Articolo su “Il soffio della terra”, che testimonia la partecipazione al dibattito della Cellula Coscioni di Napoli

Francesco Perez
Il soffio della terra
L’anteprima del corto di Stefano Russo, ospitato al Marabù Club di Napoli, è stata l’occasione ideale per discutere di eutanasia e testamento biologico, temi mai così attuali come oggi
Ha fatto registrare un ottima affluenza e molti e diffusi consensi la proiezione del cortometraggio “Il soffio della terra”, tenutasi a Napoli presso il Marabù Club al Vomero, davanti ad un pubblico che si è rivelato molto attento ed ha accettato con molta disponibilità di farsi coinvolgere nel dibattito che è seguito alla visione. Il corto, diretto da Stefano Russo e prodotto dalla Media Digital Studio di Davide Contessa, è stato presentato nel capoluogo campano in anteprima assoluta nazionale. Il tema su cui è incentra la trama è quello dell’eutanasia, argomento molto delicato e di stretta attualità, che la pellicola affronta senza l’intento di voler emettere giudizi ma con la sola volontà di raccontare una vicenda qualsiasi come tante fra quelle che quotidianamente si verificano nel nostro paese, spesso in silenzio e solo raramente riuscendo ad arrivare all’opinione pubblica.
UN’OPERA IMPEGNATA – L’autore ha scelto di presentare la questione sotto il particolare aspetto del rapporto fra medico e paziente, volutamente sorvolando sulla vita personale dei personaggi (e i piccoli accenni che se ne fanno sembrano esaltare questa preferenza); in questo modo ed in appena un quarto d’ora, attraverso una singola vicenda si riescono a narrare un’infinità di storie: quella del tentativo che un malato fa di evadere da una realtà di vita che non considera più davvero tale, quella del patimento di un medico che oscilla tra la fedeltà ad Ippocrate e la lealtà verso un amico, nonché quella di un’amicizia e di due sofferenze parallele. In mezzo ai due c’è la ricerca di un panorama marino forse perduto e forse mai esistito, magari solo anelato dal paziente come metafora della sua voglia di vivere; per il medico invece, forse almeno all’inizio, sembra rappresentare una provvidenziale opportunità. Il panorama è l’espediente di un malato reso in maniera tutt’altro che buonista, ma è soprattutto la speranza per entrambi i personaggi, che la inseguono con determinazione fino al finale aperto. “Il soffio della terra”, opera tecnicamente perfetta, è un’eccellente caso di cinematografia impegnata, che rifiuta la tentazione di avanzare tesi e lascia la parola alle immagini – spesso vera poesia – e ai dialoghi davvero ben costruiti e recitati con autorevolezza dai due protagonisti, Fabio De Caro ed Enrico Ianniello.

UN DIBATTITO APPASSIONATO – Alla visione del corto è seguito un dibattito nel corso del quale gli spettatori hanno potuto interagire con l’autore, gli attori e coi rappresentanti dell’Ass. Coscioni, promotori di una petizione sul testamento biologico. All’inizio il regista Stefano Russo ha spiegato che “l’idea del corto è nata nel 2006, con l’obiettivo di indagare i motivi che spingono una persona a voler morire”, mentre Fabio De Caro ha confermato di aver interpretato il suo personaggio “in modo che non sembrasse affatto buono” ed ha testimoniato di aver vissuto la sua parte (“i macchinari che portavo mi mettevano ansia, che qualche volta pensavo davvero di passare a miglior vita”). Enrico Ianniello ha invece posto l’accento sulla “compassione, quella con la C maiuscola”, che è la caratteristica principale e più interessante della figura del medico, allo stesso tempo amico e compagno del malato. La parola è poi passata agli ospiti: il prof. Fabrizio Starace, psichiatra e dirigente sanitario dell’Ospedale Cotugno, ha spiegato come “alcune persone per libera scelta personale possono decidere di rifiutare le cure e i medici non dovrebbero trascurare la volontà del paziente quando non è dettata da cause patologiche, ma in Italia, in mancanza di una legge apposita ed ispirata a principi di libertà, per ora c’è spazio solo per l’eutanasia clandestina, ipocrita e all’italiana … e se il ddl Calabrò venisse approvato le cose peggiorerebbero”; Manuela Sagliocco, segretaria della Cellula Coscioni di Napoli, ha invece illustrato iniziative come quella della carta della vita ed ha invitato tutti a firmare la petizione della Coscioni, “perché amare qualcuno significa anche rispettare la sua volontà, perchè ognuno ha diritto alla sua autodeterminazione ed anche nella religione cattolica esiste il libero arbitrio e quindi la libertà di scelta” ed ha poi aggiunto: “quando siamo stati in piazza per la petizione le persone quasi ci abbracciavano, sintomo del fatto che la questione dell’eutanasia è un tema sentito: noi crediamo nella democrazia e siamo convinti che se facciamo conoscere al governo il pensiero del Paese non potrà ignorarlo”.