Escluso dalle parti civili. Alemanno: “impugneremo la decisione”
Non ci sarà il sindaco Gianni Alemanno al processo contro don Ruggero Conti, l’ex parroco della Natività di Maria Santissima, a Selva Candida, accusato di abusi sessuali nei confronti di sette minori. Il tribunale ha dichiarato inammissibile la costituzione di parte civile del Comune: inammissibile perché tardiva.
A rappresentare il Campidoglio contro il sacerdote, 55 anni, garante di Alemanno «per la famiglia e le periferie» durante la campagna elettorale, resta Mario Staderini, del partito radicale, il primo in Italia a utilizzare la norma che permette a «ciascun elettore» di «far valere in giudizio le azioni e i ricorsi che spettano al Comune». «Se non avessi esercitato l’azione popolare sottolinea Staderini, assistito dall’avvocato Elisabetta Valeri – oggi le probabili vittime si troverebbero sole in un processo che, come spesso accade per i reati sessuali, le costringerà a difendersi per non aver scelto il silenzio». Nel pomeriggio Alemanno annuncia che il Campidoglio impugnerà la decisione del tribunale. «L’interpretazione restrittiva della norma è incomprensibile – sostiene il sindaco -. Ringraziamo la disponibilità di Mario Staderini, ma riteniamo che in questa vicenda debba essere assolutamente ribaditala presenza del Comune».
Eppure ormai non c’è più nulla da fare: le ordinanze si possono impugnare solo con le sentenze e dunque il sindaco dovrà aspettare la fine del processo. Peraltro, la costituzione di parte civile del Campidoglio è stata ritenuta fuori termine non solo dal presidente della sesta sezione, Luciano Pugliese, ma anche dal pm Francesco Scavo e dagli avvocati. L’udienza di ieri si è aperta proprio con la questione della partecipazione del Comune. Una «coda» che chiude la bufera suscitata, l’altra volta, dall’annuncio che il Campidoglio non sarebbe intervenuto contro don Ruggero. L’avvocato capitolino Nicola Sabato aveva depositato una lettera firmata da Alemanno il 4 giugno: «Il sottoscritto dichiara di non costituire l’amministrazione comunale nel processo sopra indicato». Poi la tempesta nel mondo politico (per primo Francesco Storace, capogruppo de La Destra in Campidoglio: «Una figura barbina per proteggere un grande elettore») aveva fatto cambiare idea al sindaco.
Troppo tardi però, visto che il processo ha le sue regole e i suoi tempi. Anche ieri, come il 16 giugno, i fedeli di don Ruggero sono accorsi in massa in tribunale per salutare il loro amatissimo ex parroco. Giovani, adulti, famiglie intere. Durante l’inchiesta nel quartiere sono state raccolte 648 firme a sostegno del sacerdote e i parrocchiani hanno scritto due lettere, al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al vescovo, monsignor Gino Reali. «Da quasi un anno – si legge nella lettera a Napolitano – viviamo nel dolore e nella costernazione. Pensiamo che ci sia un abuso inumano nella carcerazione preventiva a cui don Ruggero è sottoposto, così come pensiamo che la campagna di stampa contro di lui sia stata diabolicamente orchestrata per marchiare la sua persona di una colpa atroce e senza appello».