Rispetto per chi si lascia morire

A fine’800 il Petrocchi definiva T. come «atto col quale uno dispone nei termini di legge dei suoi averi dopo morto». Con T. si intende un atto a)valido a seconda di quanto previsto dalla legge, b)che riguarda il lascito degli averi c)dopo la morte. Oggi si discute di una nuova legge sul Testamento Biologico (TB) per rendere valide le disposizioni dell’interessato anche 1. sulla propria vita, 2. nelle sue fasi finali. L’esigenza di allargamento degli ambiti del testamento si impone perché la tecnologia medica rende possibile lunghi periodi di vita in cui l’interessato è incapace di decidere e privato di ogni controllo.

Il TB amplia la sfera della volontà e consente all`interessato di rifiutare gli interventi medici eccessivi e non voluti, ossia il cosiddetto accanimento terapeutico. Si obietta che la condanna dell’accanimento è già prevista dall’etica ippocratica della sacralità della vita in cui è il medico che stabilisce e decide quando desistere, senza bisogno né di TB né di concessioni sulla disponibilità della propria vita. Il TB sarebbe così il cavallo di Troia per l’eutanasia: facendo leva su casi pietosi all’inizio si chiede solo la sospensione dei trattamenti eccessivi e sproporzionati, ma si passerà poi anche all’«aiuto a morire» (eutanasia). Questo aspetto è confermato dalla richiesta di includere tra le terapie anche la nutrizione artificiale. Se per volontà (attuale o testamentaria) qualunque intervento è rifiutabile, allora non solo è sempre lecito «lasciarsi morire», ma si pongono le basi per dissolvere la distinzione tra «lasciar accadere» (lasciar morire) e «fare» (uccidere) e con essa la normatività della natura che fonda il diritto naturale. Sul piano tecnico e pratico è difficile negare che la nutrizione artificiale sia una terapia medica, per cui ai più appare assurdo volerla rendere obbligatoria come previsto dal ddl Calabrò in discussione alla Camera.

Ma gli ippocratici ne riaffermano l’obbligatorietà perché, sul piano simbolico, questo è una «linea del Piave» su cui cercare di bloccare l’avanzata dell’etica della disponibilità e con essa della liceità dell’«aiuto a morire». Sul piano storico non sempre è vero che il TB apra all’eutanasia: la California, madre del TB, ha respinto 20 anni dopo il suicidio assistito. Ma poi, sull’etico, è proprio vero che l’«aiuto al morire» in certe situazioni sia immorale? Un tema da affrontare presto. Molte regioni italiane sono sommerse da cumuli di debiti e deficit sanitari, maleodoranti come e più dei cumuli di spazzatura di Napoli e Palermo. Maleodoranti perché frutto di incapacità gestionale e di scientifico utilizzo per il finanziamento dei partiti, per la creazione di consenso elettorale e per il mantenimento di corporazioni e gruppi di potere locale. Questo tipo di sanità fa due vittime: le risorse pubbliche e la salute dei cittadini. E questa sanità è un pericolo per la salute così come per le risorse economiche e finanziarie del paese. Come Radicali chiediamo una grande operazione di verità e di trasparenza per separare nettamente ciò che è bene per la salute da ciò che è bene per il mantenimento del potere dei ceti politici regionali. L’intervento del Governo che ha nominato Commissari i Presidenti di Regione è una ammissione di inconsistenza politica. Non si nomina a capo delle indagini il maggiore imputato.

Vanno commissariate quelle regioni in cui il portafoglio e la salute dei cittadini sono minacciati da anni, ma vanno nominati commissari persone di valore che non abbiano alcun rapporto con il potere locale e siano in grado di assumere le decisioni necessarie più drastiche. Stupisce, ad esempio, che non sia stata commissariata la Calabria. Andava commissariata per prima e due volte: una volta per difendere la salute di quella parte dei calabresi che non possono farsi curare in altre regioni (è la regione con la più alta mobilità sanitaria), una seconda per arrestare gli enormi cumuli di debito e deficit che stanno sommergendo l’intera regione. La sanità in molte regioni italiane sta diventando una emergenza di salute, di economia, di giustizia e di criminalità partitica trasversale. Non è pensabile affrontare questo problema rinviandolo o nascondendolo. Come Radicali da anni abbiamo messo a punto analisi e proposte politiche e gestionali fondate sulla informazione degli utenti e la valutazione delle strutture sanitarie da parte degli utenti. L’urgenza di una rivoluzione informativa al servizio dell’utente viene ora confermata dai fatti. Dobbiamo sentire la responsabilità di supplire all’inerzia e all’imbarazzo di una partitocrazia, che ha trovato nel continuo aumento della spesa sanitaria il suo più forte sostentamento, senza che questo si riflettesse in un aumento della salute dei cittadini. * Associazione Luca Coscioni