«Piergiorgio chiede solo di riavere il proprio corpo»

di Edoardo Novella
«Piergiorgio chiede solo di essere un soggetto, chiede che i suoi diritti, quel suo diritto che in fondo e quello per eccellenza – volere vivere, oppure non volere vivere – venga rispettato. E lo chiede pubblicamente, anche perchè sarebbe stato facile prenderselo direttamente quel diritto di dire basta, in silenzio, clandestinamente…». Maria Antonietta Coscioni parla in tono calmo. Di Welby.

E di quella stessa battaglia che in fondo e stata quella di suo marito Luca. Per la liberta di scelta. Per la liberta di cura. Per la liberta di dire no alla cura. Mi rivedo quando vedo Mina, la moglie di Piergiorgio, quando le parlo… No, Luca ha sempre rifiutato di attaccarsi alla macchina… Ecco, bisogna rispettare anche chi dice no. E Piergiorgio adesso sta dicendo “no”, sta dicendo “ridatemi il mio corpo”».

Ma adesso la parola è ai giudici, decidono loro…

«Welby ha voluto percorrere tutto il cammino “pubblico” della sua vicenda. Ha chiesto agli avvocati, ha fatto ricorso a un giudice per veder rispettata la sua volontà. Io credo che la dignità non può essere imposta, che solo chi vive nel limite possa scegliere… E se nessuno dovesse rispondere, l’unica via che resta è la disobbedienza» .

Il ministro Turco, pur rifiutando l’eutanasia, ha espresso solidarietà a Welby. C’è chi invece su questo resta in silenzio…

«Credo, tanto per andare al punto, che l’etica, l’etica cristiana debba rispondere… Ma soprattutto che il legislatore debba garantire non solo le scelte dei cattolici, ma anche le altre. Basta proibire, punire e condannare: un conto sono le norme morali, un conto sono le norme di legge. Non si può proibire secondo un criterio etico».

Il Vaticano è su posizioni diverse…

«Il Vaticano va ascoltato e rispettato, ma nel confronto. A nessuno può essere imposta una vita vegetativa. A nessuno può essere imposta una vita che non vuole. Bisogna dire no alla violenza che si sta esercitando su Welby e rivendicare il diritto supremo: quello di scegliere».