Eutanasia: la California si fa tentare

di Lorenzo Fazzini
Word.Line(Immagine fornita da Flickr)

La California rischia di essere il secondo Stato americano dopo l’Oregon dove l’eutanasia diventa legale. Una recente decisione legislativa spinge in questo senso lo Stato guidato dal governatore conservatore (ma assai liberai sulle questioni etiche) Arnold Schwarzenegger.
Nei giorni scorsi la Camera di Sacramento ha approvato la A.B. 1747, ovvero la Legge sul diritto di conoscere le opzioni di fine-vita (Right to know end of-life options act), una norma che impone ai dottori e a tutti gli addetti sanitari di informare i pazienti terminali sulle possibilità di mettere fine alla propria vita mediante "sedazione totale" oppure "volontaria interruzione nell’assunzione di cibo e bevande".
La decisione, approvata pochi giorni fa, è al centro di una bufera politica: ora dovrà passare il vaglio del Senato, dove il voto è previsto il 25 giugno. Ma cosa prevede la legge? «Quando un medico compie una diagnosi su un paziente terminale o su un altro malato che ha meno di un anno di vita davanti a sé – si legge nel testo – l’addetto sanitario deve provvedere in modo che il paziente abbia l’opportunità di ricevere informazioni sulle opzioni legali per porre fine alla propria vita, e provvedere al trasferimento dello stesso paziente presso un altro medico se egli non vuole soddisfare la scelta del malato di porre fine alla sua vita».
E’ interessante notare che, tra le righe, il progetto legislativo mantiene una forte impronta utilitaristica, ovvero considera i malati terminali sotto l’aspetto del rapporto "costi/benefici": «Sebbene i pazienti con una prognosi di sei mesi di sopravvivenza siano eleggibili per i servizi di hospice – afferma la normativa -, quasi due terzi di essi ricevono tali servizi solo per un mese». Ovvero: se in teoria i malati potrebbero sopravvivere per sei mesi, in pratica la maggior parte di loro vive meno di un mese. Quindi, è più "conveniente" che scelgano "liberamente" di porre fine alla loro esistenza.
La legge è stata approvata con 41 voti a favore e 32 contrari dall’Assemblea statale a maggioranza democratica. I primi firmatari della bozza sono stati i deputati Party Berg e Lloyd Levine, guarda caso i propugnatori del (finora fallito) tentativo di rendere legale l’eutanasia a Los Angeles e dintorni. Per ben tre volte tale norma ha tentato il suo iter parlamentare, in altrettante ricorrenze è stata bocciata. Ma è singolare scoprire che tra i primi sostenitori della norma approvata a inizio giugno vi sia Compassion and Choices, un’organizzazione proeutanasia che anche in Vermont sta portando avanti un piano per depenalizzare l’eutanasia. «La legge californiana mette l’informazione e il potere nelle mani del paziente» è stata la lode della presidente della Compassion, Barbara Coombs Lee.
Ma il fronte anti-eutanasia si sta organizzando per spingere il Senato a non approvare in via definitiva la legge, forte in questo del parere dell’American society of clinical oncology. La quale ha ricordato che solo il 30% dei pazienti terminali malati di cancro discutono di modalità di "fine vita" con i dottori. Anche l’Association of Northern California oncologist ha spiegato che è « inappropriato» il potere concesso dalla legge al personale sanitario.
E’ stata Marilyn Golden, analista del Disability rights education and defense fund (Dredf), a dimostrare quanto è sbagliato che un medico dettagli ad un paziente le possibilità per porre fine "legalmente" alla vita: «E rischioso perché potrebbe suonare come un incoraggiamento al paziente per mettere fine alla sua vita» ha scritto sul Capitol Weekly.
«I medici devono essere persone che curano, non che uccidono» ha sottolineato Randy Thomasson, presidente della Campaign for children and families, un’organizzazione pro-life che si batte contro la legge. E proprio dall’Oregon, l’unico Stato americano dove la "dolce morte" è legale, arriva una notizia grottesca: Barbara Wagner, una paziente che si doveva sottoporre ad una cura oncologica per combattere il suo tumore, si è vista rifiutare il pagamento della prestazione da parte del sistema sanitario statale. Ma se avesse scelto la pratica sanitaria dell’eutanasia, questa sarebbe stata a carico dello stesso sistema sanitario.