Commissione Rai e caso Eluana: Istituzioni senza istituti e legislazioni senza leggi

Federico OrlandoFederico OrlandoCara Europa, le vicende del senato (Rai e caso Eluana) mi hanno riportato all’antica massima Senatores boni viri, senatus mala bestia. Da parte della maggioranza c’è stata un’oscena fuga dalle responsabilità: per non eleggere un dipietrista alla vigilanza Rai, è stata fissata una decima riunione, per oggi, e molti dicono che servirà a far slittare la decisione a settembre. Poi, per non decidere sulla proposta giacobina di Cossiga di impugnare la cassazione davanti alla corte costituzionale, s’è trovato l’éscanwtage di far tenere le relazioni e iniziare la discussione generale, rimandando le conclusioni a dopo la sessione di bilancio. Esiste un parlamento più goffo di questo?

Sonia Della Vita

 

Purtroppo sì, cara signora Sonia: il parlamento più goffo di questo è sempre il nostro, per le motivazioni grottesche, il ricorso alle culture più detestate quando si tratta di conseguire un fine che il nostro ordinamento giuridico respinge, essendo millenariamente più forte delle pezzenterie degli attuali senatores raccattati negli schedari dei partiti. Nel caso della vigilanza Rai, la mala bestia senatus si sta rendendo responsabile del delitto giacobino (écrasez l’infîame) contro un membro della stessa casta, nei cui confronti le iene hanno lanciato l’anatema moderno: la conventio ad exdudendum. Di Leoluca Orlando può anche interessarci poco, come dice Pannella, ma della sua conventio contro lui e il suo partito risente da tre mesi la libertà di comunicazione dei cittadini, come ieri pomeriggio i vertici di Articolo 21, ricevuti da Veltroni, hanno fatto presente al segretario del Pd: cui hanno anche chiesto uno spazio perla comunicazione nella giornata del 25 ottobre, affinché essa riesca come una prova d’orchestra generale contro la politica dell’attuale governo e contro il berlusconismo che la ispira e col quale non vogliamo inciuci. Quanto al caso Englaro, la relazione di Ceccanti (Pd), e anche quella di Pardi (Idv), rifiutando le mitologie di laici e cattolici, o laicisti e cattolicisti che attraversano sia la maggioranza che l’opposizione, hanno riportato il problema al diritto, agli elementi primordiali che ci insegnavano nelle università appena ci mettevamo piede dai licei, e cioè che la giurisprudenza (l’insieme dei pronunciamenti emessi dai magistrati) costituisce "fonte di diritto" insieme alle leggi (fonte primaria) e alle consuetudini. Le leggi spetta farle al parlamento, se questo non le fa (vedi testamento biologico, contrastato da anni con fanatismo ideologico), spetta al giudice ordinario supplire. E la cassazione ha detto che il giudice "supplente", che ha detto di staccare la spina, si è comportato secondo i principi dell’ordinamento. Noi ci auguriamo che finite le vacanze, i senatori (non tutti le passano facendo "melina", da Mele), non abbiano più a occuparsi se la corte costituzionale vada trasformata in ulteriore grado di giudizio della magistratura; e se, per ottenere questo abominio, non si esiti a ricorrere a quello giacobino, che voleva il giudice esclusivamente "bocca della legge" e attribuiva la sentenza al politico. Noi invece auguriamo che, rientrati dalle ferie, anche i boni vires (?) possano prender atto, con la tristezza di tutti e soprattutto di chi, come Jacopo Ortis, «non teme né spera fuori di questo mondo» (Panni), che le sofferenze di Eluana sono nel frattempo finite. Come auguriamo al signor Beppino, che salutò la decisione della suprema corte come prova dello stato di diritto in Italia. O del giudice a Berlino, da cui il lavoratore si sente protetto anche contro il re di Prussia.