Testamento di vita contro l’ eutanasia

int. a Mario Riccio di Fabrizio Lucidi

«La prima cosa che ho provato è pietà per il dramma umano». L`anestetista Mario Riccio, l`uomo che un anno fa staccò la spina a Piergiorgio Welby, commenta così la storia del pensionato di Prato, Vitangelo Bini, che due giorni fa ha deciso di mettere fine alle sofferenze di sua moglie, malata di Alzheimer, con tre colpi di pi- stola. «Penso che in quell`ospedale stesse andando in scena un dramma dell`incomunicabilità fra medico e paziente», spiega. Riccio ha passato anni nelle corsie dei reparti di Rianimazione e sa quanto sia esile il filo che separa vita e morte, incoscienza e dolore fisico. «A volte incalza – i parenti soffrono più dei pazienti, che in Rianimazione sono sedati e non soffrono, né fisicamente né psicologicamente. Ma è fondamentale che il medico spieghi ai parenti che il loro congiunto non prova alcun dolore». Quale soluzione è possibile per evitare questi drammi? «Il testamento di vita, o biologico: in questo modo ognuno di noi potrebbe affidare al medico indicazioni anticipate di trattamento, nel caso in cui in futuro pos- sa perdere la capacità di autodeterminazione a causa di una malattia acuta o degenerativa, o di un incidente eccezionalmente grave.

E’ una legge che serve a maggior ragione oggi, perché ormai a otto persone su dieci viene diagnosticata in anticipo la malattia di cui moriranno. l`enso al cardiopatico o al malato di tumore. Un caso da scuola è proprio l`Alzheimer. Dal momento in cui viene diagnosticato, passano 10-12 anni prima che il paziente perda coscienza. Ma prima della fase terminale, sarebbe giusto che il malato facesse sapere al medico se vuole o meno accettare le terapie». Una forma velata di eutanasia? «No. Il testamento di vita non è, come dice qualcuno, l`anticamera dell`eutanasia. E una pratica `passiva`, che prevede per il paziente la possibilità di scegliere in anticipo se ricevere o meno aiuti artifi- ciali, come la nutrizione o il tubo respiratore. L`eutanasia, invece, è `attiva`: il tubo viene staccato, o viene somministrata una medicina che paralizza gli organi». Si avrà mai in Italia il via libera al testamento di vita? «Ci sono otto disegni di legge che giacciono da anni nelle Commissioni parlamentari. Il senatore Ignazio Marino sta facendo i salti mortali, per raccogliere gli otto Ddl in un testo unico. Ma credo che il suo tentativo verrà bloccato. In Italia gli ostacoli sono insormontabili, nei Paesi civilizzati il testamento biologico è già legge». L`eutanasia attiva potrebbe essere una soluzione? «Sì, ma la sua approvazione è processo più lento e arduo. Giuridicamente, non esiste nulla che impedisca di pensare che ciascuno dispone della propria vita come vuole. Al massimo, esistono vincoli morali a riguardo». II caso di Welby fu eutanasia? «Se si legge la sentenza del giudice che mi ha prosciolto dall`accusa di omicidio del consenziente, si capisce tutto. Welby era lucido, non c`era bisogno del testamento biologico. Era un suo diritto chiedere di staccare la spina, e un mio dovere esaudire la sua richiesta». Ha ricevuto altre richieste di staccare la spina? «No, e comunque non direi `sì`. Il caso Welby l`ho studiato a fondo, prima di staccare la spina. Per me, resterà un caso unico».