Riparte lo scontro sul biotestamento

Si riparte dal biotestamento  approvato al Senato, cioè la legge  difesa dalla Cei e bollata da  Fini come «norma da Stato etico». 

 Ieri in commissione Affari  sociali hanno votato a favore  della proposta del relatore Di  Virgilio (Pdl) 24 esponenti della  maggioranza con l’Udc. Contrari  18 deputati, inclusa, a sorpresa,  la teodem, Binetti. «Condivido  il testo dell’impianto ma  era più corretto dire subito che  si intendeva ripartire da lì senza  tenerci in sospeso per tutto  questo tempo», spiega. L’opposizione,  dopo le aperture di Fini,  puntava ad una riscrittura  del testo licenziato da Palazzo  Madama e ora insorge («vogliono  lo scontro») mentre l’Idv minaccia  l’ostruzionismo. Il relatore si dice pronto a prendere in  considerazioni modifiche nel corso  dell’iter del provvedimento alla  Camera.  «Siamo nel bicameralismo,  non si può ignorare il lavoro di  un ramo del Parlamento, che ha  registrato ben settanta votazioni  in un iter del provvedimento  che è durato mesi- precisa -. Sono  disponibile a migliorare il testo  e a fare tutto il possibile per  renderlo più vicino ai bisogni  della gente».  La Commissione dovrebbe  stabilire il 12 novembre come data  ultima per la presentazione  degli emendamenti. Restano comunque  aperte le questioni più  spinose, come il valore non vincolante  delle Dat (dichiarazioni anticipate  di trattamento) e la gestione  del rapporto medico-paziente.  Dal Pd l’ex ministro della   Salute Turco attacca Di Virgilio  e Pdl: «Parlano di dialogo, ma ripropongono  lo scontro». Dopo  tre mesi di audizioni e interventi,  a Montecitorio la discussione ricomincia  dal ddl Calabrò approvato  al Senato. Molteni della Lega  non si spiega invece «la posizione  dei teodem del Pd contro  un testo sul quale al Senato si sono  espressi favorevolmente».  Mura e Palagiano dell’Idv annunciano  «un’opposizione serrata  e intransigente prima in commissione  e poi in aula». Di «scelta  sbagliata e ingiusta» parla il  senatore del Pd, Marino. Ma anche  all’interno della maggioranza  cè chi è perplesso per l’adozione  del testo Calabrò. Della Vedova  lo considera «imprudente»  e invita a «lavorare su una soft  law» che «restituisca le scelte di  cura al rapporto libero e responsabile tra medici, familiari e pazienti».  Il «finiano» Granata, promette:  «Riproporremo in aula  gli emendamenti per garantire  la possibilità della Dat». La Chiesa  si è subito schierata a favore  del ddl Calabrò, mettendo in  guardia dalle «scorciatoie» verso  l’eutanasia.  Il leader della Cei, Bagnasco  si è schierato a favore di «una  legge che preveda che non si possa  interrompere l’idratazione e  l’alimentazione impedendo tragedie  come quella di Eluana».  Una legge che «sia veramente  promotrice della vita, soprattutto  della vita fragile, che solleciti  tutta la società ad accompagnare  la vita ferita, senza permettere  violazioni che non portano il  bene della persona». Per il ministro  vaticano della Bioetica, Fisichella  il ddl Calabrò garantisce  «equilibrio tra diritto alla vita e  libertà di determinarsi».   Il Pd: parlano di dialogo  ma procedono da soli  L’Idv annuncia  ostruzionismo in aula   La Binetti vota contro  «Condivido l’impianto  del documento  ma non le modalità»

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