Testamento biologico, Fini: serve ampia convergenza

Franco Bianchini

gianfranco finiLa legge sul testamento biologico, «argomento certamente di grande rilievo», dovrà essere il risultato di una discussione «ampia, seria e approfondita», lo ha detto il presidente della Camera, Gianfranco Fini, in una intervista a consuntivo del primo anno di legislatura, sul canale satellitare di Montecitorio.

«Il mio personale auspicio – ha sottolineato Fini -, è che al termine di quella discussione si possa registrare una convergenza molto ampia sul testo, perché sono questioni che non possono essere affrontate nella logica maggioranza-opposizione, ma proprio perchè eticamente sensibili sono questioni doverosamente trasversali». E un "punto e a capo", quello di Gianfranco Fini, su un tema che ha diviso e fatto discutere l`opinione pubblica. Potrà succedere, allora, quello che la scorsa settimana ha auspicato il deputato Pds Benedetto Della Vedova: che l`estate porti consiglio, aveva detto il presidente di "Libertiamo", in modo che «a settembre la discussione della legge sul fine vita possa ripartire su basi nuove, dialoganti e ragionevoli».Una discussione, quella auspicata da Gianfranco Fini, che evidentemente parte dal riconoscimento dell`esistenza di una pluralità di ispirazioni etiche e valoriali in relazione al fine vita e che proprio per questo chiede prudenza al legislatore. Forse un altro approdo è possibile, diceva ancora Della Vedova, avanzando una proposta di superamento del clima di scontro che si sta inevitabilmente delineando, tra e dentro i partiti quanto nella società: «Una legge prescrittiva – è il parere di della Vedova – sia nel senso dell`autodeterminazione che nel senso dell`etero-determinazione dei pazienti, non potrebbe fondarsi nel nostro paese su di una ampia condivisione parlamentare. Sarebbe perciò preferibile una soft law che si limitasse a stabilire (anzi, per meglio dire, a ribadire) il no all`eutanasia attiva e all`accanimento terapeutico, e che per il resto istituisse una sorta di "riserva deontologica" sulla materia del fine vita, demandando al rapporto tra i pazienti, i loro fiduciarie i medici nel rispetto dei principi del codice di deontologia e del dettato costituzionale – la decisione in ordine a ogni scelta di cura. Su questa piattaforma è possibile, avendo tutti rinunciato a qualcosa, coagulare una maggioranza ampia e trasversale: si potrebbe fare una legge di un solo articolo, che non coltivasse l`ambizione di tagliare, come una spada, il bene dal male, ma si limitasse a rendere praticabili rapporti terapeutici (e quindi anche morali) che oggi rischiano di essere intralciati dalla occhiuta, rigida e in fondo cieca vigilanza del legislatore». È solo una proposta, ovviamente. Ma comunque tutti sanno, alla Camera, che la discussione sarà vera e "senza blindature". Niente blocchi di maggioranza, solo un dialogo a tutto campo che non si sa ancora se partirà dal testo approvato al Senato o se da uno nuovo di zecca. La commissione deve ancora decidere. Al di là dei tecnicismi, una cosa comunque è certa: il clima che si respirerà alla Camera sarà completamente diverso da quello che gli italiani hanno potuto osservare a palazzo Madama.