La ragazza in coma da 17 anni sarà presto nella clinica dove verrà interrotta l’alimentazione. Papà Englaro raggiunge la figlia poco dopo la mezzanotte. I manifestanti: «Lasciala vivere»
Beppino Englaro ha chiesto le dimissioni e il trasferimento di Eluana da Lecco. Un’autoambulanza è partita nella notte per portare la ragazza, in stato di coma vegetativo da 17 anni, alla clinica "La Quiete" di Udine.
Registra un’accelerazione la vicenda di Eluana Englaro: ieri sera il padre Beppino ha firmato la richiesta di dimissioni per spostare la figlia dalla clinica Beato Talamoni a Lecco dove è ricoverata. E nella notte un’ambulanza è partita da Udine per andare a prendere la giovane, in coma da 17 anni, e portarla nella clinica dove potrà essere interrotta l’alimentazione artificiale. Ma la mossa per effettuare il trasferimento in segreto e nella notte, lontano dai riflettori e dalle invasioni di campo, è stata ancora una volta "bruciata" da una fuga di notizie. Amareggiato il padre: «Preferirei che si imparasse a tacere e a non dire sempre tutto. Ho chiesto mille volte un po’ di rispetto e di silenzio, però non è servito a nulla». Al suo arrivo alla clinica, intorno a mezzanotte e trenta, Beppino Englaro è stato avvicinato da alcuni manifestanti che gli hanno urlato «Eluana vuole vivere». Fuori dalla clinica, infatti, si erano radunato in un presidio improvvisato esponenti delle associazioni in difesa della vita per una veglia notturna. Appello di monsignor Pietro Brollo, vescovo di Udine: «Fatela vivere». La destinazione di Eluana è a Udine, clinica "La Quiete" di proprietà comunale e non legata al servizio sanitario nazionale.
Il protocollo è sostanzialmente simile a quello firmato dai familiari con i sanitari per il ricovero (poi bloccato dalla circolare del ministro Sacconi) alla clinica "Città di Udine". L’équipe medica è pronta e opererà in regime di volontariato. Inoltre, sembra che si costituirà in associazione per regolare i rapporti giuridici con la struttura. La conferma è arrivata dal neurologo di Eluana, Carlo Alberto Defanti: «Il processo è stato messo in moto. Penso che sia arrivata la conferma dalla casa di cura di Udine, anche se non so nulla di certo». Si è dunque vicini all’epilogo per una vicenda che dura da 17 anni, trasformata malgrado il riserbo dei familiari in battaglia simbolica sulla frontiera dei nuovi diritti bioetici.
La storia. Nella notte del 18 gennaio 1992 Eluana Englaro ha un incidente di macchina e subisce lesioni cerebrali permanenti. Dopo aver tentato il possibile, i genitori Beppino e Saturna si rassegnano all’irreversibilità del coma e chiedono che le venga staccato il sondino nasogastrico. I medici rifiutano, ne nasce una battaglia legale che si conclude con l’accertamento postumo della volontà di Eluana di non essere «toccata da mani altrui» e di poter finalmente morire. Un diritto confermato dalla corte di Cassazione e reso esecutivo da un decreto della corte d’Appello di Milano, il cui presidente Giuseppe Grechi nei giorni scorsi ha criticato le interferenze della politica sulle sentenze della magistratura. Un provvedimento definitivo, infatti, non basta agli Englaro per attuare il desiderio di Eluana. A metà dicembre, quando un’ambulanza è già in moto per prelevare la paziente, il titolare del Welfare Sacconi emette un atto di indirizzo rivolto a tutte le Regioni, comincia un estenuante ping pong tra il ministero e la "Città di Udine", struttura privata con azionisti di idee diverse. Finale a sorpresa: nonostante la garanzia del governatore del Friuli Tondo che non verrà revocato l’accredita- mento, la clinica si dice «costretta a ritirare la propria disponibilità» ventilando «intimidazioni» da Sacconi. Il ministro viene denunciato dai Radicali per violenza privata. A quel punto però il diritto è dalla parte di Beppino Englaro.
L’avvocato Angiolini avverte il governatore della Lombardia Formigoni che, in assenza di alternative «spontanee», chiederà l’esecuzione coatta della sentenza proprio a Lecco. Da ultimo, il Tar di Milano conferma le ragioni degli Englaro. Nel frattempo la presidente del Piemonte Mercedes Bresso ha aperto le porte della sua regione. Ma la destinazione privilegiata è rimasta il Friuli, terra d’origine del nonno paterno, sepolto nel cimitero di Paluzza dove riposerà anche Eluana.