I Valdesi: ascoltiamo Eluana

di Mario Baudino

Chiesa Valdese in Turin(Immagine fornita da Flickr)

«Sulla Englaro una disputa cinica che risponde alla politica più che alla pietà»

Dalla società italiana, e non solo, si levano grida di dolore, vanno ascoltate, dice nella sua predicazione, che ha inaugurato il Sinodo delle Chiese valdesi e metodiste, il pastore Paolo Ribet, presidente della Fondazione del centro culturale valdese. E sottolinea con forza un grido muto: quello di Eluana Englaro, la donna che a Padova è in coma vegetativo da sedici anni. Come si ricorderà, la Cassazione aveva sentenziato il diritto del padre a «staccare la spina», peraltro secondo le volontà espresse dalla poveretta prima che un incidente la riducesse in queste condizioni, ma la Procura generale di Milano ha fatto ricorso e, soprattutto, si è levata, come dice con voce rotta e commossa il pastore valdese, «una disputa cinica che risponde ad istanze politiche più che alla pietà umana».

La «piccola chiesa» alpina prende posizione, nel momento più solenne per la sua vita comunitaria, quando si riuniscono nella loro storica capitale i delegati da tutto il mondo della diaspora valdese, e lo fa con un gesto deciso. Già nei giorni scorsi la «moderatora» della Tavola Valdese, Maria Bonafede, aveva espresso molte preoccupazioni sull’arretramento di quel valore fondamentale che è la laicità dello Stato, tema caro ai protestanti italiani. E ieri, in un discorso basato sul Deuteronomio, e sulla professione di fede ebraica che inizia con le parole «Ascolta Israele», il predicatore ha invitato i fedeli, appunto, all’ascolto. Senza giri di parole: «Ascoltiamo il grido muto di Eluana Englaro che chiede di essere lasciata andar via. Ascoltiamo il grido di dolore degli immigrati in balia delle onde nel Canale di Sicilia».

Dopo il rito, conclusosi con la consacrazione di tre nuove pastore, tra cui un’immigrata filippina, laureata in biologia nel suo Paese e per anni colf in Italia, Paolo Ribet torna sull’argomento. La laicità, ci spiega, sarà uno dei temi del Sinodo, «proprio perché viene negletta». E sarà un Sinodo, questo, che non potrà non misurare «una distanza notevole dalle gerarchie cattoliche.

Hanno voluto prendere posizione: e quando lo si fa, si finisce per far emergere chiaramente la distanza dagli altri». Ha citato anche, nella predicazione, un passaggio di Benedetto XVI a proposito del Libano, quando il Papa osserva che non è la difesa delle identità, ma la paura di non averne più alcuna a spingere i popoli verso le guerre civili, e lo ha fatto con molto favore. «L’ho citato – conferma – perché ha detto una cosa giusta». Come hanno fatto anche i vescovi tedeschi, quando la loro Conferenza Episcopale, pur contraria ai matrimoni gay, ha ammesso che lo Stato deve però legiferare sul problema.

Qui a Torre Pellice è arrivato un caldo messaggio del presidente del Senato, Renato Schifani, che sottolinea l’importanza della chiesa valdese, «così italiana per storia e così garbatamente e utilmente straniera per impostazione». La Chiesa cattolica, osserva Ribet, dovrebbe guardare a sua volta un po’ oltre i confini. «Il tema dell’ascolto, e dell’ascolto per chi non ha voce, vuole anche dire che le chiese dovrebbero fare un passo indietro, e pensare alle persone più che i principi».