Ora anche i gay vogliono le loro ronde

E No, non è uno scherzo. La violenza è anzi una questione che andrebbe presa terribilmente sul serio. E infatti la Procura di Roma non ha atteso neppure 24 ore per smentirsi, dopo l’incredibile decisione di lasciare a piede libero il presunto aggressore della coppia di gay. E ieri, come se niente fosse, ha emesso una ordinanza di custodia cautelare in carcere per tentato omicidio. Ma forse è tardi. La sensazione di essere stati lasciati soli tra i gay è forte, tanto che c’è la tentazione del fai da te. Di ronde gay, insomma. Una nemesi per Roberto Maroni, padre ideale del rondismo all’italiana.

Già, perché se gli organizzatori del Gay Village ieri spiegavano di poter garantire la sicurezza all’interno del Villaggio con ben 60 addetti ma non all’esterno e, dunque, hanno chiesto telecamere nella zona dell’Eur e più sorveglianza con le forze dell’ordine, c’è chi è andato oltre. La provocazione l’ha lanciata un ragazzo, Stefano, che il giorno dopo l’aggressione si era recato al Gay Village «accompagnato da una buona dose di solidarietà e curiosità, pronto ad avallare qualsiasi iniziativa di sensibilizzazione». Ma, racconta in una lettera piuttosto dura inviata alla organizzazione della manifestazione, «una domanda ed una sorta di disgusto mi assalivano una volta dentro. Come si può continuare a fare festa?». Insomma, il cordoglio di circostanza non basta più, occorre fare qualcosa mentre, ragiona Stefano, «l’organizzazione del Gay Village ha in mano un’arma potentissima e non fa nulla». Anche da considerazioni come queste è partita l`idea delle ronde gay. «E risaputo – fa notare Stefano – che i gay sono notoriamente non violenti. Ma qualcuno si troverà, sicuramente. Tra polizia, carabinieri e forze dell’ordine, di gay ce ne sono molti, purtroppo non possono manifestarsi». Su Facebook, ad ogni buon conto, è già bella e pronta la pagina Vorrei le ronde gay

Ronde gay, insomma. Difficile che Roberto Maroni, nel mettere a punto il pacchetto sicurezza, pensasse a un esito di questo genere. Ma, per quanto inaspettato, anche una idea del genere racconta qualcosa dell’aria che tira nella comunità omosessuale e di come si prova a reagire. Anche perché ieri – mentre i medici spiegavano che le condizioni dell’uomo accoltellato a Roma erano stazionarie ma che la prognosi ancora non poteva essere sciolta – si è saputo di una nuova aggressione, questa volta a Rimini, vittime Daniele Priori, vicepresidente di GayLib, associazione di omosessuali di centrodestra, e il suo compagno Ciri Ceccarini. Si è trattato, come hanno raccontato le due vittime, di una banale discussione per un parcheggio sotto casa tra vicini, sfociata però in aggressione omofoba con tanto di pugni, minacce e insulti. «Secondo questa gente – ha detto Priori – io e il mio compagno non dobbiamo stare nella palazzina per non oltraggiarne la loro idea di decoro». Ronde o non ronde, si prova a reagire. Lo fa anche Imma Battaglia, presidente di DiGay Project e organizzatrice del Gay Village, che ieri ha invitato alla manifestazione il ministro Mara Carfagna e la deputata del PdAnna Paola Concia «a discutere della legge contro l`omofobia che vorremmo venisse approvata persino prima delle unioni civili», incassando immediatamente il sì della seconda. E da vedere se la Carfagna accetterà dopo aver declinato l’invito alla Festa del Pd. Certo, non sarà l’unica a mancare a Genova.

Ma, appunto, lei almeno era stata invitata. I gay neppure questo, come ha denunciato il segretario nazionale dell`Arcigay, Riccardo Gottardi. Nella edizione 2009, spiega Gottardi, non è previsto «un momento di confronto tra il partito nazionale e le associazioni omosessuali che fino ad oggi era stato sempre presente nelle feste dell’Unità prima e del Pd poi». Invece, dice ancora Gottardi, «dall’organizzazione nazionale della festa abbiamo finora ricevuto richieste per trovare lesbiche e gay che siano "voci dal pubblico" dei dibattiti nazionali, non ci risulta nessun invito ad essere interlocutori anziché spettatori». Chissà se, dopo quello sulla Festa e i festini, un nuovo incidente diplomatico è destinato a movimentare le acque dalle parti del Pd. Facile però immaginare che le discussioni andranno avanti, almeno sul fronte politico, mentre su quello giudiziario qualcosa ieri si è mosso. Dopo le polemiche dei giorni scorsi, infatti, la Procura di Roma ha chiesto che sia emessa una ordinanza di custodia cautelare in carcere per tentato omicidio nei confronti del pregiudicato accusato dell’aggressione dell’Eur. Sarà il gip a decidere. A sollecitare l’ordinanza è stato, ieri, il procuratore Giovanni Ferrara, lo stesso che, l’altro ieri, rispondeva alle polemiche sul mancato arresto spiegando che la procura «si è mossa secondo le regole dettate dal codice che tutela le garanzie di tutti i cittadini». Gianni Alemanno, tra i più duri contro quella decisione, nell’attesa di incontrare oggi le associazioni dei gay, ieri poteva finalmente «esprimere soddisfazione». Non sarà l’unico.