Viaggio nel deserto, contro la sclerosi

Il documentarista Rossi, forse la malattia mi bloccherà, per ora lo porto in giro

Castelnuovo di Garfagna – Pierluca pensava di essere invincibile. La sua vita era proprio come la sognava da bambino: girare il mondo e raccontare quei viaggi con la penna, con la macchina fotografica, con la telecamera. Pierluca Rossi, 45 anni, toscano, è uno dei documentaristi più conosciuti d’Italia. È stato in 120 Paesi. Ha attraversato in bicicletta i 200 chilometri del ghiacciaio Vatnajokull, in Islanda. Ha volato in parapendio sulle dune del Temet, in Niger. Si è sparato 5 mesi di camper per coprire i 30mila chilometri del geniale itinerario Castelnuovo di Garfagnana- Sikkim. Una vita sempre in movimento. Poi, un giorno di tre anni fa, sente un formicolio alla mano. Pensa alla telecamera, a quei tre chili e mezzo che si è portato a spasso per il mondo.Si sbaglia.

La risposta arriva un mattino di novembre all’ospedale di Negrar, gli occhi del medico sono così pieni di dolore che a lui viene voglia di consolarlo: sclerosi multipla. «Un camion, un tram, un treno in faccia». Presto cominciano le prime difficoltà di movimento. Crede che sia tutto finito: spedizioni, documentari, fotografie. Vita. Mesi di buio totale, poi succede qualcosa che nemmeno lui si aspetta. «Tutte le mattine mi svegliavo convinto di essere sano. Ma la consapevolezza di essere malato arrivava subito, al primo movimento. Per andare avanti ogni giorno dovevo limare un po’ del mio dolore. Alla fine, limatina dopo limatina, sono diventato più forte di lui». Pierluca rialza la testa. Riprende a girare il mondo, certo in modo meno spericolato.

Ricomincia a filmare, insieme alla Enri, l’angelo dolce e tosto che è sua compagna di vita.Ma soprattutto decide di aiutare gli altri malati di sclerosi, 54mila solo in Italia. È proprio quel medico con gli occhi pieni di dolore a convincerlo: «Dirlo a te – gli spiega Fabio Marchioretto – è stato facile. Pensa quando mi tocca farlo con una ragazza di 18 anni: si chiudono nella loro disperazione e non ne escono più». Perché la sclerosi è così, talmente feroce che ti può uccidere senza nemmeno farti morire. Pierluca decide di raccontare il suo «Viaggio nel tempo sospeso» sul sito internet www.sclerosi- multipla.com. I viaggi sono sempre la sua vita, anche se un po’ sono cambiati. Qualche avventura in meno, qualche ora di riposo in più e un frigo portatile per l’interferone di cui non può fare a meno. Ma si dà da fare: è appena tornato dalla Namibia, è in partenza per una spedizione di due mesi nel Sahara. E se ci sarà da farsi una flebo tra le dune niente paura, è abituato. «La mia vita non è meno bella – dice – è solo più difficile. E se forse un giorno la malattia mi chiuderà in casa, per il momento sono io a portarla in giro per il mondo».

A quel giorno Pierluca è preparato: «Ho viaggiato talmente tanto che forse mi posso pure fermare. Anche perché la malattia mi ha fatto scoprire cose che prima mi erano quasi indifferenti come l’affetto delle persone vicine. E poi ho imparato a piangere, a dire grazie a chi ti tende la mano per aiutarti a salire su un sentiero». Ed è così che ha deciso di guardare il mostro, come lui chiama la sclerosi: dritto negli occhi. «La malattia è brutta – scrive Pierluca sul sito – ma c’è qualcosa di peggio, qualcosa che avvelena il cuore di più. E questa cosa è il silenzio di cui il mostro si ammanta. Ma scegliendo me il mostro ha pisciato fuori dal vaso, perché io le parole gliele trovo tutte». Adesso Pierluca ha un altro viaggio da raccontare: niente deserti, niente ghiacciai. Ma il dolore e la forza di chi un giorno scopre che le gambe non ce la fanno più a seguire la testa e il cuore. «Voglio gridare l’orgoglio di chi vive un’avventura come questa, voglio raccontare la poesia di vite che resistono come fili d’erba sull’asfalto. E spiegare che ci vuole una grande forza per imparare ad essere deboli ». Pierluca pensava di essere invincibile. Aveva ragione.