Vicenza/Variati, la Lista, il Registro – Il caso del biotestamento

Antonio Trentin

COMUNE. Dopo il voto a maggioranza in sala Bernarda e il «no» del sindaco alla proposta sostenuta dal suo gruppo
Rolando: «La contrapposizione non è cattolici-laici, ma clericali-laici» Opinioni opposte, ma polemica esclusa: «Sarà solo questione di tempi»

Aprire in municipio un registro dei testamenti biologici, cioè delle testimonianze certe, attestate e depositate delle volontà personali sul “fine vita”. Un caso che fa scoppiare il dissenso tra il sindaco e il gruppo comunale che ha il suo nome, la Lista Variati? O no? Il gruppo variatiano è stato protagonista del voto a maggioranza con cui lunedì il consiglio comunale ha impegnato il sindaco a istituire questo registro. «Personalmente sono contrario» ha detto il giorno dopo Achille Variati, assente dal dibattito consiliare, spiegando che – da cattolico osservante delle prescrizioni della gerarchia ecclesiastica – non accetta l’idea di pre-indicazioni del singolo individuo sulla volontà di mantenimento in vita oppure no nel caso di coma irreversibile. Ma ha anche aggiunto che da governante laico in Comune esaminerà il caso dal punto di vista amministrativo. Capra salvata insieme ai cavoli della politica oppure occasione di polemica? LINGUAGGI DIFFERENTI. Polemica, in realtà, non ne ha fatta il sindaco esternando le sue convinzioni. E non ne fa neppure il capogruppo della Lista, Giovanni Rolando. Ma il problema di fondo resta: su una proposta di rilevantissimo significato la maggior parte dei variatiani (con Rolando anche Baccarin, Diamanti, Appoggi, Vettori, Vigneri, Corradi e Colombara) non la pensa come Variati (e gli altri due della squadra, Rossi e Sgreva, non hanno votato contro ma si sono astenuti). «C’è un fatto: la proposta del testamento biologico da registrare in Comune. E ci sono opinioni diverse» commenta Rolando circoscrivendo la situazione prima che degeneri in contrasto: «Non mi interessa alimentarlo» aggiunge. Ma i percorsi culturali divergono totalmente, fin dall’uso delle parole e dei riferimenti. Variati parla di confini labili tra lo stop all’accanimento terapeutico e l’eutanasia, cioè la morte provocata, anche se su un consenziente. Rolando osserva che le situazioni citate dal sindaco riguardano atti passivi eventualmente subiti da un paziente in coma o da un malato terminale; mentre il testamento biologico sul “fine vita” è «una forma attiva e preventiva di autodeterminazione dell’individuo». CATTOLICI, CLERICALI, LAICI. «Il sindaco propone la contrapposizione cattolici-laici su questo tema – osserva il capogruppo -. Ma in realtà la contrapposizione è clericali-laici, visto che anche tra i cattolici dichiarati, consiglieri comunali compresi, c’è una grande e sensibile attenzione al “fine vita” e alla possibilità di autodeterminazione dei cittadini» rispetto alla sopravvivenza forzata, attaccati alle macchine o ai sondini della nutrizione e idratazione artificiale. «Anche un cattolico impegnato in politica può, e per me deve, seguire i principi laici su cui si fonda lo Stato e non obbedire a prescrizioni della gerarchia ecclesiastica: più di mezzo secolo fa – ricorda sempre Rolando – il cattolicissimo De Gasperi si oppose al Vaticano che voleva far alleare la Democrazia cristiana con i neofascisti». «Come firmatari e presentatori della mozione sul testamento biologico – prosegue – siamo particolarmente soddisfatti per la prima approvazione di un documento del genere in una città del Veneto. La discussione in commissione e in aula, dove ci sono stati consensi almeno di due consiglieri anche del centrodestra, si è svolta con pacatezza». «Invieremo il documento con il verbale della votazione alla Camera, dov’è in atto un forte dibattito, in concomitanza con il terzo anniversario della commovente lettera al presidente della Repubblica scritta da Piergiorgio Welby» spiega Rolando, riferendosi al protagonista del primo grande scontro politico-mediatico sulla possibilità di scegliere il proprio “fine vita”. QUESTIONE DI TEMPI. Variati frenerà sul registro, non condividendone significato e finalità? Rolando risponde così: «Il voto degli eletti dal popolo, in sala Bernarda, non “invita” ma “impegna” il sindaco a fare. È molto apprezzabile la sua distinzione tra le convinzioni personali e il fatto che da sindaco si muove nella laicità. Forma e modi possono essere studiati. Anche i tempi, ma questi non possono essere infiniti: non è in discussione se aprire il registro, ma solo il come e il quando».