Si accelera sulle staminali cordonali

di Luca Liverani
Sulle cellule staminali da cordone ombelicale Parlamento e Comitato nazionale di bioetica si mettono al lavoro. Dopo l’ordinanza del 4 maggio del ministro della Salute, che conferma per un anno la competenza del settore pubblico nella raccolta e conservazione, la commissione Sanità del Senato sta avviando l’iter per colmare il vuoto legislativo.

E il Comitato di bioetica il 25 maggio affronterà il nodo della donazione di cordone “autologa”, limitata cioè ad un eventuale utilizzo futuro per cura personale. Il duplice annuncio arriva al convegno sulle biobanche di cellule staminali cordonali organizzato alla Camera dalla cattedra Jean Monnet di diritto materiale europeo della Sapienza e dal centro studi ha un atteggiamento biogiuridici Ecsel. L’ordinanza di Livia Turco regolamenta un settore che sta dando molto sia in termini clinici che di ricerca. Ma serve una legge e il Senato si sta movendo, spiega la senatrice dl Paola Binetti: “Sono diversi i progetti depositati dai diversi schieramenti. In commissione Sanità è stata già nominata la relatrice, Anna Serafini dei Ds”. Un testo è firmato dalla stessa Binetti assieme a Emanuela Baio Dossi. «Le staminali cordonali -spiega Binetti- sono in grado di rispondere a molteplici esigenze, molte di più di quelle cui risponderebbero e senza che si pongano i rilevanti problemi etici derivanti dall’uso di cellule staminali embrionali”. La nomina della relatrice “è un bel passo avati, anche se al momento la discussione non è stata ancora calendarizzata”. L’ordinanza autorizza le strutture pubbliche alla raccolta di cordonali “per uso allogenico a fini “, cioè per la cura di altri pazienti. Ma, in casi particolari, anche la raccolta “ad uso autologo”, solo se il neonato o un familiare ha patologie curabili con le staminali donate. Un uso non solidaristico su cui molte banche cordonali private all’stero stanno speculando, e che verrà esaminato dal Cnb. Il presidente Francesco Paolo Casavola annuncia che il vicepresidente Luca Marini presenterà una mozione il 25 maggio. “In linea generale – spiega il costituzionalista- Il Comitato non ha un atteggiamento pregiudiziale sull’utilizzo personale di questo tipo di cellule staminali”. Tuttavia “oggi non c’è ancora un esito terapeutico evidente sull’utilità dell’uso autologo. In ogni caso “va tenuta in considerazione la libertà individuale” nel voler conservare le staminali cordonali per un possibile uso personale. “L’ordinanza Turco vale da paradigma ed è un protocollo di saggezza, coniugando interessi individuali ed evidenze scientifiche”. L’uso clinico delle staminali cordonali “è già una realtà –conferma il genetista Bruno Dalla piccola- per le patologie ematologiche”. Qualche speranza le alimentano «per poche malattie metaboliche”, e “promettono in termini di ingegnerizzazione” per ampliare “alcune cure genetiche”. Sull’uso “autologo invece serve molta cautela -dice Dallapiccola- perché le possibilità che possa servire in futuro al donatore sono una su 20 mila. La cosiddetta “assicurazione biologica”è pubblicizzata troppo e in modo superficiale. La donazione altruistica va incoraggiata, quella per usi personali scoraggiata”. Di speranze impossibili in questo campo ne vengono alimentate fin troppe: “Qualcuno dice che con le staminali embrionali si curerà l’Alzheimer: falso, non sarà possibile nemmeno tra cinquant’anni”. Nonostante i successi, la rete per la raccolta non è ancora all’altezza: “Solo il 10% degli ospedali è predisposto a conservare i cordoni” dice il presidente dell’Istituto superiore di Sanità Enrico Garaci. Oggi in Italia sono 16 le banche del cordone, spiega il direttore del Centro nazionale trapianti Alessandro Nanni Costa, “e così garantiscono il legame con le strutture sul territorio” dove viene raccolto. L’uso è comunque basso: ad oggi le unità “imbancate” sono 21.138 e ne sono state rilasciate 620. Giuliano D’Agnolo dell’Istituto superiore di sanità ricorda però che riducendo il numero delle banche si potrebbero realizzare grossi risparmi: «Basterebbero tre banche: Nord, Centro e Sud. Il costo di conservazione per una banca da 1.000 campioni è di 250 euro l’anno a campione, per una grande banca con 50.000 campioni crolla a 80 centesimi l’anno”.