La lite sul testamento biologico spacca il vertice di Scienza e Vita

Scienza e VitaScienza e VitaROMA – Polemiche a Scienza e Vita, associazione cattolica nata nel 2005 per sostenere il partito del sì al referendum sulla fecondazione artificiale. Si è dimesso dall’esecutivo Adriano Pessina, direttore del centro di bioetica dell’università del Sacro Cuore. Causa, il «blitz» del consiglio di presidenza, coordinato da Bruno Dallapiccola e Maria Luisa Di Pietro, che a poche ore dall’esodo di agosto, ha aperto sul testamento biologico ribaltando la precedente posizione di chiusura. Un tema riportato d’attualità dal caso di Eluana Englaro.
Pessina è rimasto di stucco quando ha letto su Avvenire un articolo che riprendeva un comunicato uscito sul web dell’associazione: «Un netto cambiamento di rotta. Si è passati dal rifiuto della legge ad una chiara apertura. E senza che la nuova linea fosse stata discussa con noi dell’esecutivo contesta -. L’ultima volta che ci siamo riuniti, un mese fa, avevamo confermato le nostre idee. Hanno approfittato dell’estate, ora sono tutti in vacanza e così l’iniziativa fa meno clamore».
Il gesto del docente di filosofia morale segue di qualche settimana l’addio di Lucetta Scaraffia, vicepresidente, una delle fondatrici: «Il testamento biologico non c’entrava – dice -. Me ne sono andata per l’impossibilità di arrivare col confronto a un pensiero collettivo.
Siamo nati come luogo di discussione per raggiungere soluzioni condivise. Noi cattolici sembriamo dall’esterno coloro che obbediscono a un catechismo imposto, invece tra noi c’è un dialogo molto ricco». Critiche al metodo. E ai contenuti: «La legge? Una scusa per scivolare verso l’eutanasia. E sarebbe così vaga e impraticabile da risultare inutile. L’accanimento terapeutico è già vietato dal codice deontologico. Il problema vero è la carenza di cure palliative».
Pessina rafforza il concetto: «La vita non è un bene disponibile. La società ha il dovere di dare assistenza. Chi tenta il suicidio dopo aver manifestato una chiara volontà dovrebbe forse essere lasciato morire?». Solidarietà a Pessina sono giunte da soci dell’esecutivo, tra cui il neurologo Gianluigi Gigli e la filosofa Laura Palazzani. L’associazione «Medicina e persona» sul suo sito ha stigmatizzato il nuovo corso che oltretutto si discosta dall’indagine web svolta da Scienza e Vita. Da un migliaio di medici, no al testamento biologico.
Bruno Dallapiccola commenta poco volentieri:, «Ognuno è libero di scegliere. A livello politico il clima sta cambiando. Pensiamo all’apertura del sottosegretario Eugenia Roccella. Il progetto di una legge sta riprendendo quota, non possiamo ostacolarlo a oltranza. A noi tocca vigilare, batterci sui punti che non condividiamo. Il documento proviene dal consiglio di presidenza ed elaborato dal portavoce Mimmo Delle Foglie (editorialista de l’Avvenire)». E perché non discuterlo con l’esecutivo? «Impossibile convocarlo a fine luglio», risponde il genetista.