Quagliarello:”Prima che sia tardi la politica dia risposte”

Gaetano QuagliarelloGaetano Quagliarello«Ora le risposte le deve dare il Pdl. Ma, prima che si esaurisca il confronto al nostro interno, non si può dare nulla per scontato». Archiviato il passaggio in Parlamento sul conflitto di attribuzione, il lavoro non è finito in casa Pdl. C’è da «convertire l’unità raggiunta sul metodo, in una proposta di merito». Poi, «a metà settembre arriverà una nostra proposta». A parlare è Gaetano Quagliariello, che quella battaglia in Parlamento l’ha condotta e che però non si fa illusioni sul verdetto della Corte Costituzionale. Dunque, spiega, è importante che la politica produca presto una legge sul fine vita. Un «buon punto di partenza» potrebbe essere «un testo che non consideri terapia la nutrizione e l’idratazione e che consideri non vincolanti le dichiarazioni anticipate». Un testo dei genere esiste già: è quello dei teodem del Pd. «Guardiamo anche al Pd, naturalmente, e alle posizioni dei teodem. Ma non soltanto a quelle».
Altro che vacanze, dunque. In vista dell’autunno il lavoro non mancherà: se qualcuno aveva pensato di ridurre il quadro politico sul fine vita a un Pd] trionfante e a un Pd spaccato, ebbene: sbagliava. Nel Pd la situazione non è affatto facile ma anche nel Pdl i distinguo non mancano e ci si muove in punta di piedi.
Già, perché l’aver sollevato il conflitto, non è stato che l’inizio di un percorso e la fissazione di un metodo. Ma, soprattutto, è stata una «risposta della politica», «una risposta laica che ha consentito alla Chiesa di rimanere fuori dal dibattito», addirittura la «riappropriazione della politica della propria essenza», di fronte a un fatto – la sentenza della Cassazione – che ha inciso su temi che, dice Quagliariello, «dovrebbero rimanere fuori dalla legislazione».
«Poi, però, arriva il momento in cui si comprende che ciò non è più possibile», aggiunge, precisando: «Lo penso per realismo politico», e dicendosi «filosoficamente contrario» a un intervento legislativo. «Non solo per una questione di fede – dice ancora – ma anche come liberale». «Una dichiarazione anticipata di volontà spiega – elimina la possibilità di cambiare idea. Invece, bisogna saper concepire la vita come sorpresa, bisogna saper rivendicare il diritto alla contraddizione. Bisogna saper ammettere che nessuno conosce a priori alcune situazioni: cosa si prova quando si diviene padre o quando ti muore un genitore. E la stessa cosa vale per lo stadio terminale dell’esistenza». Detto questo, però, con la sentenza della Cassazione, secondo l’idea prevalente nel Pdl, si è superato un limite, quello che «dalla società civile porta al far west». E, dunque, «si è compreso che non si poteva tacere e che quella sentenza avrebbe potuto scatenare una reazione a catena».
Per fermare questa reazione, il Pdl ha avviato l’iter che porterà la Consulta a giudicare sul possibile conflitto tra Parlamento e Cassazione. Nel centrodestra sanno che quel verdetto darà probabilmente torto alle Camere ma «se ci sarà un iter legislativo e politico avviato, allora si potrà relativizzare quella decisione». Per lanciare questa seconda parte della operazione, però, c’è tempo un mese o poco più. E occorre che il Pdl sappia confermare «l’unità mostrata in occasione delle votazioni sul conflitto» in cui «il dissenso è stato limitato al massimo». Ammette Quagliariello che «ciò non significa che ogni problema sia stato risolto». Ma la speranza è di «trovare un forte accordo all’interno del partito che porti alla formulazione di una proposta sulla base della quale provare poi ad allargare la maggioranza». Dunque, si cerca una sponda. La prima è quella dell’Udc, «a meno che non vogliano giocare una partita ispirata all’integralismo». Ma nel Pdl si ritiene che una scelta del genere «non troverebbe appoggio nel paese né presso le gerarchie ecclesiastiche». Poi c’è il capitolo Pd. «I segnali – osserva Quagliariello – non sono negativi. Il Pd ha deciso di non votare, e non di vo- tare contro, sul conflitto. E per la prima volta ha formalmente detto un no alla eutanasia». L’atteggiamento del centrodestra in Parlamento «è servito a valorizzare questo aspetto», e ora, «anche con queste sponde in mente, occorre ragionare per ciò che riguarda il merito della legge». Nel quadro più ampio dei "fine vita" i nodi da sciogliere sono tre. Il primo è come fare le dichiarazioni anticipate. Il secondo è cosa si debba intendere per cura ovvero se nutrizione e idratazione siano terapie o no. «Su questo – avverte Quagliariello – si gioca la distanza da una deriva eutanasica». Infine, occorre stabilire la posizione del medico e se il testamento biologico sia o meno vincolante. E si tratta di un nodo sciolto il quale nel Pdl si pensa che si possano sciogliere tutti gli altri.
Comunque sia, anche Quagliariello, come già Eugenia Roccella, indica come fonte di ispirazione il parere del Comitato nazionale di bioetica redatto sotto la presidenza di D’Agostino. «Con Roccella – dice – c’è una affinità culturale che è la base sulla quale potrebbe ritrovarsi gran parte del Pdl. Però – avverte non bisogna dare nulla per scontato, non bisogna fare l’errore di pensare che dalla propria provenienza derivi automaticamente una posizione». Anche perché, «è sempre più evidente come si stiano modificando le corrispondenze tra culture originarie e scelte biopolitiche». Per questo, l’invito al Pd è di «interrogarsi su cosa sia oggi la laicità» perché «soltanto così, e allontanando la deriva laicista, riuscirà a tenere insieme le due componenti principali che sono confluite in esso, evitando soluzioni alla Zapatero». Per tutto questo non c’è molto tempo. Entro fine settembre si deve partire. Anche perché i tempi della Corte Costituzionale sono tali per cui se la politica, come dice Quagliariello, non vuole fallire deve farsi trovare pronta entro i primi mesi del 2009, quando verosimilmente la Consulta, se lo riterrà ammissibile, deciderà sul conflitto. Verosimilmente dando torto al Parlamento.