Staminali, uguali solo per la scienza

di Roberto Mordacci

Il pregiudizio (anti) illuminista di due autorevoli ricercatori 

Nella lotta contro i pregiudizi  (che è il grande lascito dell’ Illuminismo) si dovrebbero talvolta comprendere anche quelli degli scienziati. Questi ultimi mostrano a volte una preclusione radicale verso le questioni etiche che circondano la ricerca scientifica. Ne è un esempio la più recente fra le polemiche riguardanti le cellule staminali. Due autorevoli ricercatori italiani, Giuseppe Testa ed Elena Cattaneo, hanno rilanciato in questi giorni le considerazioni circa le legislazioni europee sulle cellule staminali emerse dalla riunione congiunta di due grandi consorzi internazionali di ricerca, Eurostemcell ed Estools.  La situazione italiana è valutata negativamente: «La possibilità di lavorare legalmente in Italia sulle linee di cellule sterminali embrionali – si legge nel documento – è resa del tutto vana dalle politiche di finanziamento pubblico adottate dall`Italia: le risorse sono negate alle ricerche sulle cellule staminali embrionali e allocate unicamente alle ricerche su cellule staminali adulte». I ricercatori richiedono che sia rimosso tale vincolo, derivante dal divieto di creazione di embrioni a scopo di ricerca previsto nella legge 40/2004. È noto quanto sia controverso l`impiego di embrioni umani nella ricerca e come su questo punto vi siano legislazioni anche molto diverse nei paesi europei. Per esempio, mentre in Germania vige un divieto assoluto, nel Regno Unito si possono creare embrioni perfino per la donazione cosiddetta «terapeutica». Gli argomenti a favore di questa richiesta sono però ambivalenti. I due ricercatori italiani affermano che «è importante non distinguere artificiosamente la ricerca sulle cellule staminali embrionali da quella sulle cellule staminali adulte», che «allo stato attuale delle cose non è possibile predire, per una data malattia, quale sarà la fonte più utile di cellule staminali» e che «con tutta probabilità in futuro troveranno applicazione in clinica sia terapie derivanti dalle cellule staminali embrionali che da quelle adulte». Ora, se le cellule adulte offrono le stesse potenzialità di quelle embrionali (o una molto simile), come ricorda il documento e come confermato da più parti, non si vede perché non possa essere una considerazione squisitamente etica a fare la differenza: proprio perché l`uso delle cellule embrionali, e non di quelle adulte, solleva controversie etiche la valutazione sociale e politica dei due percorsi di ricerca deve essere differente. La distinzione non è "artificiosa": se è vero, come sostengono i due ricercatori, che le due fonti di cellule sono equivalenti per gli scopi della ricerca clinica, è allora del tutto legittimo – o forse doveroso – che le valutazioni etiche e sociali esercitino tutto il loro peso. La scelta di privilegiare la via delle cellule staminali adulte appare un’opzione del tutto giustificabile in Italia, in ragione della sensibilità etico-sociale più volte manifestatasi nel nostro paese sull`uso degli embrioni a scopo di ricerca. Il pregiudizio dello scienziato, in questo caso, è proprio quello che toglie agli aspetti morali qualunque rilevanza nel valutare che cosa sia meglio fare ogni volta che si parli di ricerca scientifica. La ricerca è azione umana e decidere cosa fare in quest`ambito non è più ovvio che nelle scelte morali e politiche quotidiane: si tratta di valutare, anche nella ricerca, cosa sia più giusto, più opportuno, più utile – tutti termini intrinsecamente morali. Secondo il pregiudizio invece le questioni di giustizia, di bene e male sono sempre estranee alla purezza della conoscenza. Si tratta del più anti-illuminista dei pregiudizi: il Secolo dei Lumi è stato anche il secolo della morale, della sua autonomia dalla religione ma anche della sua ineludibilità, come ricordava Kant, per qualunque agente razionale. Ricercatori compresi