Nelle celle tre metri quadrati a testa. Secondo l’Europa dovrebbero essere 7,5

A. Gar.

rita bernardiniDel suo pellegrinaggio di Ferragosto nei luoghi di reclusione italiani, la deputata radicale Rita Bernardini ricorda Poggioreale, Napoli, il carcere più grande d’Europa. «Fuori c’erano le transenne e una lunga fila. Parenti e bambini in attesa dei colloqui, ore sotto il sole». Poi, 8-10 persone in una cella di venti metri quadrati, 2.266 detenuti su una capienza di 1.400 e su una «capienza tollerata» di 1.743. Venti, ventidue ore in cella senza potersi muovere. Poi, 4 suicidi nel 2009, 521 detenuti tossici, 218 stranieri, solo 166 avviati al lavoro.

Su 28 educatori previsti, presenti 14. A Fuorni, Salerno, celle femminili con il wc a vista, senza neanche una tenda. Bottiglie di plastica messe fuori dalla finestra per scaldare l`acqua per la doccia. Detenuti 450, capienza 280. A Secondigliano 1.031 detenuti presenti, capienza 804, capienza tollerata 1.400: «Ma tollerata da chi?». L’elenco è lungo. A Lecce l’altro ieri un record: 1.360 detenuti su una capienza di 640. A Marassi, Genova, in molte celle da due si è aggiunta la terza branda. Nella sezione femminile di Santa Maria Capua Vetere, dodici donne in una stanza da 4, si fa il turno per stare sedute. San Vittore, Milano, sei detenuti in nove metri quadrati, 1.400 in tutto su una capienza di 700, settecento agenti su un organico di 1.200. Dati di questa estate, nelle carceri italiane, mai così sovraffollate dal 1946. Sessantatremila detenuti, trentamila condannati, gli altri in attesa di giudizio. Tre metri quadri a testa di media, mentre secondo l’Europa dovrebbero essere 7,5. Proteste, quest’estate a Vibo Valentia, a Sollicciano, a Regina Coeli, a Como, a Padova, a Venezia. Incendi, battitura delle sbarre, aggressioni agli agenti, esplosioni delle bombolette da gas da campo. «E il caldo», ha detto il direttore di Regina Coeli, Mauro Mariani. Il caldo di ogni anno. Così come basta pescare negli archivi dei giornali per trovare titoli sempre uguali: «Rebibbia e Regina Coeli, protestano gli agenti dei penitenziari: siamo in pochi» (maggio 2005), o «Voghera, Natale in carcere per gli agenti penitenziari: siamo troppo pochi» (dicembre 2008). I detenuti stanno crescendo al ritmo di 800-1.000 al mese e anche questo governo, come i precedenti, cerca di trovare soluzioni mentre l’emergenza è già in atto.

C’è un carcere nuovo a Rieti, non ancora aperto perché manca il personale. A Spoleto e a Perugia sono appena state aperte due nuove sezioni: arriverà personale in «missione volontaria», con una voce di i 10 euro in più sullo stipendio (quello medio è di 1.300 euro al mese), ma quegli agenti lasceranno in difficoltà altre carceri. Poi, c’è la pressione per «esportare» gli stranieri (sono più di 23 mila, il 37 per cento del totale) nei Paesi d’origine. E c’è stata la proposta del Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria di utilizzare i militari (la soluzione per ogni male, sembra) in funzioni di vigilanza sulle mura esterne delle carceri: bocciata dal ministro La Russa. Infine, il piano per le nuove carceri: 17 mila posti entro il 2012, per un costo di un miliardo e 590 milioni. I soldi ci sarebbero solo per un terzo. Ma il governo spera nel project financing, privati che mettono il resto e poi gestiscono alcuni servizi. Arriveranno, si può guadagnare con le carceri?