Ru486, Bagnasco incita all`obiezione di coscienza

Jolanda Bufalini

bagnascoIl presidente della Cei contro la Ru486. Polemica sull`obbligo di ricovero. Roccella: «Nessuno può obbligare, le donne che lo chiederanno potranno firmare e uscire». Bresso: «Costerà di più ma è bene usare prudenza». Il presidente della conferenza episcopale Angelo Bagnasco scende direttamente in campo nella battaglia contro la Ru486.

«Medici fate obiezione di coscienza perché quella è una banalizzazione dell`aborto». per il cardinale Bagnasco la decisione assunta dalla Agenzia del farmaco di autorizzare, nell`ambito delle strutture ospedaliere l`utilizzo del farmaco che evita l`intervento chirurgico nell`interruzione di gravidanza, «è una discesa di civiltà perché la vita umana nella sua integrità non è riconosciuta ma offesa» E, lamenta il cardinale, «l`indirizzo prevalente è quello della libertà assoluta dell`individuo mentre la libertà va contemperata con dei valori oggettivi». Mentre monsignor Luigi Negri, vescovo di Montefeltro-San Marino, sente il bisogno, definendo l`introduzione della Ru486 un atto che mette il paese «al di sotto della legge della giungla», di giustificare i comportamenti di Silvio Berlusconi: «mille incoerenze etiche non distruggono nè il benessere, nè la libertà del popolo: invece un attacco violento contro la sacralità della vita, questo sì è un evento che devasta la nostra vita sociale». L`obiezione di coscienza è già molto elevata, è passata dal 58,7 % nel 2005 al 70% nel 2007, come media nazionale. Ma vi sono regioni come il Lazio, la Sicilia, la Campania dove l`obiezione di coscienza dei medici di ostetricia raggiunge anche l`85 % ed è elevata anche quella dei medici anestesisti (77% in Molise e Campania). Per fortuna il ricorso all`Ivg è diminuito, con la drammatica eccezione per le donne immigrate, che scontano condizioni di maggiore costrizione economica e lavorativa, di minore informazione e di paura. Basti pensare agli effetti dell`introduzione del reato di clandestinità sulla serenità di scelta di queste donne. Ma la polemica politica ha preso altre strade, soprattutto quella del ricovero di tre giorni che, piuttosto che la salute, ha come obiettivo di «non banalizzare l`aborto». Negli altri paesi Ue e in Svizzera, così come nelle regioni italiane in cui la Ru486 è stata utilizzata sulla base delle richieste individuali dei medici per le pazienti per le quali era consigliato, l`interruzione di gravidanza interrotta farmacologicamente si fa in day hospital. Paolo Ferrero considera la prescrizione del ricovero «un`assurda e ingiustificata forma di accanimento punitivo nei confronti della donna. Frutto di una cultura che, in ossequio ai dettami patriarcali della chiesa e della società italiana, non intende capacitarsi che la donna possa veder rispettata la propria libertà di scelta e alleviata la propria sofferenza». CONSIGLIO SUPERIORE DELLA SANITÀ Mercedes Bresso, presidente della regione Piemonte, mentre ritiene che all`inizio la prudenza consigli il ricovero, sottolinea che «le difficoltà in cui si dibatte il sistema sanitario nazionale sono determinate dai tagli di Tremonti e che, con il ricovero, l`intervento costerà di più». Il medico anestesista che sospese le terapie a Piergiorgio Welby, Mario Riccio mette in guardia dal «ricovero coatto» «queste povere donne – dice – sarebbero sottoposte a un regime carcerario». Quando anche in chirurgia «i pazienti sono operati e mandati a casa, ovviamente con tutte le prudenze suggerite dai protocolli su cosa fare, chi chiamare, dove andare, nel caso che insorgano problemi». Il sottosegretario Eugenia Roccella respinge l`accusa del ricovero coatto: «Ovviamente le donne che firmeranno per uscire potranno farlo ma sul ricovero ci sono due pareri del consiglio superiore di sanità che non è un organismo politico».