Laicità ed esigenze dello stato berlusconiano

Filippo Gentiloni

berlusconi - papaNei mesi estivi non è mancato qualche significativo episodio dello scontro sempre In atto nel nostro paese fra le esigenze della sana laicità e quelle dello stato berlusconiano stretto nell’abbraccio con i palazzi vaticani. Vale la pena di ricordare almeno due episodi, due scontri significativi. II primo riguarda la famosa pillola «abortiva» Ru496: le autorità sanitarie l’avrebbero dichiarata lecita, in attesa che anche il parlamento si faccia sentire. Ma il Parlamento sembra incerto, indeciso. L’altra questione è ancora più scottante, anche perché riguarda l’ora di religione cattolica a scuola,

un argomento che per la chiesa italiana è assolutamente in primo piano, come la lunga storia delle controversie sta a dimostrare. Una sentenza del Tar del Lazio ha notevolmente ridimensionato il ruolo dell’insegnamento della religione nella scuola e quello dell`insegnante nell’insieme dei corpo docente. Immediata la reazione vaticana, ma anche quella dei governo: le due sponde del Tevere assolutamente insieme, Il ministro della Pubblica istruzione è subito intervenuto per annullare le novità «offensive». La situazione deve rimanere come è, nonostante tutti gli argomenti a favore di un corretto ridimensionamento. Qualche argomentazione, fra le molte proposte e riproposte in questi giorni. I cattolici: il cattolicesimo è alle radici della nostra storia e cultura; l’ora di religione non è uno spazio confessionale: la laicità significa essere aperti alla realtà nella sua interezza, compreso il fatto religioso, e simili. Ma, d’altro canto, si tratta di una ferita alla cultura e alla laicità. E non si distingue facilmente e correttamente fra cultura e catechesi. I protestanti: no all’arroganza religiosa… Perché non insegnare etica? Molti hanno ricordato che all’estero, anche dove l’insegnamento cattolico è presente, il suo «statuto» non equivale a quello delle altre materie. Neppure in Polonia o in Irlanda. Ma da noi, come è noto, il Vaticano detta legge e la scuola è il suo terreno privilegiato. Su quali poi siano î risultati «pastorali» di tale insistenza si dovrebbe discutere. La cattolicità degli italiani non sembra corrispondente alla alta frequenza degli studenti all’ora di religione, Come mai?