Testamento biologico i passi indietro del Pdl

Elisa Borghi

passiDella Vedova boccia il ddl Calabrò: "è una crociata dissennata"  Sostiene Benedetto Della Vedova, deputato del Pdl, che il suo partito perderà parecchi voti se continuerà a ingaggiare quella "crociata dissennata contro la libertà terapeutica" in cui si è imbarcato lo scorso mercoledì. Sbarcava allora al Senato il disegno di legge Calabrò sul testamento biologico, un ddl che dovrebbe introdurre anche nell’ordinamento italiano le Direttive Anticipate di Trattamento (Dat)

ma che, proprio per la sensibilità della materia che va a disciplinare e per le posizioni nette che assume (ad esempio laddove vieta la sospensione di idratazione e alimentazione artificiale), solleva un mucchio di polemiche. Della Vedova è uno di quelli che bocciano il disegno di legge: "voglio fare di tutto perché il Pdl non sovrapponga alla propria identità politica una posizione conservatrice, confessionale e molto arretrata rispetto alla posizione che lo stesso centrodestra aveva fino a tre anni fa", dice. E il suo punto è interessante. Curiosamente, nel tempo il partito di Berlusconi nel trattare i grandi temi etici anziché progredire è andato regredendo. Ha camminato all’indietro come i gamberi: "nel 2005 – ricorda il deputato – la maggioranza di centrodestra aveva approvato nella commissione Sanità dei Senato un testo molto equilibrato, che viene oggi contraddetto su tutti i punti più rilevanti". E visto da fuori non è chiaro il perché. Che cosa è successo nel centrodestra? "Questa è una domanda che bisognerebbe porre a quegli esponenti del Pdl che pensano di dover far passare il partito da una posizione europea, responsabilmente liberale, prudente ma rispettosa del principio costituzionale della libertà terapeutica, a una posizione di totale chiusura con una legge non ‘per’ ma ‘contro’ il testamento biologico" risponde Della Vedova, secondo cui il ddl Calabrò "depotenzia la possibilità delle persone di sottrarsi a cure non volute".

E il discorso qui va allargato, perché non è solo il centrodestra a sposare simili "posizioni di chiusura". In una nota inviata alle agenzie di stampa, la radicale Emma Bonino sintetizzava così il dibattito in corso sul testamento biologico: "Da una parte c’è una maggioranza che sposa in toto una tesi clericale; dall’altra la resa, salvo alcuni coraggiosi, del Partito Democratico". "Da mesi dice la leader radicale – l’unica cosa che ho – sentito, oltre al silenzio di Veltroni, è una frase sola e cioè che la politica meno si occupa di queste cose e meglio è". Viene allora da pensare che la responsabilità di questa deriva oscurantista ricada anche sull’opinione pubblica, che ha votato questi suoi rappresentanti. "Non è così – argomenta Della Vedova nelle indagini rese pubbliche si dimostra che la stragrande maggioranza delle persone, a partire dal caso Eluana ma non solo, ritengono che si debba garantire a tutti la possibilità di rifiutare trattamenti come quello dell’alimentazione e dell’idratazione artificiali quando si è in stato. di irreversibilità.

Su questi temi c’è stata piuttosto un’offensiva, ovviamente del tutto legittima, di una parte maggioritaria delle gerarchie ecclesiastiche. Già all’interno dei cattolici italiani però, come emerge chiaramente dai sondaggi e dalle rilevazioni, ci sono delle posizioni molto differenziate e dobbiamo ricordare che a votare sono tutti i cattolici e non sono solo gli esponenti delle gerarchie, che d’altra parte fanno il loro Sestiere. Con un disegno di legge di questo tipo – è certo Della Vedova – andiamo contro a una parte consistente se non maggioritaria del nostro elettorato, quella parte esprime una sensibilità diversa e che non pensa che il proprio corpo in stato di gravi malattie irreversibili debba diventare ostaggio dello stato".

C’è anche spazio per un "mea culpa" nel ragionamento del deputato "Il problema – dice – è anche nostro. Noi (politici, ndr) non facciamo più il nostro mestiere ma diamo in outsourcing le risposte a temi importanti come questi, risposte che invece devono essere ‘politiche’ e quanto meno in grado di mediare tra posizioni diverse. Mentre questo testo non è un testo di mediazione, è un testo radicalmente schierato". Intanto il contestato ddl continua il suo iter. Un cammino che si preannuncia lungo e tortuoso. Sono ben quarantacinque i senatori del Partito democratico che si sono iscritti a parlare in commissione Sanità del Senato nell’ambito della discussione del testo base. E poiché ciascuno di loro avrà venti minuti a disposizione per il proprio intervento, solo per il Pd si calcolano 15 ore. A queste si devono poi aggiungere quelle dei senatori del Popolo della libertà, che presenteranno la loro lista la settimana prossima. Le previsioni del presidente Antonio Tomassini indicano il termine della discussione generale entro marzo. Intanto la commissione si è già convocata per martedì 3 e mercoledì 4 febbraio.