Satyagraha 2009. La forza della verità e della nonviolenza per gridare: “Piena attuazione all’articolo 48 della Costituzione e rispetto della parola data !”

di Michele Rana

Se non si provvederà subito questo, necessariamente, costituirà un altro paragrafo del libro sulla peste italiana. E’ necessario, però, riassumere le tappe di quest’altra incredibile, se non si fosse in Italia, vicenda.

 

Grazie alle battaglie radicali di Luca Coscioni e Piero Welby all’inizio del 2006 l’allora Ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, si rese promotore di un decreto legge, successivamente convertito (Legge n. 22 del Gennaio 2006), avente l’obiettivo di facilitare, che in questi casi vuol dire letteralmente rendere possibile, il voto presso il proprio domicilio dei malati intrasportabili “dipendenti in modo continuativo e vitale da apparecchiature elettromedicali”.

 

E i malati non dipendenti in modo continuativo e vitale da tale apparecchiature ma comunque intrasportabili? Ne rimanevano e, purtroppo, tuttora ne rimangono irragionevolmente esclusi.

 

Severino Mingroni, dirigente nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, disabile gravissimo e completamente immobilizzato riesce a comunicare e a scrivere solo attraverso i ridottissimi movimenti degli occhi tramite la sua tastiera virtuale è uno tra questi malati che vorrebbe esercitare quel diritto al voto, previsto dalla Costituzione all’articolo 48, ma ne è impedito nel concreto esercizio dalla, irragionevolmente restrittiva, legislazione vigente.

Vengono interessati il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il nuovo Ministro dell’Interno, Giuliano Amato ed in particolare il primo si manifesta angosciato di fronte alla testimonianza di Severino Mingroni e della sua impossibilità concreta a recarsi al seggio.

 

Ai radicali, ai dirigenti e i militanti dell’Associazione Luca Coscioni si associano, immediatamente, anche altri deputati, come l’On. Ileana Argentin del Partito Democratico, proprio alla vigilia dell’ultima consultazione elettorale nazionale del 2008, ma l’impegno non serve a produrre una modifica della legislazione precedente.

 

Si avvia la legislatura in corso e per prima iniziativa della deputata radicale Rita Bernardini viene presentato, l’8 maggio del 2008, un progetto di legge (il n. 907) volto a colmare la lacuna che per taluni cittadini italiani impedisce l’esercizio del diritto di voto, impedisce la piena legalità costituzionale, nell’occasione delle consultazioni politiche, referendarie ed amministrative. Il progetto di legge trova sostegni, come dire, trasversali e vi si aggiungono, infatti, le firme di più di 30 deputati tra cui spiccano i nomi di Buttiglione, Casini, Franceschini, Lehner, La Loggia, Pisicchio, Pistelli, Sposetti e della stessa Argentin.

 

Sarebbe la premessa di un buon viatico come lascia, ragionevolmente, ben sperare la parola, anche l’impegno pronunciato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri che nel dicembre dello scorso anno così letteralmente si esprime: “la proposta di legge presentata dall’on.le Rita Bernardini sarà seguita con il massimo impegno in tutte le fasi dell’iter parlamentare” e che “Il Presidente Berlusconi conosce il problema e desidera che venga risolto con priorità”

 

 

Ad un anno dalla presentazione, a cinque mesi dalla parola data dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, quel progetto di legge – che garantirebbe, per tutta una serie di persone svantaggiate che non hanno voce, la piena applicazione dell’articolo 48 della Costituzione – dopo aver ricevuto pareri positivi in Commissione Giustizia e in quella Affari Sociali, sta invece incontrando difficoltà, compresa una incomprensibile lentezza nella discussione in Commissione Bilancio e Tesoro e in quella Affari Costituzionali, ove dal dicembre 2008 non vengono calendarizzate più di due sessioni al mese.

 

Una lentezza insopportabile per i diritti dei disabili come Severino Mingroni, una lentezza che temiamo, stante i ristretti margini di tempo dell’avvio della macchina elettorale, porti questi malati intrasportabili a scegliere – loro malgrado – per il non voto anche alle prossime Europee, per il prossimo referendum (semmai non venga rinviato).

 

Un’altra lesione alla Costituzione Repubblicana che non si può supinamente accettare: c’era il tempo per fare di più e meglio; riteniamo che ci sia ancora ove solo si voglia.

Per questo, con la amorevolezza e la determinazione della pratica della nonviolenza, abbiamo avviato l’ennesimo sciopero della fame affinché il Governo si faccia carico finalmente di garantire il diritto di voto a domicilio ai malati intrasportabili, così come avviene naturalmente – a differenza del nostro – in tutti i paesi europei e non a democrazia consolidata.