Accanimento terapeutico: «tutela la volontà dell`assistito di porre dei limiti agli interventi che non siano proporzionati alla sua condizione clinica coerenti con la concezione da lui espressa della qualità della vita, quando l`assistito non è in grado di manifestare la propria volontà tiene conto di quanto da lui espresso in precedenza e documentato. Eutanasia: «l`infermiere non partecipa a interventi finalizzati a procurare la morte, anche se la richiesta proviene dall`assistito. Le altre novità riguardano le modalità di assistenza: l`infermiere orienterà la sua azione «al bene dell`assistito di cui attiverà le risorse sostenendolo nel raggiungimento della maggiore autonomia possibile anche quando vi sia disabilità, svantaggio, fragilità.
Sperimentazione: «riconosce il valore della sperimentazione clinica e assistenziale», ma «si astiene dal partecipare a sperimentazioni nelle quali l`interesse del singolo sia subordinato all`interesse della società». Critico sull`obiezione di coscienza Amedeo Santosuosso, docente all`università di Pavia e magistrato presso la corte d`Appello di Milano. «Il richiamo all`obiezione di coscienza» così come presentato nel nuovo codice deontologico degli infermieri, «non solo non è vincolante, ma è illegittimo», commenta Santosuosso.
«L`obiezione di coscienza – spiega il giurista è una eccezione che va riconosciuta dalla legge, e che risponde al principio dettato dalla Costituzione della libertà di coscienza. Dove non esista una legge specifica non esiste la possibilità di violare il contratto di servizio che si ha con il proprio datore di lavoro ma anche con i pazienti». Il pericolo maggiore sta «nel riferimento non solo ai valori etici della professione – aggiunge ma a quelli personali. Sembra che ci sia l`intenzione di estendere al di là della legge 194 la possibilità dell`obiezione di coscienza, che potrebbe coinvolgere anche i trattamenti estetici, la fecondazione assistita, il cambiamento di sesso. Non si può fare infermierismo `a la carte` – conclude – l`obiezione non può essere esercitata in modo `privato`, senza leggi che la vincolino». Replica Annalisa Silvestro, segretaria nazionale dell`Ipasvi: «Rispetto il pensiero di Santosuosso, anche se sono convinta è doveroso che gli operatori sanitari vengano tutelati nella difesa dei propri valori etici. Siamo pronti al dialogo con tutti».