di Mario Riccio
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Con gli ultimi sviluppi della vicenda Englaro, invece, la loro posizione è cambiata. Ma più precisamente dai recenti pronunciamenti della Cassazione e della Corte di Appello di Milano. Questa volta le decisioni, pur in punta di diritto, non sono state ritenute corrette ed esaustive, ma addirittura avrebbero creato conflitto di competenze fra organi istituzionali.
Quale è allora la legge che l’attuale maggioranza vuole e presto riuscirà ad approvare, anche con i voti dell’opposizione di centro e di alcuni esponenti del Pd? Si può già sin d’ora prevedere che la ratio della legge sarà la stessa di quella sulla procreazione assistita. Non una legge che permetta finalmente l’utilizzo di questo importante strumento giuridico, cioè i testamenti di vita, anche nel nostro Paese. Ma una legge che di fatto ne impedisca – svuotandone i contenuti e limitandone gli effetti – il reale esercizio. I punti cardine, già anticipati da diverse dichiarazioni di politici della maggioranza, autorevoli rappresentanti del pensiero confessionale nonché i soliti atei devoti, potrebbero essere i seguenti: negazione del diritto – peraltro invece ribadito dalla Cassazione nel caso Englaro – al rifiuto della terapia nutrizionale e, probabilmente, anche della terapia ventilatoria (come preteso nel caso Welby);
• limitazione della figura del decisore sostitutivo, cioè quella figura che, liberamente indicata dall’estensore del testamento di vita, diventa invece fondamentale nel decidere per tutte le situazioni cliniche che necessariamente non possono essere specificate nel testamento stesso;
• estrema burocratizzazione nella estensione e validità del testamento. Obbligando la compilazione in presenza di una sorta di tutore (medico, notaio, impiegato comunale). Reiterazione con scadenze fisse del documento, pena la perdita di validità dello stesso;
• totale discrezionalità del medico – nel nome di una malintesa obiezione di coscienza – nell’applicazione delle volontà del paziente. Pertanto il medico potrà comunque sia iniziare che non interrompere eventuali trattamenti sanitari che riterrà opportuno, anche se espressamente rifiutati dal paziente nel testamento di vita.
A queste condizioni è evidente che una legge sul testamento di vita si trasformerebbe in una legge contro il testamento di vita ed il diritto all’autodeterminazione. L’unica speranza, sostenuta però da un iter lungo e complesso, sarebbe rappresentata dal ricorso alla Corte Costituzionale almeno per alcune sue parti. Stesso destino che già attende la legge sulla procreazione assistita.