Biotestamento, la mina Fini nelle mani del premier

Andrea Cangini

gianfranco finiDue le ipotesi: rompere con il presidente della Camera o rimandare l’approvazione del testo
Grande è l`imbarazzo tra i ranghi del Pdl. Si scopre infatti che quanto scritto ieri da questo giornale era già da un po` sulla bocca dei maggiorenti del partito. L’ipotesi che, nel giorno del voto finale sul testamento biologico, Gianfranco Fini possa per qualche minuto spogliarsi del ruolo di presidente della Camera, prender posto tra i deputati del Pdl e votare contro, suscita forti preoccupazioni.

C’è chi, ringhiando, dice che «se lo fa, si gioca ogni residua speranza d’essere eletto al Quirinale» e chi spera di farlo desistere. Tutto è nelle mani del premier, che non ha però ancora deciso. Realisticamente, le ipotesi sono due: confermare la sostanza del testo uscito dal Senato andando così allo strappo con Fini; rinviare a tempi migliori il varo di una legge oggettivamente controversa. Per decidere, Berlusconi dovrà valutare due aspetti. Dovrà capire se Fini ha minacciato un gesto così eclatante solo per far pressione sul Pdl, ma senza volerlo in effetti compiere. Dovrà decidere che atteggiamento assumere nei confronti del Vaticano. Un’accelerazione della legge sul testamento biologico, col divieto per i pazienti in coma vegetativo di sospendere l’alimentazione e l’idratazione artificiali, rispondeva infatti alla necessità di accontentare la Chiesa. E Berlusconi era d’accordo. Ma le recenti offensive dei vescovi sul tema dell’immigrazione, così come sulla vicenda delle prostitute, pare l’abbiano irritato non poco. Il malessere è diffuso. Raccontano che anche il capogruppo Cicchitto, al pari del ministro Brunetta, spinga per una parziale revisione della legge. Di certo lo chiedono i finiani. Dice infatti Flavia Ferina, deputato e direttore del Secolo, che «indipendentemente da quel che farà Fini, se la legge resta com’è io non la voterò. E poiché è noto che non sarò la sola sono certa che per evitare il braccio di ferro una mediazione verrà trovata». Secondo i laici del Pdl, la mediazione migliore è quella prospettata dall’ex radicale Della Vedova nell’intervista pubblicata qui a fianco.

Ma, allo stato, la prospettiva sembra minoritaria. «Quella di Della Vedova – dice infatti Gaetano Quagliariello – non sarebbe una soluzione: il Parlamento non può eludere il tema dell’idratazione e dell’alimentazione artificiali, non foss’altro perché ci sono delle sentenze della magistratura che, sostituendosi al legislatore, intervengono sulla materia». E` la posizione del ministro Sacconi, che ieri ha ribadito la necessità di codificare «il diritto inalienabile all’alimentazione e all’idratazione per chi non è autosufficiente». In un’intervista al Corriere, il ministro propone dunque di limitare la legge a questo singolo aspetto rimandando la questione del testamento biologico. E` però chiaro che una legge sul testamento biologico ha senso se prevede la possibilità per chi non ha più speranze di vita attiva di rifiutare quell’alimentazione e quell’idratazione che lo condannerebbero a vegetare al oltranza. Ma su questo punto i dirigenti del Pdl non transigono. «Credo – dice Gasparri che la Camera confermerà la sostanza del testo approvato dal Senato, e se Fini voterà contro renderà ulteriormente chiaro il fatto d’essere in minoranza nel partito».