tout court il testamento biologico e le dichiarazioni anticipate di trattamento e ritiene che questi testi debbano essere vincolanti per il medico. Il testamento biologico è un documento con il quale il cittadino oggi sano dispone di sé e dei trattamenti sanitari per il tempo in cui non sarà più sano e non sarà in grado di intendere e di volere. Si tratterebbe perciò di un atto con cui il cittadino manifesta il suo consenso e/o dissenso a certi interventi sanitari». Le leggi e la giurisprudenza consolidata quando parlano di consenso informato, prosegue Carbone «suppongono che il consenso sia contemporaneo alla diagnosi e alla prognosi. Infatti, come può dirsi "informato" il consenso che io oggi do circa un eventuale intervento terapeutico cui potrei essere sottoposto fra tre anni, quando caso mai le tecniche mediche saranno particolarmente evolute? Non è detto che le volontà che io oggi esprimo corrispondano esattamente a ciò che io desidererò quando sarò colpito da una malattia grave e sarò incapace di esprimere i miei desideri. Posti tutti questi dubbi circa beni fondamentali, come la vita e la salute – continua l`esperto – è prudente e doveroso astenersi da qualsiasi atto che possa pregiudicarla in forza del principio di precauzione». Un gruppo di consiglieri teodem ha tentato di giustificare il proprio voto a favore del registro sostenendo che «esso non è altro che un deposito, poco oneroso, di desideri privi di validità giuridica» e che quindi non ci sarebbe materia per uno scontro ideologico. Una tesi bocciata da un gruppo di cattolici della stessa area politica. «Siamo di fronte», sostengono Angelo Rambaldi e Paolo Giuliani de "L Officina delle idee" «ad affermazioni politicamente deprimenti. La verità è un`altra: il testamento biologico comunale non è uno strumento al servizio dei cittadini ma più semplicemente un fuciletto ad aria compressa per una battaglietta laicista». Intanto il vice presidente del consiglio comunale Paolo Foschini (Pdl) non esclude che nei confronti del registro possano partire due possibili ricorsi: al Tar e alla Corte dei Conti.

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