Una macchina del tempo per curare il parkinson

di M. Pappagallo e S. Ravizza

MILANO – A riportare indietro l`orologio biologico delle cellule adulte sono stati per primi i giapponesi nel novembre 2007. E che fosse questa la via giusta per superare le barriere etiche l`hanno capito subito in tutto il mondo. Si sono ottenute cellule simili a quelle embrionali, senza toccare gli embrioni. In Giappone e negli Stati Uniti l`hanno fatto prima con le cellule di topo, poi in vitro con quelle dell`uomo.

Adesso un`équipe di ricercatori del San Raffaele di Milano e del Massachusetts Institute of Technology di Boston ha «riprogrammato» le cellule della pelle per poi trasformarle in neuroni produttori di dopamina utili a combattere i sintomi del morbo di Parkinson.
Per adesso lo studio è stato fatto sui topi, ma potrebbe essere la base di un nuovo protocollo per la cura della malattia. Il lavoro, in Italia finanziato da Telethon, è stato pubblicato dall`accreditata Proceedings of the national academy of Sciences (Pnas). «Ora siamo pronti a sperimentazioni nell`uomo», assicura il ricercatore Vania Broccoli, 38 anni, autore della ricerca insieme con il 26 enne Bruno Di Stefano.

Una macchina del tempo. La tecnica, chiamata «riprogrammazione genetica», prevede che almeno quattro geni, associati allo sviluppo dell`embrione, vengano trasferiti nelle cellule adulte per riportare indietro l`orologio biologico.
Spiegano i ricercatori: «Le cellule riprogrammate chiamate tecnicamente iPS (induced Pluripotent Stem cells, ndr) sono versatili e possono differenziarsi in qualsiasi tipo di cellula o di tessuto proprio come quelle embrionali».

Vuol dire che da cellule della pelle (fibroblasti) si possono ottenere neuroni, cellule del cuore, del pancreas, del sangue o di qualsiasi altro organo o tessuto. Per ricavare fibroblasti serve una biopsia cutariea. Il donatore può essere lo stesso paziente che si vuole curare con il vantaggio di evitare il rigetto. «I neuroni ottenuti in provetta a partire dalle cellule staminali ringiovanite, trapiantati in cavie affette dal Parkinson, si sono dimostrati capaci di alleviare i disturbi motori tipici della malattia sottolinea Broccoli -. Il prossimo
passo sarà quello di isolare fibroblasti umani (dalla pelle di un paziente parkinsoniano, ndr) dariprogrammare in neuroni».

In parallelo allo studio sul Parkinson, altri ricercatori inglesi sarebbero riusciti a creare cellule staminali da cellule di pazienti affetti da otto diverse malattie. È quanto annuncia il sito dell`inglese Bbc. Le staminali pluripotenti sono state create a partire da biopsie di pazienti con malattie come il morbo di Huntington e la distrofia muscolare. Anche in questo caso la «riprogrammazione» è stata effettuata con la tecnica messa a punto in Giappone: i quattro geni «riprogrammatori» sono stati inseriti tramite vettori virali. «Questa tecnica ha un potenziale incredibile afferma Willi Lensch dell`Harvard medical school -. E utile sia per studiare la malattia negli stadi iniziali sia in prospettiva per curarla».

Attenzione, però, le ricerche sono ancora agli inizi. «Ci vorranno decenni prima che entri negli ospedali – avvertono gli scienziati -. Uno dei geni che si utilizza al momento per ringiovanire le cellule è un oncogene e c`è la preoccupazione che possa favorire lo sviluppo di tumori». La sfida dei prossimi anni sarà superare, fra gli altri, questo problema.